Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
G-Drive ha annunciato, tramite un comunicato stampa, il proprio ritiro dal WEC con effetto immediato. Il team russo non parteciperà alla stagione che segna il decimo anniversario della scuderia nel mondiale Endurance. G-Drive, si legge nella nota, “si stava preparando attivamente” per una stagione che “si preannunciava come il più ricco di eventi nella storia del team”. “La line-up era stata rafforzata dall’arrivo del pilota russo di maggior successo della storia della F1, Daniil Kvyat”, si aggiunge. Quanto al futuro, “per questa stagione la G-Drive Racing si focalizzerà maggiormente sugli eventi in Russia”.
Bocca cucita, insomma, sulle motivazioni di questa decisione. Così come sulla attuale situazione geo-politica, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Una circostanza che ha portato a una serie di provvedimenti anche nel motorsport, con la decisione, da parte della FIA, di consentire ai piloti russi e bielorussi di competere solo in modo neutrale, sotto la bandiera della Federazione. E un indizio che questa scelta abbia influenzato la decisione della G-Drive arriva dal post di Roman Rusinov, colonna portante della scuderia.
“Ho rifiutato di accettare le condizioni discriminatorie della FIA – ha scritto Rusinov in un post su Instagram -. L'obiettivo di ogni atleta è ascoltare l'inno del proprio paese sul podio. In otre 10 anni di esperienza internazionale, il nostro team lo ha fatto molte volte. Abbiamo alzato la bandiera russa, abbiamo ascoltato e cantato l'inno russo. Per il bene dei miei tifosi, per il bene dei miei compagni di squadra e dell'onore sportivo, non firmerò questo documento. Meglio non guidare affatto”.
La G-Drive, aggiunge Rusinov, “è sempre stata internazionale: piloti, meccanici, ingegneri provengono da diversi paesi del mondo. E se chiedessimo a tutti di rinunciare alla propria bandiera, esperienza e nome, una vera unità sportiva e vittorie così non sarebbero mai arrivate”. Rusinov ha chiosato parlando di progetti in Russia, fino al momento in cui torneranno “lo spirito sportivo e le condizioni di parità per tutti i partecipanti”. Le dichiarazioni di Rusinov, in buona sostanza, completano il messaggio della G-Drive.
Dello stesso avviso, d’altronde, è anche Daniil Kvyat, che avrebbe scelto di non firmare il codice di condotta stilato dalla FIA, condizione necessaria per competere nei campionati sotto l’egida della Federazione. Secondo quanto riporta il noto giornalista Dieter Rencken, Kvyat si sarebbe rifiutato di siglare il documento, che, tra le varie condizioni, impone ai piloti di non esprimere il proprio supporto per Vladimir Putin.
Il nome stesso della scuderia, peraltro, tradisce i rapporti con il presidente. G-Drive, infatti, è un marchio del colosso energetico Gazprom, il cui azionista di maggioranza è lo stesso stato russo. Una realtà che, come molte altre aziende locali, è a rischio di sanzioni a livello internazionale. E la G-Drive ha deciso di non scendere a compromessi sulla sua identità, confinandosi di fatto entro i confini della nazione da cui proviene. Non stupisce, in quest’ottica, che la scuderia abbia deciso di glissare sul contesto da cui è scaturito il gran rifiuto alla partecipazione al WEC. E a farne le spese, in questo ridimensionamento, potrebbe essere proprio quella forza lavoro internazionale di cui parlava Rusinov nel suo post.