Il rimpallo dell'elettrico: il problema è dei prezzi o delle infrastrutture?

Il rimpallo dell'elettrico: il problema è dei prezzi o delle infrastrutture?
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Perché non si vendono le elettriche? È una questione di disponibilità dei punti di ricarica oppure per mancanza di i incentivi? Non sarà perché costano un botto e mancano i soldi?
30 aprile 2024

Le vendite di auto elettriche hanno rallentato in tutta Europa, ma in Italia vanno particolarmente male, e in casi come questi si è sempre alla ricerca di una causa e, se possibile, di un colpevole. Chi punta il dito sul Governo per la mancata erogazione degli incentivi, chi, come l'ACEA (associazione dei costruttori d'auto europei, il cui presidente è il CEO di Renault Luca De Meo) individua invece la carenza di infrastrutture a disposizione, con previsioni di peggioramento, nonostante i principali operatori di distribuzione dell'energia abbiano già installato circa 650.000 ricariche in Europa. L'obiettivo del 2030 però è di arrivare 3,5 milioni di punti, il che vorrebbe dire incrementare di quasi sei volte la velocità di ampliamento della rete attuale, ferma a circa 160.000 colonnine l'anno.

 

Ma il vero problema è il prezzo (di auto e ricariche)

Tutto vero, ma i decisori hanno perso il contatto con la realtà, se incolpano le infrastrutture o gli incentivi. i veri problemi, che tra l'altro riguardano le auto in generale e non solo quelle a batteria sono i prezzi schizzati alle stelle. La classica utilitaria di segmento A che in Italia ha costituito il fondamento della mobilità individuale non esiste quasi più e comunque il prezzo d'accesso del nuovo è attorno ai 15.000 euro, onestamente tanti, troppi per una Panda o Pandina che sia. Per non parlare poi delle elettriche, che partono da cifre quasi doppie e, nella migliore delle ipotesi, scenderanno al minimo a 24.000 euro per le versioni più economiche con scarsa autonomia. Conseguenze per l'Italia? Parco auto tra i più vecchi (e meno sicuri) in Europa e un numero sempre maggiore di persone che sono costrette a rinunciare all'auto, specie in certe zone del Paese dove è in atto una vera e campagna di disincentivo all'auto (anche elettrica) con multe assurde, limitazioni alla circolazione, insicurezza, tasse. Per i modelli a batteria, si è aggiunto un problema più recente: quello che sembrava il lato migliore delle BEV, i costi di ricarica, si sta rivelando un salasso economico per chi non ha la possibilità di ricaricare in casa, e non è che anche qui la corrente sia regalata: andate a vedere il PUN, prezzo unico nazionale dell'energia, e fate il confronto con il costo per kWh che trovate in bolletta, e scoprirete che i costi sono tre volte superiori, se va bene. Non parliamo poi di chi contava sugli abbonamenti per le ricariche, stroncato da la chiusura di quasi tutti i contratti. Forse è il momento di fermarsi e ripensare ai prossimi anni come un periodo di ristrutturazione dell'offerta di auto alla portata di uno stipendio da 1000 euro al mese, magari rinunciando ad un margine di profitto che poi, in effetti, non arriva: i risultati del primo trimestre dell'anno segnano profondo rosso per molti gruppi, in primis Stellantis (-12%) e Volkswagen (-20'%).

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