Gran Premio di Roma, Storia: 50 anni fa la vittoria ferrarista di Tino Brambilla con la Dino F2

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Nel 1968, all’ultima prova di un allora ricco campionato internazionale di F2, il magico hat-trick del pilota brianzolo che non senza qualche disputa interna, mise tutti dietro con la Ferrari Dino 166
12 aprile 2018

A pochi giorni dal via del prossimo E-Prix iridato, quello di Roma che porta per la prima volta in Italia la Formula E, ricordiamo una vittoria importante tutta tricolore, della Ferrari, in un Gran Premio romano. Non si parla del primissimo e lontano trionfo rosso, avvenuto nel 1947 proprio sulle strade della città eterna e di cui abbiamo già detto, sulle pagine di Automoto.it, ricordando la lunga storia delle gare automobilistiche a Roma, bensì di quella di mezzo secolo fa, esattamente nel mitico anno 1968. Stagione intrisa di eventi e significati per la società moderna quella del Sessantotto, ma che ha anche visto vincere per la prima volta la monoposto di F2 Dino 166, auto che portava già nel nome l’importanza per Ferrari, come anche per tutto il Motorsport, oltre che per il collezionismo e la storia, pensando ai giorni nostri.

F2 tosta e campioni assoluti

A quel tempo, il campionato internazionale di F2 come si direbbe oggi tra i giovani era “tanta roba”, ma davvero tanta, anche se a primo sguardo quelle auto sembrino ora viste in foto solo delle piccole e nemmeno troppo potenti monoposto. Si schieravano alcuni dei migliori costruttori europei, con telai e motori propri (non certo un monomarca come ora, Dallara-Mecachrome, ndr) e soprattutto molti top-driver, pardon, assi del volante, provenienti anche dalla F1. Uno su tutti che saliva e scendeva da entrambe le Formule 50 anni fa? Il grande Jim Clark che, con la Lotus di Colin Chapman, perse la vita proprio durante quella stagione in una gara di F2, pur essendo un due volte iridato in F1. Come lo scozzese volante, correvano in F2 nel 1968 pur essendo da podio in F1 anche Jochen Rindt (Brabham) Jackie Stewart (Matra) Clay Regazzoni (Tecno) Graham Hill (Lotus) Chris Amon e Jacky Ickx (Ferrari) tanto per citare nomi di piloti molto noti a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Il campionato di cinquanta anni orsono giungeva tristemente orfano di Clark al suo ultimo appuntamento, in Italia, per correre sul tracciato di Vallelunga quello che si chiamava Gran Premio di Roma. Se la classifica generale non premiava i nostri colori bensì quelli francesi, con Jean-Pierre Beltoise pronto a chiudere senza rischiare troppo, vincendo il campionato sulla Matra Ford davanti a Henri Pescarolo, la competizione del momento era invece tutta dominata dalle Ferrari che, finalmente, dopo un avvio titubante e non certo privo di problemi nella messa a punto per quella macchina dedicata a Dino Ferrari (figlio di Enzo) aveva trovato la quadra. La soddisfazione del Drake era giunta un po’ tardi, dopo il primo atteso ma tardivo trionfo di Hockeneim, ottenuto dal monzese Tino Brambilla. Il bis prima di chiudere la stagione era però dietro l’angolo, sulla pista romana di Vallelunga, a circa 40 Km dal Colosseo e dalle istituzioni nazionali che, allora, ponevano la propria firma anche sui trofei delle gare automobilistiche.

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La monoposto F2 Dino Ferrari: spinta da un V6 1596cc con la dedica al figlio, prematuramente deceduto, di Enzo Ferrari
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Dominio Rosso

Se oggi, come sempre, i tifosi Ferrari sognano di vedere le monoposto rosse dotate di Cavallino Rampante monopolizzare la prima fila di un Gran Premio e battersi per la vittoria della gara, ancor più quando disputata in Italia, a quel tempo la circostanza era realtà. Realtà gratificante da fuori, paragonando le gesta a bordo pista e sulle tribune di allora a quelle odierne, ma non sempre facile da vivere internamente, viste le diatribe possibili quando si hanno “due galli nel pollaio” come ci rivela, a cinquanta anni di distanza, Tino Brambilla. La premessa è che il Tino, come lo si chiama confidenzialmente dalle sue parti ancora oggi che ha ottantaquattro anni, aveva già vinto il Gran Premio di Roma del 1966 con la F3 e, soprattutto, aveva appena regalato a Enzo Ferrari la prima, sudata in pista quanto a Maranello, vittoria della 166 Dino all’ultimo Gran Premio corso in Germania. Quando si è competitivi e pronti a vincere non è la miglior cosa avere come compagno di squadra uno che “deve” fare altrettanto, connazionale oltretutto. Ebbene, il caso vuole che dopo alcuni mesi di assenza dalle gare per recuperare da un brutto incidente, occorsogli con la F1 a Brands Hatch, rientra in pista per l’occasione del GP romano un giovane di belle speranze con ambizioni da conferma a titolare Ferrari: Andrea de Adamich. Il box Ferrari a Vallelunga è quindi caldo sotto vari punti di vista, con anche Derek Bell ambiziosamente schierato dalla Scuderia e una vittoria che si assegna sommando tempi di due manches, da quaranta giri ciascuna. I due piloti italiani delle rosse però sono capaci di girare, da subito, entrambi più veloci di tutta la concorrenza facendo capire chi è il riferimento.

QUALIFICHE – GP ROMA 1968

1             Tino Brambilla   Scuderia Ferrari 1m 16.300s
2             Andrea de Adamich         Scuderia Ferrari 1m 16.300s
3             Peter Gethin       Frank Lythgoe Racing     1m 16.400s
4             Clay Regazzoni  Tecno Racing Team         1m 16.500s
5             Jean-Pierre Beltoise        Matra Sports      1m 16.800s
6             Jo Siffert             BMW     1m 16.900s
7             Derek Bell           Scuderia Ferrari 1m 16.900s
8             Henri Pescarolo Matra Sports      1m 17.000s
9             Graham Hill        Gold Leaf Team Lotus     1m 17.300s
10          Kurt Ahrens jr     Kurt Ahrens         1m 16.900s
11          Silvio Moser       Charles Vogele Racing Team   1m 17.800s
12          Alan Rollinson    Merlyn Racing    1m 18.000s
13          David Hobbs       David Bridges     1m 18.400s
14          Chris Williams    Merlyn Racing    1m 18.300s
15          Hubert Hahne    BMW     1m 18.500s
16          Carlo Facetti      Scuderia Picchio Rossa   1m 18.800s
17          Enzo Corti           Scuderia Picchio Rossa   1m 19.100s
18          Brian Hart           Church Farm Racing Team           1m 19.400s
19          Max Mosley       Frank Williams Racing Cars          1m 20.100s
20          Corrado Manfredini        Scuderia Picchio Rossa   1m 20.600s
21          Alistair Walker   Alistair Walker   1m 20.800s
22          Robs Lamplough              Frank Manning Racing    1m 22.200s
23          Chris Meek         WA Jones            1m 23.400s
50 anni fa anche un pilota della Ferrari poteva spesso spingere la sua monoposto ai box
50 anni fa anche un pilota della Ferrari poteva spesso spingere la sua monoposto ai box

GIOCHI DI SQUADRA – NO GRAZIE. Dopo avere ottenuto, grazie alla consistenza dei tre giri più veloci mediati aritmeticamente, la prima piazza su una griglia dove figuravano anche il campione del mondo F1 di quell’anno, Graham Hill e, nelle ultime file, un certo Max Mosley con il Team di Frank Willliams, Brambilla chiude davanti a tutti anche la prima delle due frazioni di gara. La monoposto Ferrari da Formula 2 numero 4, che di lavoro invero ne da sempre parecchio da fare ai meccanici, non è mai stata dietro alle rivali nel weekend e sta per scendere in pista ancora la domenica pomeriggio, per chiuderlo alla grande. Ecco però una di quelle “faccende” che spesso capitano nelle gare di automobili, quelle note agli addetti ma non sempre pubblicamente divulgate: davanti al Tino due persone con una certa influenza nei box Ferrari e non solo, cominciano un discorso che porta alla fine verso il concetto che “sarebbe stato meglio per l’automobilismo tricolore” vincesse quel giorno la rossa numero 2, quell’altra che in qualifica e in prima manche era rimasta sempre seconda. Ma come si capisce anche oggi dal titolo di un libro a lui dedicato (“Mi è sempre piaciuto vincere” di Walter Consonni) certe teorie quando non arrivano dal vero capo assoluto, come poteva certo succedere, difficilmente saranno applicate da Brambilla in gara, al GP di Roma. Senza troppo argomentare la situazione e tanto meno preoccuparsi delle conseguenze “Se non mi rinnoveranno il contratto Ferrari l’anno prossimo, non sarà perché non ho fatto vincere oggi De Adamich” la Dino 166 viene così condotta a pieno gas dal via fino al traguardo, senza che nessuno metta le ruote davanti alla numero 4. Dopo la pole arriva quindi anche il giro veloce di gara e la vittoria finale, davanti a Beltoise e al giovane compagno di squadra nella scuderia del Cavallino, che giunge terzo sotto la bandiera ma secondo per somma di tempi. Brambilla chiude così ottimamente, dal punto di vista agonistico e di guida, una stagione europea molto travagliata tecnicamente, con il GP romano di quell’anno che vede una doppietta Ferrari oggi non prevista nella Formula E, dove non presenziano nemmeno delle scuderie italiane.

Le due rosse F2 dei piloti italiani al via del GP di Roma: l'ordine di partenza sarà poi anche quello di arrivo
Le due rosse F2 dei piloti italiani al via del GP di Roma: l'ordine di partenza sarà poi anche quello di arrivo

GP ROMA 1968 – CLASSIFICA FINALE

1              Tino Brambilla  Scuderia Ferrari                Ferrari 166          1h 43m 2.700s
2              Andrea de Adamich        Scuderia Ferrari                Ferrari 166          1h 43m 8.100s
3              Peter Gethin      Frank Lythgoe Racing     Brabham BT23C-Ford     1h 43m 10.400s
4              Jean-Pierre Beltoise      Matra Sports      Matra MS7-Ford               1h 43m 51.600s
5              Henri Pescarolo                Matra Sports      Matra MS7-Ford               1h 44m 5.000s
6              Derek Bell           Scuderia Ferrari                Ferrari 166          1h 44m 8.000s
7              Graham Hill        Gold Leaf Team Lotus    Lotus 48-Ford    1h 44m 16.100s
8              Alan Rollinson  Merlyn Racing   Merlyn 12-Ford
9              David Hobbs      David Bridges    Lola T100-Ford 
10           Hubert Hahne   BMW     Lola T102-BMW
11           Silvio Moser       Charles Vogele Racing Team      Tecno TF68-Ford             
12           Carlo Facetti      Scuderia Picchio Rossa  Tecno TF68-Ford             
13           Enzo Corti           Scuderia Picchio Rossa  Brabham BT23-Ford       
14           Max Mosley            Frank Williams Racing Cars          Brabham BT23C-Ford    
15           Corrado Manfredini        Scuderia Picchio Rossa  Brabham BT23C-Ford    
16           Chris Williams   Merlyn Racing   Merlyn 12-Ford
17           Clay Regazzoni  Tecno Racing Team         Tecno TF68-Ford

Formula E

Siamo ora dopo mezzo secolo, nel 2018, al ritorno nella capitale italiana per una competizione internazionale di monoposto, addirittura in percorso stradale urbano, con la Formula E che calamita interessi di quasi tutte le Case automobilistiche con velleità sportive, non italiane e non della Ferrari, sulla città eterna. Il clima, i rumori, gli odori e anche il significato stesso della gara sono però un po’ diversi, da quelli della doppietta rossa. Cosa ne pensa il vincitore del Gran Premio di Roma 1968 di quello di cinquanta anni dopo, della Formula E che corre con motori elettrici in strada, vicino alla gente di Roma ma senza nemmeno un telaio, un motore o una squadra tricolore.

“Il circuito stradale romano lo scopriremo in questa gara, ma molti di quelli che ho visto sinora per la Formula E sono realizzati in modo spesso banale – ci dice Tino Brambilla, classe 1934 - È un campionato ancora giovane e anche se non è certo pari a quelli di allora per molti aspetti, anche tecnici visto che le macchine hanno tutte lo stesso telaio, occorre dare il tempo di crescere. Le stagioni sono poche per giudicare in modo netto. Mi spiace che non ci siano colori italiani schierati, perché oggi purtroppo mancano i soldi da noi, tranne che alla Ferrari”.

Il Tino, nel 2018 a 84 anni, con la Coppa del Gran Premio di Roma F2 vinto nel 1968: 50 anni addietro sul trofeo del GP romano, si usava porre la targa del Ministero dei Trasporti
Il Tino, nel 2018 a 84 anni, con la Coppa del Gran Premio di Roma F2 vinto nel 1968: 50 anni addietro sul trofeo del GP romano, si usava porre la targa del Ministero dei Trasporti
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