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Mi prendono a volte strane, stranissime voglie. L’ultima è stata quella di andarmi a leggere tutti i programmi che le singole forze politiche, in vista delle prossime elezioni, presentano agli italiani. Un interesse da cittadino che, naturalmente, vuole documentarsi ma anche da addetto ai lavori.
Ho voluto rendermi conto se, capitasse mai, qualche partito avesse in animo, tra le molte cose che promette di fare, di occuparsi anche - e in modo ufficiale, con un impegno scritto nel programma elettorale - dell’industria e del mercato dell’auto in Italia. Se avesse qualche proposta originale a sostegno di un settore che potrebbe essere tra i principali motori dell’economia e dello sviluppo del paese e che è sicuramente tra le principali fonti di gettito fiscale per lo Stato, le Regioni, i Comuni e che alimenta un indotto smisurato.
Insomma, mi sono detto, vediamo se qualcuno ha intenzione di inventarsi qualcosa a favore dell’automobilista e motociclista in quanto cittadino che paga le tasse - e che tasse - e che ha sempre più obblighi, intralci, vessazioni, discriminazioni e sempre meno diritti e tutele.
La realtà che ho scoperto è questa: centinaia di pagine da leggere con molta attenzione e la sorpresa di trovare, come in fondo era logico attendersi, un mare di ripetizioni e di demagogia. Tutti parlano di tagli alle imposte e ai costi della politica, di riforma dello Stato, di disoccupazione giovanile, della scuola, della sanità, della famiglia, di trasparenza e di democrazia e lo fanno spesso con espressioni e soluzioni simili, se non addirittura identiche, anche nelle formulazioni.
A leggere i programmi quasi non ci si spiega perché ci sia una competizione così aspra ed accesa, dato che almeno sull’80% delle cose da fare sembrano tutti d’accordo. E’ su come le si vuol fare (e anche su chi, ovviamente) che la nebbia è spessa e impenetrabile. Quindi tutti a scatenarsi su enunciazioni di principio grondanti demagogia, condite da scoperte dell’acqua calda, e via con le polemiche e le personalizzazioni. Ma di impegni scritti con tanto di date, cifre e coperture certe, poco o niente di concreto.
“La sensazione vera è che, nella loro interezza e nei contenuti, i programmi siano stati letti più o meno da chi li ha scritti, preoccupandosi semmai di leggere quello degli altri per essere certi di non sembrare meno bravi e determinati. Sull’auto e relative politiche, quindi, NIENTE DI NIENTE”
Ho cercato allora di mettermi in contatto con le segreterie dei maggiori partiti e movimenti e porre chiaramente la domanda «Cosa vi proponete di fare a favore del settore auto, delle moto e della mobilità individuale in genere?». Sconfortante il risultato. Non sono riuscito ad avere alcuna risposta precisa e documentata con riferimento ad un articolo specifico del programma. In qualche caso sono stato rinviato a qualche dirigente del partito, naturalmente non disponibile al momento, che mi avrebbe richiamato. Sono qui che aspetto da qualche giorno.
La sensazione vera è che, nella loro interezza e nei contenuti, i programmi siano stati letti più o meno da chi li ha scritti, preoccupandosi semmai di leggere quello degli altri per essere certi di non sembrare meno bravi e determinati.
Sull’auto e relative politiche, quindi, NIENTE DI NIENTE.
Non che mi aspettassi chissà cosa e poco mi consola il fatto di non aver trovato niente di preciso neanche su altri settori industriali importanti dell’economia in crisi, come l’edilizia, il mobile, la nautica, il trasporto pesante, il tessile, ecc. niente di concreto e niente impegni precisi.
Per tornare all’auto ed alla mobilità individuale altro non si può fare che attenersi a quanto si legge sui vari siti ufficiali. Di quelli che ho consultato, escludendo naturalmente con attenzione i micro partiti dello “zero virgola qualcosa o dell’uno per cento”, ecco la situazione.
Partito Democratico (Bersani)
I punti programmatici sono 10 e il massimo riferimento al settore Automotive si trova al capitolo Sviluppo Sostenibile dove si parla genericamente di “risparmio di efficienza energetica”. Niente di più.
Si allude forse a qualche intervento per la ricerca sulle tecnologie per ridurre i consumi dei motori? O per le auto ibride o elettriche? Non è dato sapere.
Popolo della Libertà (Berlusconi)
Il programma si sviluppa in 23 punti, alcuni dei quali riprendono esattamente, anche nella formulazioni, argomenti della Lega Nord.
Al punto 9 – Infrastrutture – troviamo:
• l’annuncio di un piano per la mobilità sostenibile (non meglio definito);
• una proposta di regionalizzazione dell’Anas;
• la diminuzione delle tasse (accise) che incidono sul costo dell’energia (ma senza precisare se i carburanti per autotrazione sono considerati “energia”);
• incentivi per gli investimenti in nuove tecnologie finalizzate alla riduzione dei consumi energetici;
Vago come lo stesso punto del PD. Non si trova più neanche la promessa fatta qualche anno fa, se ricordo bene nel 2008, di abolire il “bollo auto”.
Movimento 5 Stelle (Grillo)
Sono 17 le aree sulle quali il Movimento intende intervenire; quello che è chiaro è che qui l’auto addirittura la odiano.
Al capitolo dei Trasporti si legge infatti:
• disincentivo dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane;
• forte tassazione per l’ingresso nei centri storici delle auto private;
• proibizione di costruzione di nuovi parcheggi in aree urbane;
• potenziamento del car sharing con auto a motore elettrico.
Naturalmente si guardano bene dallo spiegare cosa intendono fare degli impianti che sarebbero chiusi con una simile politica. Altro che attaccare Marchionne.
Scelta Civica (Monti)
Il programma comprende 7 punti. Ma di tutto si parla tranne che dell’industria dell’auto e del relativo comparto.
Speriamo che la sua amica Merkel gli spieghi che gli italiani amano le VW, le Audi, le BMW e le Mercedes e che vuole venderle anche in Italia.
Inutile poi sperare che vengano tolte le ultime accise (per il terremoto in Emilia) come aveva promesso di fare entro la fine dell’anno scorso. Al suo comitato elettorale se ne sono completamente dimenticati.
Rivoluzione Civile (Ingroia)
Il PM entrato in politica mette le sue intenzioni in 10 punti e in uno si parla genericamente di “mobilità sostenibile che liberi l’aria delle città dallo smog”.
Trattandosi di mobilità, l’auto sembra direttamente chiamata in causa. In negativo, naturalmente.
Sinistra Ecologia e Libertà (Vendola)
Concentra le sue proposte in 6 priorità, tutte su grandi temi generali; niente di niente che riguardi il settore mobilità individuale.
Sull’ecologia siamo d’accordo e l’auto è impegnata da sempre a far di meglio, ma sulla libertà come la mettiamo?
Lega Nord (Tremonti)
Sono 23 i temi che si ripromette di affrontare; un lungo e dettagliato elenco della spesa che quasi ricopia quello del PDL. O viceversa; non a caso sono alleati.
Ho sentito con le mie orecchie Maroni promettere di abolire la tassa di circolazione (vedi Berlusconi). Ma in via Bellerio mi è stato detto testualmente: “si è parlato di eliminare il bollo auto, ma non sappiamo se a livello regionale o nazionale.
Strano che l’argomento non sia inserito nel programma. La chiamerà la signora Tabacco”. Infatti non c’è, e se non sanno loro come mai… o forse alla signora in questione non hanno dato il mio numero.
Fermare il Declino (Giannino)
Sono 10 gli interventi indicati. Uno si occupa anche di salvaguardia ambientale senza particolari piani operativi dettagliati e senza mai parlare di interventi per ridurre, ad esempio, i costi di gestione dell’auto.
In un incontro ho posto a Oscar Giannino la domanda diretta: «Qual è la prima cosa che farebbe a favore dell’auto nel caso diventasse Presidente del Consiglio?». In sintesi, la risposta è che interverrebbe direttamente e pesantemente sulla burocrazia e sui Direttori Generali dei Ministeri interessati che sono dei veri pesi morti per lo sviluppo in quanto frenano ogni iniziativa. Come questo possa migliorare la situazione del comparto resta da precisare.
Gli automobilisti hanno diritto a maggiore attenzione!
Una volta di più l’automobilista resta pertanto lasciato a se stesso e ai suoi problemi: benzina, assicurazioni, autostrade, tasse dirette e indirette da pagare a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica centrale e locale. Sempre e solo un cittadino da rapinare in cambio di niente.
Metta ognuno di noi il segno che vuole sulla scheda, naturalmente, ma è innegabile che chi usa le due e le quattro ruote per recarsi al lavoro, per legittima scelta, per difendere altrettanto legittimi interessi, per salvare o creare occupazione o per semplice passione, ha diritto a più attenzione e a programmi molto più seri e vincolanti.
Vien quasi la voglia di farselo, un Partito dell’Auto e della Mobilità. Magari prima o poi qualcuno ci pensa.