I piloti del WRC si ribellano alla FIA: multe per le parolacce? Meglio scena muta

I piloti del WRC si ribellano alla FIA: multe per le parolacce? Meglio scena muta
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I piloti del WRC, impegnati nel Safari Rally Kenya, hanno attuato la loro protesta nei confronti della FIA in seguito all'inasprimento delle multe per parolacce in TV
19 marzo 2025

Dalle parole ai fatti. I piloti del WRC hanno deciso di opposti alla decisione della FIA, annunciata al termine dello scorso anno, di inasprire le sanzioni per l’uso di “linguaggio inappropriato” nelle sedi ufficiali. Per questo motivo, giunti Safari Rally Kenya, i piloti si sono rifiutati di parlare alla stampa, o di farlo nella loro lingua madre e non in inglese, in segno di protesta.

I primi a mettere in atto questo silenzio sono stati Adrien Fourmaux e Takamoto Katsuta che sono rimasti in silenzio. Altri, invece, hanno deciso di rispondere solamente nella loro lingua madre. A parlare inglese ai microfoni del giornalista televisivo Julian Porter, per esprime il pensiero proprio e dei colleghi, sono stati Kalle Rovanpera e Ott Tanak. "È bello essere qui in Kenya, ma sfortunatamente non sentirete molto da me questo fine settimana, e se questo è ciò che dobbiamo fare per ottenere qualcosa, lo faremo” ha dichiarato il finlandese mentre il collega ha aggiunto che “Purtroppo dobbiamo fare qualcosa di diverso. Credo che i primi piloti arrivati al traguardo abbiano già spiegato la situazione. Come potete vedere l'adrenalina può essere piuttosto alta alla fine delle prove; quindi, sfortunatamente per quanto riguarda le ultime azioni non possiamo fornire alcun commento finché non ci sarà di nuovo una situazione confortevole per i piloti. È così che stanno le cose al momento, finché non si troverà una soluzione e potremo tornare alla normalità”.

Questa protesta ricorda molto della di Max Verstappen messa in atto al Gran Premio di Singapore di Formula 1 dello scorso anno. L’olandese, reo di aver utilizzato una parolaccia per descrivere il comportamento della sua vettura a Baku, ha dovuto scontare delle ore di lavori socialmente utili. Per far notare il suo dissenso alla Federazione, il pilota della Red Bull nella conferenza stampa di Marina Bay ha evitato di rispondere ai giornalisti, salvo poi richiamarli in separata sede, lontani dai microfoni della FIA. Questa è solamente una delle conseguenze della recente politica astringente messa in atto da Mohammed Ben Sulayem. La sua volontà è infatti quella di far rispettare un codice etico ai piloti delle categorie facenti parte della FIA tramite delle multe, abbastanza salate, e decutazione di punti in classifica nel caso dovessero usare delle parolacce nelle sedi ufficiali, quali conferenze, interviste TV o team radio. Anche Charles Leclerc è stato vittima dei primi interventi del 2024, con una multa e la motivazione, esattamente come la parolaccia utilizzata, era la stessa del quattro volte campione del mondo.

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Inevitabilmente questa decisione del presidente della FIA ha sollecitato delle polemiche da parte dei piloti, ancora in attesa di chiarimenti. Il primo a cadere vittima di questa nuova politica con una multa di 10.000 €, più una sanzione sospesa di 20.000 €, è stato proprio Adrian Fourmaux. La sua colpa è stata quella di aver utilizzato una parolaccia durante un'intervista televisiva al termine del Rally di Svezia, violando l'articolo 12.2.1.l del Codice Sportivo Internazionale FIA del 2025, avendo detto "Ieri ho fatto una cazzata" riferendosi a quanto accaduto all’inizio della PS11. In seguito a questa multa, sia piloti che navigatori del WRC hanno deciso di fondare, seguendo l’esempio dei colleghi della Formula 1 con la GPDA, la World Rally Drivers Alliance (WoRDA).

“Siamo tutti d’accordo nel voler ridurre al minimo la maleducazione. Allo stesso tempo, è necessario mantenere una certa libertà di espressione e tenere vive le emozioni; i piloti non devono aver paura di essere puniti in alcun modo” si legge nella nota diffusa dall’associazione. “Abbiamo chiesto al presidente della FIA alcune modifiche alle regole per aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Per i motivi spiegati nella nostra dichiarazione, è impossibile per noi, piloti e navigatori, garantire che saremo in grado di seguire queste regole in modo perfetto e sistematico. Ecco perché noi - membri WoRDA - stiamo prendendo la decisione responsabile di rimanere in silenzio alla fine delle interviste o di rispondere nella nostra lingua madre. Nell'interesse del nostro sport, tale azione è purtroppo necessaria e ci scusiamo con tutti i fan del rally, anche se sappiamo che ci supportano in questo”. Al momento, proprio come i piloti di Formula 1, anche quelli del WRC sono in attesa di maggiori delucidazioni da parte di Ben Sulayem e ripristinare il normale rapporto con la stampa. Basterà questo silenzio, che vale più di mille parole, per risolvere tale questione?

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