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Mentre il mondo guarda con un misto di speranza e diffidenza all’elettrificazione dell’auto, le aziende continuano a lavorare per introdurre sul mercato carburanti ecosostenibili, in modo da non dover rinunciare ai vantaggi del motore endotermico al contempo dare una risposta concreta al surriscaldamento globale. A farsi portabandiera della ricerca sono Formula 1 e MotoGP, entrambi al lavoro per introdurre nuovi combustibili ecologici nei rispettivi campionati.
Un compito - lo spiegano bene i colleghi di Bloomberg - a cui stanno lavorando anche il mondo dell’auto e le grandi compagnie petrolifere. Nello specifico, Honda e Eneos sono a capo di un gruppo di oltre 35 aziende nipponiche al lavoro per sviluppare carburanti biologici dalle alghe. Per buona parte dei ricercatori infatti l’alga non sarà solo il cibo del futuro - già venduta in erboristeria come spirulina - ma potrà essere anche un valido carburante a basso impatto ambientale. Il gruppo di ricerca battezzato Matsuri, acronimo di Microalgae Towards Sustainable & Resilient Industry (si, anche i giapponesi parlano di resilienza) si sta preparando ad investire quasi due miliardi di dollari per costruire una coltivazione di alghe in Malesia, con l’obiettivo entro il 2027 di coltivare fino a 2.000 ettari.
Con le microalghe, da secoli impiegata come fonte di cibo in Asia, la Matsuri punta a sostituire parte della nostra dieta nonché a garantire sviluppi nel ramo della chimica e, come detto, dei carburanti. Secondo il Center For Climate and Energy Solutions della Virginia, quello delle alghe sarà un mercato da 320 miliardi di dollari nel 2030, con l’applicazione che non si fermerebbe al campo automotive, andando a rifornire soprattutto il mondo dell’aeronautica: "Ci aspettiamo principalmente di utilizzare le alghe come carburante per l’aviazione - ha spiegato Honda in una nota a Bloomberg - un settore che è difficile da elettrificare, ma pensiamo anche ai ricambi in resina”.
Al contempo, Matsuri sta considerando di sostituire le microalghe alla nafta da impiegare per carburanti, materiali plastici e solventi: “Sostituendo la nafta a base chimica con una a base biologica, possiamo ridurre le emissioni di anidride carbonica e convertire molti prodotti per la casa in prodotti puliti", è l'obiettivo del vicepresidente del gruppo Hideki Matsuo. Resta, tuttavia, un importante nodo da sciogliere: il costo dell’alga attualmente viaggia attorno ai 300 yen al chilo (2,33 euro al cambio attuale), troppi - un po’ come succede con l’idrogeno - per rappresentare una soluzione percorribile dalle grandi compagnie. La speranza della Matsuri è che il prezzo scenda a 100 yen/Kg, una possibilità che potrebbe concretizzarsi nel caso in cui la produzione dell’alga venisse adottata in massa dalle aziende. In Italia, seppur con dimensioni decisamente più modeste, qualcuno lo sta già facendo.