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L’inutile ed anzi controproducente tassa, comunemente nota come “superbollo” per le auto di lusso e i SUV dovrebbe essere uno degli argomenti in discussione nel previsto incontro in calendario per il fine settimana tra il Governo (nella persona del ministro dello sviluppo Sviluppo, Flavio Zanonato) e i rappresentanti dei costruttori (Unrae) e della filiera dell’auto (Anfia) e, immaginiamo, Fiat, riuniti nella Consulta.
Al momento la situazione è ferma a una proposta della stessa Consulta (una delle tante), della stampa specializzata e di associazioni di consumatori e di economisti, di abolire questo balzello che ha provocato solo perdite di ricavi per il Fisco, circa 140 milioni di euro, e una caduta del 35% circa delle vendite nello specifico settore.
A questo si aggiungono le dichiarazioni fatte a suo tempo dal viceministro dell’Economia Luigi Casero secondo le quali il problema dell’annullamento di questa tassa sarebbe già all’ordine del Governo che si sarebbe reso conto della sua inutilità al fine di produrre nuovi introiti ed, anzi, dell’ingente danno provocato.
Ricordiamo che il superbollo è in vigore dal 2011 introdotto dall’allora Governo Berlusconi e confermata dal Governo Monti e che richiede 20 euro in più ogni kW sopra i 185. Se dunque si parla di abolirlo, meglio tardi che mai, verrebbe da dire.
Purtroppo però, nell’attuale stato veramente confusionale di affermazioni e smentite, annunci e retromarce, provvedimenti introdotti e poi ritirati o corretti che caratterizzano l’attuale attività del Governo, nella questione si inseriscono altre indiscrezioni da parte dello stesso Ministero dell’Economia che riportano un atteggiamento del Governo totalmente contrario all’eliminazione di questa tassa.
Anche da come andrà a finire questa situazione si avrà quindi l’esatta valutazione dell’atteggiamento del Governo nei confronti del settore dell’Automotive e dell’efficacia o meno delle modalità di trattativa e di dialogo del settore con le istituzioni sempre pronte ad ascoltare, ma più che mai indecise, per non dire inerti, nell’attuare misure ed interventi che rilancino uno dei più importanti comparti dell’economia nazionale.