Hyundai Driving Experience: in pista a Monza con il marchio coreano

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Hyundai ha dato la possibilità agli appassionati di provare sul circuito brianzolo le vetture della gamma 2011 abbattendo le distanze che in precedenza separavano Hyundai dal cliente
19 settembre 2011

Monza Hyundai sceglie il tempio della velocità come cornice di un  test drive in pista per mettersi a contatto diretto con gli appassionati. Obiettivo dell’iniziativa è conquistare, far toccare con mano agli automobilisti la bontà del prodotto offerto, con la chiara volontà di abbattere quelle distanze che sino ad ora separavano il costruttore dal cliente, distanze create da vetture prima non sempre immediatamente disponibili per le prove su strada nell’istante in cui si entrava in concessionaria, da un rapporto più distaccato con gli appassionati e da un linguaggio stilistico più freddo.

Eliminare questo divario è quindi diventato un must, un target da perseguire a tutti i costi con una nuova filosofia, sia di prodotto (tramite i dettami imposti dalle linee guida stilistiche della “scultura fluida”) che di relazione con il cliente, che da ora avrà a disposizione molte più iniziative di questo genere con cui potersi immergere nell’universo Hyundai (tra cui quella prevista nell’area dedicata al prossimo Motor Show di Bologna), oltre a 5 anni di garanzia con chilometraggio illimitato, assistenza stradale e controlli gratuiti.

Il primo mattone di questo cammino nell’abbattimento delle distanze, viene dunque posato sull’asfalto del leggendario circuito brianzolo (dove 1.400 persone si sono presentate all’appuntamento), un luogo sacro per gli amanti della velocità, un vero e proprio tempio in cui il silenzio quasi surreale del primo mattino, sembra aspettare solo di cedere il posto al rombo dei motori.

Quest’ultimo (insieme con gli appassionati) non tarda ad arrivare, cambiando addirittura di stato, trasformandosi da qualcosa di etereo e intangibile ad un’emozione concreta e sensibile, in una passione che si può quasi sfiorare con mano e che si può leggere nello sguardo di coloro che nel frattempo hanno affollato il parco chiuso.

Sguardi meravigliati perché per molti di loro si tratta della prima volta in pista e mettere le ruote sui cordoli per la prima volta è un’esperienza quasi magica, difficilmente descrivibile con le parole, specialmente quando questi cordoli sono quelli tricolore (per via del 150° anniversario dell’Unità d’Italia) del tracciato di Monza, dove le penne di Fangio, Senna e Schumacher (e dei loro illustri colleghi), hanno firmato alcune delle pagine più belle del libro dell’automobilismo sportivo.

Questa naturale soggezione nei confronti del circuito, viene però attenuata dal briefing che i tecnici e i piloti Hyundai tengono nel box prima dell’ingresso in pista, una vera e propria lezione teorica in cui gli allievi imparano a conoscere il tracciato e la vettura, con l’obiettivo di fornir loro una base di partenza concreta che la guida sportiva richiede in alcune precise fasi del comportamento dinamico della vettura quando questa viene portata al limite.

Una volta terminata la teoria, giunge però il momento della pratica, in cui la lucida calma che regna sovrana in sala briefing, torna a cedere il posto all’incremento del battito cardiaco mentre si percorre la distanza che dai box porta in pit lane, dove ad attendere gli allievi ci sono, oltre agli istruttori che li affiancheranno alla guida (tra cui il campione del mondo Marco Lucchinelli), le vetture: ix35, i40, Veloster e Genesis Coupé.

L’atmosfera pregna di odore di gomme e metalli surriscaldati che pervade l’aria della corsia box è qualcosa di speciale per ogni appassionato e quando questa giunge anche nei nostri polmoni non riusciamo a resistere dal prenotare un turno di prova con la Veloster in allestimento Sport (che differisce dalla Comfort per inserti nei cerchi, particolari interni in alluminio e tetto panoramico apribile).

Del comportamento dinamico della Veloster su strada vi abbiamo parlato nella nostra recente prova, ma in pista la tre volumi coupé coreana fa emergere alcune nuove sfumature e naturalmente qualche analogia: confermata la bontà del potenziale del quattro cilindri millesei a iniezione diretta GDI da 140 CV e 167 Nm, che dimostra un’erogazione buona e progressiva, ma che pecca di un po’ di “pepe” nella zona del contagiri compresa tra i 1.000 e i 3.000/3.500 giri, apprezzabile invece l’allungo verso il limitatore, ma non nascondiamo che qui a Monza un propulsore ancor più sportivo sotto il cofano (una sorta di versione R da circa 200 CV) con un filo più di “schiena” ci avrebbe veramente conquistati.

Alla voce handling la vettura dimostra una precisione di percorrenza globale apprezzabile, grazie ad un baricentro basso (avvertibile sin da quando si sale a bordo con una impostazione di guida orientata alla sportività) e a una buona taratura delle sospensioni che si dimostrano ben calibrate anche nella guida in pista e che rendono intuitiva la ricerca del cordolo.

L’impianto frenante dimostra di avere sia un buon mordente che una buona modulabilità, ma nelle staccate più decise fa emergere una tendenza del posteriore ad alleggerirsi in inserimento di curva, rendendo obbligatorio controsterzare leggermente per recuperare vettura e traiettoria (fenomeno molto avvertito in concomitanza della variante della Roggia, della seconda di Lesmo e all’ingresso della Ascari). Eccezion fatta per questi due nei, la Veloster esce dalla prova in pista promossa con un buon 8 in pagella, anche grazie a un cambio preciso negli innesti e che in seguito sarà affiancato dal sistema a doppia frizione.

Il marchio coreano porta però a Monza qualcosa di più della semplice esperienza pistaiola con cui sentirsi piloti per un istante, infatti, tramite due corsi organizzati all’interno del parco chiuso, i partecipanti possono apprendere delle nozioni fondamentali in tema di sicurezza, guidando i20 e ix20 in condizioni di scarsa aderenza, con un istruttore al fianco, che permette loro di capire quanto l’ABS sia indispensabile in caso di fondo bagnato e come gestire la vettura con un corso di skid driving quando le circostanze lo richiedono.

Un plauso a Hyundai dunque, che ha finalmente eliminato quel divario che la separava dagli appassionati con una serie di interessanti iniziative. Bravi, bis.

 

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