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Ho atteso un po’ a scrivere questo articolo per vedere che piega avrebbero preso i prezzi dei carburanti negli ultimi giorni, anche alla luce della proroga del taglio delle accise fino al 30 giugno. Ma adesso, guardiamo in faccia la realtà: il gasolio in Italia costa più della benzina. Così risulta nella maggior parte dei distributori in Nord Italia, se da voi è diverso, scrivetelo nei commenti.
Il vantaggio del diesel si era già molto ridotto in passato, ma per la prima volta i prezzi alla pompa sono passati a favore della “verde” in modo abbastanza stabile. In altre nazioni è così da anni, per gli italiani è uno choc (non parliamo poi di quelli che hanno il GPL e il metano, ma ci tornerò sopra).
Non è una questione di accise, che sono state ridotte per entrambi i carburanti (e sono più alte per la benzina, 639,69 euro al litro per la verde e 528,69 al litro per il gasolio a fine marzo, scontati provvisoriamente di 0,25 euro) ma di una somma di costi che concorrono a formare il prezzo finale per l’automobilista.
Le differenze arrivano, in alcuni casi, a 5-7 centesimi al litro in più per il diesel, secondo le ultime rilevazioni, e non sembra che la situazione possa alleggerirsi a breve, ma piuttosto ad aggravarsi. Una condizione del tutto imprevista fino a poche settimane fa.
Non è difficile capire il perché: sono chiari gli effetti sia della guerra in Ucraina, sia dei rincari del petrolio dovuti al rientro da una lunga stagnazione economica, ma i privati cittadini non ci possono fare molto, salvo invocare una immediata e forte riduzione delle accise. Piuttosto bisogna cercare di capire se, in questa situazione, le qualità del motore a gasolio non siano già fuori gioco in largo anticipo rispetto al previsto.
Comprare l’auto a gasolio costa dal 15 al 20% in più rispetto ai benzina di pari potenza, e lo stesso vale per i tagliandi di manutenzione. Ciononostante, in passato il minor costo del gasolio rispetto alla benzina e la maggior efficienza consentivano a chi percorreva dai 20 mila km all’anno in su concreti risparmi, specie sui modelli Euro 6, ma quel margine ora si è ridotto al lumicino, potendo basarsi solo sul consumo più basso, di circa il 20%.
Ho fatto due conti con l’auto più venduta in Italia ancora disponibile con un diesel e un benzina paragonabili: la Jeep Renegade, che offre il 1300 MJT da 130 CV (consumo medio reale 16 km litro, prezzo minimo 28.400 euro) con la sua omologa a benzina, la T3 da 120 CV (24.900 euro, 12 km/litro di media).
Per fare 100 km con la diesel ai prezzi medi di oggi (1,750 euro per il diesel, 1,745 per la verde) si spendono - per il solo gasolio - 11 euro, per la benzina 14 euro. Visti i 3.500 euro di differenza all’acquisto, che “regalano” al benzina un tesoretto di 2.000 litri iniziali, la soglia di convenienza per il dieselista si sposta a oltre 24.000 km in un anno.
Troppi? Ognuno deve trovare un equilibrio in base alle proprie esigenze, ma a queste condizioni diventa sempre più difficile pensare di acquistare una diesel nuova. Con una preoccupazione in più: fra sei, sette o dieci anni, quando la nostra diesel andrà in vendita come auto di seconda mano, ci sarà ancora qualcuno che la vorrà?
La situazione può cambiare? Direi di no per quanto riguarda la tassazione, che è già inferiore per il diesel ed è improbabile che venga ridotta ulteriormente, ma nemmeno per quanto riguarda il costo industriale, almeno finché la domanda di gasolio rimane alta.