Il paradosso del decreto “Sbloccacantieri“: stop di sei mesi?

Il paradosso del decreto “Sbloccacantieri“: stop di sei mesi?
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Forse inutile la corsa ad approvarlo: provvedimenti da riscrivere ex novo e tempi che si annunciano lunghi
8 maggio 2019

Tanta fatica per nulla, verrebbe da dire; ma anche tanti proclami al vento, se davvero dovessero avverarsi le fosche previsioni che si addensano sul più chiacchierato dei decreti del Governo Conte, quello “sbloccantieri“ sul quale più di un Ministro si è detto pronto a giocarsi la faccia e la residua credibilità.

Ricordate? Si era partiti dall’urgenza - sacrosanta, invero - di far ripartire la “locomotiva Italia“ attraverso lo sblocco dei cantieri fermi, con l’utilizzo immediato di ben 150 miliardi di risorse già stanziate e mai utilizzate.

La prospettiva più immediata, però, è che anche nel 2019 non parta nulla: si delinea una situazione destinata ad essere ferma a lungo, almeno per i sei mesi necessari a stilare il nuovo regolamento degli appalti, riscrivendo da zero ben tredici provvedimenti del vecchio codice, complice la totale assenza di norme per semplificare la via crucis delle procedure e delle autorizzazioni, oltre a tempi lunghi per nominare i commissari sblocca-cantieri, mentre la maggioranza litiga sul loro numero, sui poteri che avranno e soprattutto sulla lista delle opere da accelerare; insomma, un evidente rischio caos nel passaggio tra vecchio e nuovo codice, con impatti negativi su un mercato del lavoro stremato ed in evidente affanno.

Il polso della situazione arriverà presto, con l’audizione in Senato di diverse amministrazioni, imprese e sindacati, per l’ultima parola prima che il provvedimento sia portato all’esame (“blindato“, of course) di Palazzo Madama e poi della Camera, a cavallo del voto europeo.

Già questo appare come una corsa ad ostacoli, viste anche le fibrillazioni della maggioranza, ma il bello viene dopo: ammesso che tutto fili liscio, l’esecutivo avrà 180 giorni per stilare il regolamento; ma trattandosi di un Dpr decreto sblocca-cantieri assegna al Governo 180 giorni per varare il regolamento; ma trattandosi di un Dpr, è facile prevedere una gestazione non semplice, visto che bisogna scrivere materialmente il regolamento, approvarlo in Consiglio dei Ministri, raccogliere i pareri del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari e poi approvarlo in via definitiva.

I precedenti, d’altro canto, non confortano: il regolamento sul codice del 2006 è stato varato nel 2010, ed l’obiettivo di arrivare al traguardo entro il 16 ottobre appare piuttosto difficile da conseguire.

Poco male se nel frattempo fossero in vigore i precedenti provvedimenti attuativi, ma non è così: le linee guida Anac (l’Autorità Anti Corruzione) e i decreti ministeriali già varati fanno infatti riferimento a un quadro normativo nel frattempo modificato e dunque appaiono obsoleti se non addirittura inservibili.

Molto delicata anche la partita che riguarda i commissari: il ministro Toninelli ha annunciato un emendamento per affidare ad un commissario il compito di gestire i progetti di messa in sicurezza idrica del Gran Sasso; ma la strada dell’emendamento per accelerare singole opere può scatenare la corsa a riempire il decreto di norme ad hoc anziché arrivare ad un accordo sulle opere e sui piani da sbloccare con un decreto di Palazzo Chigi.

Un passaggio cruciale per avviare sul serio la stagione dei commissari, senza il quale tutto il castello dello “sblocccantieri“ rischia di restare un’enunciazione di buone intenzioni, e nulla più.
 

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