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È dato per fatto, dalle agenzie internazionali, il disinvestimento dei cinesi Dongfeng Motor in PSA. Una quota del 12,2% che gli automobilisti soprattutto da noi nemmeno hanno mai percepito, sui modelli francesi da sempre e ancora molto nazionalisti. Una quota però che pesa tanto, finanziariamente ed economicamente. Cosa dire? Di certo e sicuro poco, ma di potenzialmente realizzabile molto.
Se i cinesi “mollano” dopo circa cinque anni Peugeot, Citroën, DS e Opel, un motivo banalissimo è la capitalizzazione. “Elementale” anche per loro far di conto e mettere in cassa i guadagni a doppia cifra percentuale, permessi dalle quotazioni cresciute (azioni più che raddoppiate). Tanto più che sul mercato cinese non spopolano i marchi del gruppo PSA. Allora ecco che, come spesso ricordiamo, la semplice economia (quella delle pure teorie, non dei governi che le mischiano rincorrendo casini vari) influenza anche l’auto. I grandi gruppi automobilistici in questo caso.
C’è chi dice i cinesi possano vendere tutto direttamente sul mercato, smuovendo le quotazioni nette e rischiando speculazioni, visti i volumi. Chi invece intravede obbligazioni convertibili, meno soggette a crear scossoni. In ogni caso si parla di cifra vicina a 2,5 miliardi e, soprattutto, di una cifra che vale sommariamente quanto della detenuta dallo Stato francese (e sì, loro ci sono nelle Case auto nazionali) o dalla famiglia Peugeot.
Allora, messi da parte gli strumenti finanziari, è lecito fantasticare sotto il sole di un’estate 2019 che vede Alfa Romeo giù, per vendite e Fiat in evidenza, per fidanzamenti con francesi. Già, la massima dirigenza delle due case risponde sempre che alleanze nuove sono possibili. Manley e John Elkann parleranno per FCA con Tavares di PSA? Di certo lo possono fare loro delegati, in via iniziale. Capendo cosa di complementare ci sia, nelle tecnologie e nei conti.
Quelli di PSA in generale non solo male, di conti. Nemmeno le tecnologie a dire il vero. Unici nei comuni: entrambi i gruppi in Europa hanno la magagna delle emissioni. Staremo a vedere, i cinesi intanto potrebbero ritrovarsi 2,5 dopo aver messo 0,8 in soli cinque anni.
E noi italiani? Nel caso si si prolunghi la storica collaborazione PSA - Fiat oltre i veicoli commerciali leggeri (Fiat Ducato, Peugeot Boxer e Citroën Jumper - Sevel) sotto un ombrellone è lecito sognare anche altro, di succoso: la nuova Fiat Punto di quarta generazione, anche cabriolet, con pianale PSA. Quello della 208, ibrida sì, ma la nuova Punto sarebbe molto più bella. Perchè onestamente la 176 Cabrio manca a molti (188 e 199 mai prodotte aperte). Un'auto figlia degli anni Novanta Fiat che, come la Multipla, si vendeva sufficientemente anche all'Estero, persino in Costa Azzurra.
I.F.