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In corsa per la carica di amministratore delegato della prossima FCA-PSA (se la fusione si farà) c’è Carlos Tavares, attuale ad di PSA. A lui il compito di guidare il nuovo gruppo che secondo le stime potrebbe posizionarsi quanto a volumi e fatturato appena dietro le “big” Volkswagen, Toyota e Renault-Nissan.
Un compito di certo arduo e di grande responsabilità, ma che pare all’altezza del CV dell’ingegner Tavares, un autentico “car guy”, come dicono gli americani. Tavares è portoghese (è nato a Lisbona nel ‘58), ma la Francia è nel suo destino. Figlio di una professoressa di lingua francese e di un papà assicuratore per una compagnia transalpina, arriva a Tolosa a 17 anni, dopo aver preso un diploma al liceo francese della sua città natale.
Si laurea in ingegneria all’Ecole Centrale de Paris ed inizia subito la sua carriera nel 1981 alla Renault. I suoi studi lo portano a lavorare sulla progettazione e tra i suoi prodotti più rilevanti per la Casa della Losanga ci sono la Clio e la Mégane. Le sue giornate le passa impegnato nelle prove al centro sviluppo di Aubevoye.
A Boulogne-Billancourt fa carriera abbastanza velocemente, diventando prima vicepresidente strategia e sviluppo della Renault per poi essere individuato nel 2004 come l’uomo giusto per condurre le operazioni di Nissan nelle Americhe. Nel 2009 diventa presidente di Nissan North America.
Diventa nel 2011 Chief Operating Officer dell’intero Gruppo Renault. In pratica, è il braccio destro di Carlos Ghosn, al quale lo lega la lingua madre: Ghosn infatti è brasiliano di nascita. Rompe con il suo mentore nel 2012, nel momento in cui dichiara di essere pronto per il ruolo di numero 1 del Gruppo della Losanga.
Di lì a poco trasloca armi e bagagli a PSA. E’ il 2014 ed il Gruppo francese è in crisi profonda: l’ultimo bilancio in utile risale al 2010 e le misure prese dal predecessore Philippe Varin hanno sortito pochi effetti.
Tavares però è uno che ama le sfide. E’ un pilota amatore: inizia a correre nei primi anni '80 nei rally e negli ultimi anni lo si vede spesso negli appuntamenti della serie Classic Endurance Racing e alla Le Mans Classic su una potente sport prototipo Lola-Chevrolet T70 Mark III. Nel 2016 partecipa nella ELMS alla 4h di Spa su una sport Ligier-Nissan JS P3 LMP3 della Oak racing e non disdegna qualche puntata nei monomarca di casa, come la Peugeot RCZ Racing Cup in cui disputa due eventi nel 2014 e nel 2015.
Non è un caso dunque che chiami il suo piano di rilancio “Back in the race”, che a furia di tagli e ristrutturazioni porta il bilancio del gruppo transalpino in verde dopo appena due esercizi.
Il resto è cronaca dei giorni nostri: si inventa il marchio DS, che da sigla distintiva delle Citroen “premium” si evolve in brand indipendente, apre le porte del cda allo stato francese e ai partner cinesi di Dongfeng, ma soprattutto acquisisce nel 2017 Opel, marchio tedesco di grande tradizione e potenziale che però GM non ha intenzione di portare avanti. Cerca la maggiore internazionalizzazione possibile, avviando numerose joint venture sui mercati emergenti e preparando il ritorno dell’auto francese negli USA, che grazie al probabile matrimonio con FCA potrebbe avvenire ancora prima del previsto.