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Come da previsione, non mancano reazioni da parte dell’industria automobilistica al tragico fatto dell’altro giorno, in cui a Tempe (Arizona) una persona è deceduta causa incidente con un’auto a guida autonoma. Se molti costruttori si sono limitati a prendere posizione con parole e comunicati ufficiali, il gruppo Toyota passa rapidamente ai fatti e sospende le proprie attività di test su strada nella guida autonoma avanzata, il cosiddetto “Chauffeur mode” che viene coordinato negli USA dal Toyota Research Institute della Silicon Valley.
I giapponesi perseguono il rigore, come loro tradizione e attendono ufficialmente di condividere le cause del fatto accaduto, pur se altri test analoghi sono in corso in Giappone, oltre che in Michigan e California. Le motivazioni in questo caso, come in altri possibili, non starebbe tanto nella questione tecnica, sulla quale si presume ogni costruttore e sistemista abbia le proprie certezze circa i limiti e le cautele da prendere, superabili man mano che crescano i dati; ma piuttosto nell’aspetto umano per i tester che sono comunque presenti in vettura e su cui palesemente, da ieri, grava una maggiore pressione circa la responsabilità di “non condurre” un veicolo a guida autonoma.