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Navigatori GPS con indicazioni di traffico in tempo reale, software che suggeriscono lo stile di guida più efficiente, sistemi eCall che avvertono i soccorsi automaticamente in caso di incidente. Tutti ritrovati tecnologici di recente introduzione che rendono la guida più serena e sicura.
Già, ma c'è un lato oscuro dell'auto “connessa”, l'auto che attraverso le reti satellitari e cellulari dialoga costantemente con i centri telematici dei costruttori, che riguarda la privacy. Per fornire questi servizi, infatti, le nostre auto “spifferano” a sconosciuti molto di più di quanto possiamo immaginarci. Ma cosa?
L'auto ci “spia”?
Sinora nessuno ne aveva idea, ma ci ha pensato la FIA con il supporto dell'ADAC, l'Automobil Club tedesco, a svelarlo attraverso un test che ha coinvolto un'auto con motore tradizionale ed un'auto elettrica, di cui non sono stati rivelati marca e modello. Analizzando il flusso di dati, si è scoperto che l'auto con motore termico esaminata fornisce alla banca dati della sua Casa costruttrice informazioni come le ultime destinazioni inserite nel navigatore, il tempo di utilizzo delle diverse modalità di guida, il numero dei tragitti percorsi e la loro distanza, il regime massimo raggiunto dal motore, i chilometri percorsi in totale, quante volte le cinture di sicurezza hanno raggiunto la massima tensione fino alle informazioni che sono state trasferite nel sistema di infotainment da uno smartphone, come nomi, indirizzi, numeri di telefono in rubrica ed anche fotografie.
L'auto elettrica dialoga con i server fornendo anche informazioni sulla modalità di guida, dove e come le batterie sono state ricaricate ed il tipo di connettore usato, la posizione degli ultimi cento parcheggi e dove il guidatore ha proseguito il suo tragitto con un altro mezzo di trasporto come il treno od un bus.
Tutto ciò è legale?
«Conosciamo quelli che infrangono la legge e sappiamo quando. Abbiamo il GPS sulla tua auto, dunque sappiamo quello che stai facendo. Ad ogni modo non forniamo questi dati a nessun'altro», ha rivelato allo scorso CES di Las Vegas Jim Farley, vice presidente del reparto marketing di Ford. Ma tutto ciò è legale? La risposta è sì, perché quando si acquista un'auto “connessa” si firma, spesso senza rendersene conto, anche un'autorizzazione al trattamento dei dati personali.
Allo stesso tempo, però, in Europa come negli USA, dove il Congresso sta discutendo un atto sulla cybersicurezza delle automobili dopo che due hacker sono riusciti a dimostrare come prendere il controllo di un SUV utilizzando un laptop, sta crescendo la preoccupazione per le conseguenze sulla riservatezza degli utenti delle auto connesse.
E' quanto promosso dalla campagna “My Car My Data” lanciata dalla FIA, che si propone di sensibilizzare consumatori ed istituzioni ad adottare una legge che assicuri la trasparenza e la sicurezza dei dati trasmessi e permetta agli automobilisti di poter scegliere quali dati condividere con il costruttore o altri fornitori di servizi da remoto.
La legislazione europea sulla privacy risale infatti agli anni '90, quando ancora non si immaginava minimamente che si sarebbe creato questo scenario. Nel 2018, però, diventerà obbligatoria per tutte le nuove auto la presenza del sistema eCall, una tecnologia che renderà nei fatti "connesse" tutte le auto. La Commissione Europea ha dunque a disposizione tutto il 2017 per mettere a punto una legislazione che dia regole ad un mercato, quello dei "big data" sui comportamenti degli automobilisti, che fa gola a molti.