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Nuovo capitolo nella strategia di contrasto alla diffusione del virus: la più recente disposizione governativa prevede dal 6 agosto l’obbligo di green pass (almeno una dose di vaccino, o tampone negativo fatto nelle ultime 48 ore oppure certificato di guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi) non più solo per partecipare a feste di matrimonio o per le visite in case per anziani, ma anche per l'accesso a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici, insieme all’ingresso in bar, ristoranti, piscine, palestre e centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso.
Sulle vacanze degli italiani, insomma, arriva una nuova disposizione che prevede sanzioni per i trasgressori, dai 400 ai 1.000 euro, sia a carico del cliente che dell’esercente, che in in caso di violazione reiterata per tre volte in tre giorni diversi potrebbe avere l’esercizio chiuso da 1 a 10 giorni.
Vale la pena ricordare i termini di validità del green pass, che varia in relazione alla modalità per la quale è rilasciato: per chi ha completato il ciclo vaccinale, la certificazione è valida 270 giorni (9 mesi) dalla data dell’ultima somministrazione; per chi ha ricevuto la prima dose, il certificato ha valore fino al tempo massimo per la dose successiva (42 giorni per Pfizer e Moderna ed 84 per Vaxzevria - ex Astrazeneca); in caso di test molecolare o antigenico rapido, ancora, il green pass è valido 48 ore dall’ora del prelievo del tampone, mentre la certificazione per guarigione del Covid dura 180 giorni (6 mesi).
Il compito di verifica dell’idoneità all’ingresso nelle strutture è affidato a specifiche figure professionali - definite appunto verificatori - che andranno indicate dai titolari di locali e licenze, secondo quanto previsto dal decreto legge del 23 luglio.
La decisione del Governo non è indolore: contro di essa hanno espresso forti critiche alcune associazioni di settore, come la Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, che teme un caos organizzativo e contesta l’onere a carico delle strutture di controllare i clienti, proponendo al posto della modalità prevista la possibilità di produrre un’autocertificazione che metta al riparo da ogni responsabilità di legge i titolari delle imprese.