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Che l'automobile sia stata ormai da anni presa di mira dai diversi governi italiani e trasformata in una delle primarie fonti di prelievo fiscale non è di certo un mistero. Ogni automobilista deve pagare regolarmente non solo la tassa di circolazione, (che peraltro sarà ogetto di un aumento del 10%), ma anche le tasse che gravano sulle assicurazioni, sullo smaltimento dei lubrificanti e degli pneumatici, per non parlare poi dei costi legati al passaggio di proprietà e di tutte le imposte applicate al prezzo dei carburanti e dell'IVA, che incide fin dal momento dell'acquisto di un nuovo modello.
Quello che ha certificato recentemente l'Anfia però è qualcosa che va oltre i confini dell'immaginazione. Secondo l'Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica infatti nel 2012 l'intera filiera dell'automotive ha portato nelle casse dello Stato 72,73 miliardi di euro sotto forma di tasse, un risultato per di più in crescita del 3,8% rispetto a quello registrato lo scorso anno.
Secondo l'Anfia il mondo dell'auto è diventato quindi il primo contribuente italiano, mentre il risultato in crescita rispetto allo scorso anno è ancora più preoccupante se si pensa che nell'ultimo periodo il traffico è diminuito in maniera sensibile, così come le vendite in concessionaria e di conseguenza sarebbero dovute scendere anche le entrate nelle casse pubbliche.
Roberto Vavassori, Presidente dell'Anfia, ha commentato così questa drammatica situazione: «L'incidenza sul Pil della fiscalità continua ad essere la più elevata tra i principali Paesi europei».
Secondo Vavassori la fiscalità non deve essere uno strumento per rimpinguare le casse dello Stato, ma uno strumento per rilanciare la domanda nel settore auto: «Il contenimento dei costi di possesso e di utilizzo dei veicoli sono il primo importante passo da compiere per rilanciare la domanda di mobilità nel nostro Paese».
Per cercare di smuovere la situazione, l'Anfia è tornata infine a chiedere al Governo che il 50% delle multe incassate venga effettivamente speso ed investito a favore della sicurezza stradale, dal momento che, come abbiamo recentemente sottolineato, questo non avviene secondo quanto stabilito dalla legge.