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Dalla Lancia Flaminia alle Maserati Quattroporte, eleganti vetture, rigorosamente italiane, che hanno prestato servizio al Quirinale.
La Lancia non è l’unica vettura in dotazione alla Presidenza della Repubblica, nei garage del Quirinale risiedono altrettante vetture, usate dai Capi di Stato per le occasioni più ordinarie: dalle Lancia Thesis alle Thema blindate su base Chrysler, all’Audi A8 W12 sempre corazzate.
Si parte dall’Italia del 1946 dove Il primo Presidente della Repubblica, Enrico De Nicola durante il suo mandato riutilizzò le stesse Fiat 2800 anteguerra, in servizio durante il governo fascista. Questa grande vettura di rappresentanza venne presentata nel 1938 e realizzata in primo luogo per le alte sfere del potere italiano, moderna nelle linee e imponente nelle dimensioni, l’ammiraglia torinese venne usata da Mussolini come vettura di Stato per le grandi occasioni.
L’auto era spesso affiancata dalle prestigiose Lancia Dilambda e Astura.L’automobile all’epoca era un lusso concesso a pochi eletti e perciò buona parte delle 2800 venne realizzata su commissione, la Fiat 2800 era proposta con due tipi di carrozzerie Berlina, sei luci e quattro luci, Torpedo e Cabriolet. Sotto il cofano, lo stesso motore di 2,8 litri capace di erogare 95 CV del modello di rappresentanza.
Luigi Einaudi è stato il secondo Presidente della Repubblica, il primo eletto nel 1948 dal neonato Parlamento italiano e a mantenere la carica per ben sette anni. Con la presidenza Einaudi, il Quirinale si dotò finalmente di nuove vetture: la scelta del Presidente ricadde sulla conterranea Lancia, che nel 1950 presentava l’innovativa Aurelia.
Il modello si distingueva per un’eleganza, attenuata dai passaggi sensuali dei suoi passaruota integrati nella carrozzeria. Questo stilema segnava l’avvento delle prime carrozzerie “ponton” a scocca portante, un passaggio chiave nell’evoluzione del design a partire dagli anni 50. Raffinatissima anche sul piano tecnico, dato lo sviluppo del motore sei cilindri a V in alluminio, la sospensione posteriore a ruote indipendenti, così come lo schema transaxle con il gruppo cambio montato posteriormente e i freni posteriori in blocco col differenziale. Soluzioni pensate per distribuire meglio i pesi e garantire una migliore tenuta di strada.
Al primo modello, indicato come B10, seguì la B12: rivisitata nello stile e nella meccanica. L’Aurelia B12 era più potente e si caratterizzava per una nuova sospensione posteriore a ruote semi indipendenti. La gamma Aurelia includeva poi le affascinanti coupé B20 3 B25 e la spettacolare B24 Spider. Lancia produsse poi alcuni autotelai indicati con il codice B50 da affidare ai carrozzieri per i modelli fuoriserie. L’ammiraglia Lancia rimase in produzione fino al 1958, sostituita dalla Flaminia, la più nota tra le vetture presidenziali.
La nuova ammiraglia del Biscione oltre a diventare la prima “Pantera” della Polizia di Stato dal 1952, venne scelta dal Presidente Einaudi per ampliare il parco auto del Quirinale. La berlina Alfa Romeo dai volumi sensuali, divenne la favorita del Presidente Antonio Segni, che la scelse come vettura di rappresentanza.
L’Alfa Romeo 1900 nacque sotto la direzione tecnica di Orazio Satta Puliga e con questo modello, Alfa Romeo cambiava rotta, entrando di diritto nel novero delle più importanti realtà industriali del Paese. Fino a quel momento, la produzione Alfa era stata affidata ad un assemblaggio semi artigianale, incompatibili con le esigenze di un mercato in piena espansione: nacquero così le prime linee di montaggio meccanizzate. Anche i precedenti motori a sei e otto cilindri lasciarono il posto a un inedito quattro cilindri da 1,9 litri. Il propulsore, di concezione moderna, aveva la testata in alluminio e due alberi a camme comandati da catena e poteva erogare una potenza di 80 CV. Tutto ciò garantiva una guida precisa e brillante, tipicamente Alfa Romeo.
Nel 1959 Lancia aveva presentato la Flaminia, una nuova ammiraglia disegnata da Pinin Farina che anticipava gli stilemi tipici dei modelli anni 60. Nel 1961 il Presidente Giovanni Gronchi commissionò quattro nuove vetture ufficiali per il Quirinale, per commemorare il centenario dell’Unità d’Italia, occorreva un modello speciale e rappresentativo di un Paese in pieno boom economico. La Lancia Flaminia cadeva a pennello per assolvere al ruolo di auto per le grandi occasioni che esprimesse il massimo prestigio e un’immagine al passo coi tempi.
I quattro esemplari per la Presidenza della Repubblica vennero ultimati nella primavera del 1961 e si distinguevano per una serie di modifiche strutturali, a cominciare dal passo di ben 335 cm (da cui il nome Flaminia 335). I rinforzi richiesero anche un allargamento delle carreggiate: un intervento che rese più imponente e proporzionate le elegantissime limousine, proposte con una particolare carrozzeria landaulet apribile nella parte posteriore. Come tradizione, alle vetture ufficiali del Quirinale venne attribuito un nome: Belfiore (telaio 813-99-1001, targa Roma 454308), Belmonte (telaio 813-99-1002, targa Roma 454306), Belvedere (telaio 813-99-1003, targa Roma 454307) e Belsito (telaio 813-99-1004, targa Roma 474229). In quello stesso 1961, su proposta dell’allora Ministro della giustizia Guido Gonella, con un decreto ufficiale, il Presidente Gronchi concesse a Battista “Pinin” Farina di cambiare il suo cognome in "Pininfarina", e chissà che quell’importante commessa delle Flaminia 335 non contribuì ulteriormente al buon esito della sua richiesta.
Con Presidente Giuseppe Saragat, eletto nel 1964. Le ammiraglie, torinesi come il Capo dello Stato, rimasero a lungo in servizio, mentre a fine del settennato il Presidente optò per una più moderna e Fiat 130.
La 130 si caratterizzava per le linee sobrie e geometriche impreziosite da alcuni dettagli vagamente barocchi. L’ammiraglia godette di un certo favore tra i Palazzi romani ma non riscosse un grande successo tra i clienti privati. Nella parte alta dei listini, il nome è importante e il chiamarsi “Fiat” costituiva uno svantaggio. A ciò, si aggiunsero alcune valutazioni errate, a partire dal suo assetato motore V6. Anche le tempistiche del lancio misero in una posizione sfavorevole la 130 rispetto ad una concorrenza (tedesca) che si stava rapidamente espandendo a livello globale. Con un prezzo di oltre 3.000.000 di lire ed una cilindrata di 2,8 litri, la Fiat 130 era decisamente impegnativa anche per quanto riguardava i costi di gestione. Successivamente venne proposta una variante con il 3,2 litri da 165 CV, presentata per colmare il divario prestazionale con le rivali: la stessa motorizzazione impiegata sull’elegantissima coupé, realizzata anche in questo caso dalla Pininfarina. In ottica collezionistica, rappresenta sia l’ultima grande berlina di lusso prodotta dalla Fiat e sia una vettura assolutamente confortevole e distinta, ambasciatrice di un’eleganza vecchia maniera tipicamente sabauda.
Dopo vent’anni di onorata carriera, le Lancia Flaminia presidenziali vennero pensionate e per quasi due decenni rimasero dormienti nelle Scuderie del Quirinale. Fu il Presidente Ciampi a chiedere che fossero riportate all’antico splendore e rimesse in servizio.
Nel 1985, Francesco Maurizio Cossiga divenne l’ottavo Presidente della Repubblica. Durante il suo mandato, il Presidente optò per una vettura dall’immagine moderna e grintosa, che rispecchiasse bene la sua indole: l’Alfa Romeo 164. Griffata Pininfarina, su disegno di Enrico Fumia, l’Alfa 164 si poneva al vertice della gamma del Biscione con uno stile innovativo, ma anche sotto pelle celava importanti novità.
Dopo un periodo di grandi difficoltà economiche, nel 1986 Alfa Romeo passava sotto l’egida del gruppo Fiat. Il primo modello nato sotto il controllo del gruppo torinese fu la 164: una berlina di alta gamma sviluppate sul pianale Tipo 4. Il progetto vide una joint-venture tra Fiat-Lancia, Alfa Romeo e Saab, che a partire da una base comune svilupparono quattro proposte per competere nel segmento delle berline “executive”. Elegante e con linee tese ed armoniche, la 164 si fece subito apprezzare, anche per via di una gamma completa e ben articolata composta da motori a quattro e sei cilindri.
Le Lancia tornarono in gran spolvero durante la presidenza di Carlo Azeglio Ciampi. Quello della Lancia Thesis è stato un altro progetto difficile per il gruppo Fiat. A partire dal massiccio impiego di elettronica che portò ad un ritardo nell’entrata in produzione del modello e creò non pochi grattacapi alla clientela. Vi era poi lo scoglio di uno stile, che sospeso tra passato e futuro, divideva gli animi mentre la concorrenza procedeva spedita, consolidando il proprio status. Anche questa volta, un’errata valutazione dell’offerta commerciale finì per tarpare le ali ad un’auto di gran classe e dai contenuti importanti: si pensi alle sospensioni a controllo elettronico Skyhook, al navigatore satellitare Connect Nav con infotraffico o ancora alle diverse funzioni (compresa quella con massaggio) dei sedili o ancora al tetto apribile con celle solari per poter azionare il climatizzatore anche a vettura ferma. Finezze che si riallacciavano al proverbiale prestigio della Lancia d’antan.
Come altri modelli che abbiamo presentato, la Thesis espresse bene la vocazione istituzionale accompagnando le più alte cariche dello Stato nelle varsioni “Protecta” (con blindature B4 e B6) e Limousine: una variante super esclusiva, a passo lungo, sviluppata dalla Stola e consegnata nel 2003 al Presidente Ciampi.
Nel dicembre del 1979, la Maserati Quattroporte veniva presentata al Quirinale davanti agli occhi attenti del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Il Quirinale ordinò una Maserati Quattroporte blindata da realizzare secondo le specifiche dettate dal Presidente. La vettura venne consegnata nel 1983, verniciata in colore Blu Sera e venne utilizzata per le grandi occasioni, in alternanza con l’ammiraglia del Biscione dell’epoca, l’Alfa 6. All’interno i rivestimenti erano in velluto marrone, corredati da pannelli porta in pelle bordeaux. La vettura, targata "Roma 90044D", entrò in servizio il 27 febbraio 1983 e come consuetudine le venne dato un soprannome: "Calliope" (in greco "dalla bella voce"), omaggio alle note del suo potente 8 cilindri.
L’esemplare era caratterizzato da un accessorio unico, richiesto espressamente dal Presidente: un ampio posacenere con porta pipa, situato tra le due sedute posteriori. L'intero progetto di allestimento interno ruotava attorno a questo dettaglio e pertanto fu necessario sostituire il divano posteriore. La dotazione di bordo di questa speciale Quattroporte includeva il mobile bar, l’impianto telefonico e l'interfono per parlare con l’esterno della vettura senza aprire i finestrini. Nella parte posteriore del padiglione era presenta anche un ampio tetto apribile che permetteva al Presidente di viaggiare in piedi e salutare la folla. Un’apposita maniglia era stata installata sullo schienale del sedile anteriore destro per rendere la posizione più sicura e confortevole.
Un sodalizio, quello tra il Tridente e il Quirinale che si protrae tutt’oggi con la sesta generazione del modello, in dotazione al Presidente Sergio Mattarella.