Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Il siparietto degli 80 euro
Molti italiani hanno iniziato da poco a ricevere il bonus in busta paga di 80 euro concesso dal governo Renzi. Per alcuni una mossa elettorale, per altri una manovra concreta che mette nelle tasche di una buona fetta di cittadini maggiore potere d'acquisto, fondamentale per rimettere in moto gradualmente l'economia.
Sono tanti poi a credere che gli 80 euro siano stati fondamentali per ottenere quello straordinario consenso elettorale (oltre il 40%) che ha investito il PD - e per riflesso l'attuale governo – alle scorse elezioni europee.
Comunque la si pensi a riguardo, una cosa rimane certa: la questione degli “80 euro” è destinata a produrre ancora fiumi d'inchiostro sui giornali, alimentando per diverso tempo polemiche e perplessità. Già perché Il Fatto Quotidiano oggi ha lanciato molto di più di un sasso nello stagno. Se venisse confermata l'anticipazione del giornale di Padellaro infatti ci ritroveremmo davanti ad un vero e proprio macigno, pronto a scatenare conseguenze metaforicamente simili a quelle del disastro del Vajont.
Se non si travano i soldi, aumentiamo benzina, sigarette e alcol
Secondo Marco Palombi, che firma l'articolo del Fatto, le risorse necessarie a finanziare gli 80 euro in busta sarebbero subordinate ad una clausola di salvaguardia. Significa che l'intera copertura finanziaria non è certa e che quindi il governo si è riservato il diritto di inserire una condizione per cui se non si dovessero trovare i soldi si è già pronti a tagliare un determinato capitolo di spesa pubblica o ad aumentare una certa tassa. E indovinate per quale di queste due alternative (tagliare o tassare) optano solitamente le forze politiche...
Tradotto in soldoni. Per finanziare gli 80 euro in busta sono previsti anche 650 milioni che dovrebbero derivare dall'extra gettito IVA sul pagamento dei debiti dello Stato. Ma è solo una previsione. Se questi soldi per un qualsiasi motivo non dovessero entrare nelle casse pubbliche, il governo ha già stabilito che entro il 30 settembre, il Tesoro aumenterà (con una creatività che troviamo ancora una volta disarmante) sigarette, alcolici e - udite udite! - i carburanti per un valore di circa 700 milioni.
Più tassi meno incassi. Il messaggio non è pervenuto
La lezione dei mesi passati non sembra essere quindi servita a nulla. Ma non ci stancheremo mai di ripetere che aumentare continuamente le tasse deperisce i consumi, quindi alla lunga diventa contro-producente perché arrivano meno entrate fiscali nelle tasche dell'Erario. Lo abbiamo visto in maniera chiarissima con il superbollo (mancate entrate per 140 milioni) e guarda caso proprio con la benzina (- 660 milioni per i minori consumi di carburanti). E non siamo solo noi a dirlo, tanto che è il Tesoro stesso a ricordare al governo che “l'aumento delle accise, oltre una certa soglia, uccide i consumi”.
“Non ci stancheremo mai di ripetere che aumentare continuamente le tasse deperisce i consumi”
Le clausole di salvaguardia valgono 3 miliardi
Quello che delinea i tratti di un quadro allarmante poi è il fatto che i 650 milioni da trovare per continuare a finanziare gli 80 euro sono solo una piccola parte delle diverse clausole di salvaguardia imposte dal governo qua e là per mettersi al riparo da eventuali entrate inferiori alle aspettative. Sempre secondo il Fatto sarebbero 3 i miliardi a rischio su cui gravano una dozzina di clausole di salvaguardia diverse. Soltanto le tre più importanti (tra cui si annovera quella legata agli 80 euro), previste due da Letta e una da Renzi, valgono 2,8 miliardi.
Se poi le diverse clausole di salvaguardia non dovessero essere ancora sufficienti a garantire copertura per questi 3 miliardi, il governo ha già pronto nel cassetto (fin dai tempi di Letta) un taglio di spesa di 500 milioni e lo stop al rifinanziamento di missioni militari, cassa integrazione, e altri aspetti minori.
Manovra correttiva? Sembra ormai irrinunciabile
Un quadro così traballante, accompagnato da una crescita del PIL più timida del previsto, sembra portare dritto ad una manovra correttiva già entro il 2014, cosa che il governo ha finora escluso categoricamente, ma che oggi sembra più che mai irrinunciabile.