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Ogni marchio automobilistico si distingue anche per come vengono battezzate le sue vetture: Lamborghini si rifà alla tauromachia, a Tesla basta una lettera o un numero, Peugeot punta spesso alle tre cifre intervallate da uno zero. Porsche sceglie i codici delle proprie vetture secondo un procedimento logico che, tuttavia, non è conosciuto da tutti. Vediamo quindi come a Zuffenhausen hanno deciso di stabilire le sigle per i diversi modelli.
Dal 1931, quando inizio a lavorare alle automobili, Ferdinand Porsche cominciò a dare un numero ad ognuno dei suoi progetti, partendo però dal sette che fu dedicato ad un’automobile per la Wanderer. Ci fu poi la Type 60, la Volkswagen, così come moltissimi altri modelli di auto e mezzi agricoli finché si arrivò all’iconico numero 356. Era l’8 giugno del 1948 e quella fu la prima automobile a debuttare ufficialmente con il marchio Porsche. Le nuove versioni adottarono poi anche una lettera (A, B o C a seconda dello sviluppo) come ad esempio la Porsche 356 A 1500 GS Carrera del 1955. In questo caso 1500 stava alla cubatura del motore da 1,5 litri, mentre GS erano le iniziali di Grand Sport. Su Carrera invece torneremo più avanti.
La celebre Porsche 911, ad oggi icona indiscussa dell’automobilismo, doveva chiamarsi 901. A Zuffenhausen avevano infatti deciso di battezzare 902 la versione a quattro cilindri e 901 la sei cilindri. Tuttavia, la sigla - due numeri intervallati da uno zero - era già stata registrata da Peugeot nel 1929 (anche se fecero un’eccezione per la Ferrari 208) dunque in Porsche presero gli “1” che erano già stati fabbricati sostituendoli allo zero centrale. È così, quasi per errore, che nasce la più nota delle sportive del marchio. A questa seguirono altre varianti come la 914, la 924, la 928 e la 944, consolidando le sigle novecento come tratto distintivo del brand. Anche per la 911 tuttavia, come per la 356, si decise di procedere aggiungendo una lettera: la 911 A del 1968; la B del 1969; la C del 1970.
Dal 1988 Porsche sostituì la 911 con la 964, completamente rivista rispetto al modello uscente. Si arrivò poi alla 993 del 1993, a cui seguirono la 996 e 997. Da qui un ritorno a 991 per arrivare alla 992 che troviamo attualmente sul mercato. La Boxster (un richiamo all’architettura del motore usato per la prima volta nel 1993) è nata come 986 per poi passare a 987, 981 e 982, mentre Cayenne è identificata con la sigla 955.
Carrera fu utilizzato per la prima volta per dare un nome al motore con quattro alberi a camme, il 547 progettato da Ernst Fuhrmann. Il nome, con cui spesso si identificano le 911, viene dalla Carrera Panamericana, una gara che si correva in Messico a cui Porsche partecipava con la 550 Spider. Tra gli altri nomi decisamente rilevanti c’è GTS, Gran Turismo Sport: si tratta, come suggerisce il nome, di una classe specifica per le corse (come lo è oggi GT3) che venne utilizzato per la prima volta nel 1963 dalla 904 Carrera GTS. Ad oggi indica esclusività.
RS sta invece a RennSport, sigla tedesca utilizzata anche in altri ambienti motoristici. Si applica su vetture stradali derivate strettamente da auto da competizione, l’esatto contrario della RSR (RennSport Rennwagen) che invece raccoglie vetture pensate esclusivamente per la pista. La S, che per diversi modelli stava a Super, è oggi Sport, indicando una maggior raffinatezza rispetto ai modelli base.
Fra i grandi classici del marchio c’è poi Targa, sigla che caratterizza i modelli completi di una barra antirollio inglobata con il lunotto posteriore e completi di capote rigida ed asportabile. Il nome, chiaramente, deriva dalla celebre corsa ideata da Vincenzo Florio. Turbo ha la risposta nel nome, così come il ‘4’ dedicato alle auto con trazione integrale. Nell’attuale gamma Porsche ci sono altre sigle come Spyder, impiegata a partire dal 1953 con la 550, così come E-Hybrid (per le versioni elettrificate) ed Executive, dedicata esclusivamente alle Panamera a passo lungo pensate per chi preferisce far guidare gli altri.