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Di questi tempi, si fa un gran bel parlare delle smart city, le città intelligenti che dovrebbero renderci tutti più sicuri e più felici di circolare sulle nostre strade.
Ormai il processo è avviato e la penetrazione, via via crescente, del 5G dovrebbe agevolarne lo sviluppo e la realizzazione.
Nei mesi a venire, pertanto, vedremo tanti cambiamenti, in qualche caso repentini, in altri più graduali, ma quel che è certo è che nulla sarà più come prima, e che l'impatto che tutto ciò avrà sul quotidiano sarà straordinario, paragonabile a quello che la rivoluzione industriale impresse alla mobilità dai primi del Novecento in poi.
Ma c'è un ma. Contenti o meno degli stravolgimenti che stanno per invadere le nostre strade, e consapevoli che il progresso proseguirà comunque per la sua strada, è necessario un altro passaggio. Anzi è fondamentale. Dirimente. Ed è quello che chiama in causa la politica. E con essa, anzi ancora di più, chi è deputato ad amministrarla, la cosa pubblica. A tutti i livelli.
Il dramma che si è abbattuto in corso Francia a Roma dovrebbe servire, una volta ancora, come spinta per mettere in atto quel piccolo - se comparato a quello monumentale che trasformerà i luoghi in cui viviamo in coacervi di intelligenze artificiali - progetto di intelligenza, questa volta sì, umana, che dovrebbe concimare il terreno delle meraviglie che la tecnologia ci sta promettendo.
Occorre, pertanto, che la politica e le amministrazioni mettano in primo piano tutta una serie di questioni che toccano tutti, ma proprio tutti, da vicino, e in ogni metro che percorriamo sulle nostre strade.
Non è più pensabile che, soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, la prevenzione sui rischi che si corrono alla guida sia un dettaglio di quelli che si possono anche trascurare.
Non è più tollerabile che gli omicidi stradali siano più numerosi degli etilometri e dei controlli sulle strade.
Non è più concepibile che la pioggia, anche quella non eccezionale, trasformi l'asfalto delle nostre strade in una trappola mortale e che faccia sparire la segnaletica orizzontale come se fosse stata disegnata con i pastelli a cera. E che quella verticale sia fitta e ridondante al punto da dire troppo, e quindi niente.
Non è più accettabile che ogni ponte e viadotto venga attraversato con la paura che si possa sbriciolare sotto le nostre ruote.
Non è più possibile che in auto (ma anche in moto) oltre a guidare si facciano cose che distolgono da tale attività. Quantomeno non prima che l'intelligenza delle macchine sia comparabile a quella di tutti noi, individui normali.
Buon Natale