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L'hanno definito un vero e proprio affronto ad un alleato storico, gli Stati Uniti: i Paesi dell'OPEC produttori di petrolio hanno annunciato al mondo una riduzione della produzione di greggio di 2 milioni di barili al giorno, che corrisponde a circa il 2% di tutto il petrolio prodotto al mondo.
L'iniziativa favorisce inevitabilmente gli esportatori di greggio russi, ma incide anche sull'aumento dei prezzi già fuori controllo. E gli effetti si sono già cominciati a vedere con l'andamento del Brent degli ultimi giorni.
Che effetto avrà questo aumento sui carburanti in Italia? La riduzione di produzione partirà dai primi di novembre e realisticamente non dovrebbe superare l'1%, ma la leggera riduzione del prezzo delle ultime settimane, dovuta principalmente alla discesa del prezzo al barile attorno ai 84 dollari, potrebbe essere vanificata ed aggravarsi ancora di più se il Governo dovesse decidere di non prorogare il taglio delle accise attualmente in vigore che scade il prossimo 17 ottobre. Solo con lo scadere di questo provvedimento (senza tenere conto degli aumenti in arrivo) il prezzo del gasolio potrebbe risalire salire di botto a 2,1 euro al litro e la benzina a 1,982.
Sappiamo più che bene, purtroppo, che anche gli operatori petroliferi sono sempre molti pronti ad applicare i nuovi aumenti, giustificandoli con la crescita dei prezzi internazionali (anche se le "scorte" che hanno sono state pagate molto molto meno).