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Non è (forse) la notte dei lunghi coltelli, ma qualcuno giura di aver sentito forte il rumore delle lame chi venivano affilate: per il Gruppo Volkswagen la decisione che verrà presa dal Comitato Esecutivo del Consiglio di Sorveglianza rappresenterà comunque un punto di svolta.
Se infatti venisse accettata la richiesta di Diess di essere confermato prima della scadenza del suo contratto, vorrebbe dire che le resistenze al suo operato sarebbero state appianate; al contrario, potrebbe aprirsi una pericolosa crisi di leadership nel più grande Gruppo del settore automobilistico del mondo.
Nel grande contenitore di VW, ricordiamo, ci sono ben dodici marchi di auto, moto e veicoli industriali e da tempo è in corso un braccio di ferro tra Diess ed alcuni settori del board sugli indirizzi futuri del Gruppo e va letta in questa chiave la richiesta di Diess per un rinnovo di contratto ben in anticipo rispetto alla scadenza naturale, stabilita nel 2023.
In particolare, i motivi di tensione sono tra Diess ed i rappresentanti sindacali (in Germania i lavoratori sono presenti in forma ufficiale nei consigli di amministrazione delle aziende), con questi ultimi che non vedono certo di buon occhio le indiscrezioni filtrate di recente e relative a piani di contenimento dei costi aziendali grazie soprattutto alla riduzione della forza lavoro, con prepensionamenti e riduzione di personale.
Da un lato c’è quindi Diess, dall’altra i rappresentanti dei lavoratori che controllano metà delle poltrone nel CdA; ago della bilancia dele decisioni aziendali diventano così i politici locali, che dispongono di una quota del 20% dei voti, capace di favorire o bloccare ogni ipotesi di riforma.
Più che alla vendite, il Gruppo di Wolksburg guarda alla capitalizzazione in Borsa: infatti, non è bastato alla Volkswagen vendere ben 10,96 milioni di veicoli nel 2019 - record assoluto in campo automobilistica -, lasciando Toyota seconda con 10,74 milioni; in termini azionari, il titolo VW ha perso quasi il 20% del suo valore, certo per colpa della pandemia globale, ma anche per i nuovi indirizzi della mobilità, che premiano i marchi più attivi sull'elettrico.
Per questo, ed anche a causa dei costi aziendali elevati generati anche dai 671.205 dipendenti censiti a fine 2019, molto maggiori dei 359.542 di Toyota, il Grupo VW vale 77,2 miliardi di euro, meno della metà rispetto ai quasi 130 attribuiti a Toyota.
Ma più che alla rivale giapponese, Diess guarda con invidia alle performance di un outsider come Tesla: pur non arrivando ancora a vendere mezzo milione di vetture, e con meno di 50.000 dipendenti in tutto il mondo, l’azienda di Elon Musk ormai ha come prossimo traguardo la soglia dei 500 miliardi di euro di valore.
Per un manager navigato e vincente come Diess, capace di far uscire indenne - o quasi - le aziende da lui guidate dallo scandalo Dieselgate, è quasi un affronto, che gli provoca l'orticaria.