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Anche se dai nostri radar è scomparsa, soppiantata dalla crisi del coronavirus, la guida autonoma resta la grande scommessa del mondo automotive.
E non solo: alla (potenziale) grande torta sono interessati anche marchi di settori contigui a quello della mobilità, ad iniziare dai colossi dell’informatica e della comunicazione.
E’ il caso della cinese Huawei, che terminata l’emergenza sanitaria nel Paese della Muraglia ha ricominciato a spingere forte nel campo della sperimentazione della guida autonoma, con l’obiettivo, grazie anche alla posizione dominante nel campo della tecnologia 5G, di fare concorrenza alla connazionale Baidu nello sviluppo di piattaforme tecnologiche per veicoli autonomi.
Complice anche la necessità derivante dal crollo di richieste di smartphone nel mondo di esplorare nuovi territori di business, da tempo Huawei ammicca al settore della mobilità: il suo Ascend 910, processore SoC ad alta integrazione, sembra fatto apposta per integrarsi con le esigenze degli algoritmi della guida autonoma, mentre una specifica unità operativa è dedicata proprio alle auto intelligenti, per seguire e sviluppare progetti derivanti dalle collaborazioni già in essere con Audi, Toyota e Groupe PSA.
La sfida della guida autonoma vede diversi attori in campo: Waymo, Mobileye di Intel, Tesla ed altre Case automobilistiche, ma per Huawei la prima partita sarà un derby, dovendosela vedere con Baidu, la “Google cinese“, che grazie ad una capillare mappatura del territorio applicata alle potenzialità del suo sistema di guida autonoma Apollo, appare pronta anche alla conquista dell’intera Asia, oltre ad avere in portafoglio importanti collaborazioni, come quella con Ford.
Dal canto suo, Huawei ha in casa diversi numerosi brevetti sulla guida autonoma e una enorme capacità finanziaria: chissà che, invece di darsela di santa ragione in patria, le due aziende non decidano di allearsi e sfidare insieme il resto del mondo.
Per tutti gli altri, sarebbero dolori.