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14 luglio, non solo presa della Bastiglia: quello di quest'anno ha segnato l’entrata in vigore dell'articolo 34-bis della Convenzione di Vienna relativa alla circolazione dei veicoli, che introduce il concetto di “sistema di guida automatico”.
L'articolo, approvato anche dall'Unione Europea, riguarda la legalizzazione della guida autonoma a partire dal SAE Level 3, upgrade tecnologico di grande rilevanza rispetto a quello 2 attualmente disponibile sulla maggioranza delle nuove autovetture.
Ora la competenza passa ai singoli Stati dell'Unione, chiamati a predisporre normative, regolamenti e nuove leggi per rendere operativa a tutti gli effetti la disposizione: si tratta di un passaggio non solo formale ma anzi sostanziale, in quanto è la stessa Convenzione ad indicare che la guida automatizzata possa uscire dallo status di tecnologia “sperimentale o limitata” solo se recepita da leggi nazionali che dovranno definire anche le responsabilità legali e assicurative in caso di sinistro.
Nella guida autonoma di Livello 2, che comprende l'impiego del cruise control adattivo con controllo su acceleratore e freno insieme a sistemi di sicurezza come l'assistenza al mantenimento della corsia, le mani del pilota devono essere sempre a contatto del volante; il Livello 3 consente invece la guida senza intervento umano in situazioni specifiche, equivalenti a percorsi su strade a doppia carreggiata e velocità massima di 60 km/h.
Se alcune nazioni, come la Francia, si stanno già muovendo per recepire la norma già dal prossimo settembre, in Italia la situazione è ferma: il più recente Decreto infrastrutture e mobilità, il numero 68 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 16 giugno, non parla dell'argomento, che in verità appare prematuro soprattutto riguardo le condizioni generali delle nostre strade e della segnaletica, al momento del tutto inadeguate per un dialogo effettivo e sicuro con i sistemi di bordo funzionali alla guida autonoma.
Se da un lato c'è un deficit di attenzione politica riguardo le vetture capaci di muoversi senza diretto controllo del pilota, va segnalato anche il raffreddamento sull'argomento da parte dei potenziali utilizzatori: in un recente documento, infatti, la AAA (American Automobile Association) ha reso noti i risultati di un'indagine svolta presso i suoi membri, che evidenziano una diffidenza crescente riguardo tale tecnologia.
Dopo i primi entusiasmi, infatti, sembra prevalere ora nell'utenza a stelle e strisce la preoccupazione per i rischi potenziali relativi alla sicurezza nell'uso di questi veicoli: soprattutto, emerge la volontà di non delegare in toto la gestione del veicolo al software di bordo, anche perché in tal modo il piacere di guida sarebbe del tutto eliminato.
E c'è, infine, un altro potenziale problema legato alle vetture a guida autonoma: qualora diventasse possibile il loro impiego anche senza pilota a bordo, sarebbero lo strumento ideale a disposizione della criminalità organizzata per la logistica di prodotti o sostanze illegali, quali armi odroga.
Uno scenario ancora lontano, ovviamente, ma rispetto al quale c'è stato un alert da parte delle Forze di Polizia, preoccupate dalla possibilità di spostamenti anonimi a copertura di attività illecite.
La soluzione è nell'instaurare una collaborazione tra aziende e forze dell'ordine: mentre l’FBI ha elaborato un documento sui rischi e le criticità delle nuove forme di criminalità, Waymo ha aperto un canale di comunicazione con il dipartimento di polizia di Chandler, in Arizona, con l’impresa del gruppo Alphabet che ha fornito alla polizia gli strumenti tecnologici per intervenire sui veicoli.