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La prospettiva di un ritorno graduale alle attività pre-pandemia va sfruttata anche per compiere passi in avanti nel processo di svecchiamento del parco circolante o della conversione dei veicoli più inquinanti verso carburanti meno impattanti per l’ambiente.
Va intesa con tale spirito la proposta che arriva da Assogasliquidi, l’associazione di Federchimica che rappresenta le aziende produttrici e distributrici di impianti a gas, che ha chiesto in forma ufficiale l’erogazione di incentivo pubblico, dal valore di 500 euro per il GPL e di 700 nel caso del metano, da utilizzare per la trasformazione a gas di oltre 200.000 vetture in tre anni, operazione che produrrebbe una drastica riduzione delle emissioni inquinanti nell’atomosfera, valutate in 3,2 tonnellate di Nox (ossidi di azoto) e di oltre 45.000 tonnellate di CO2.
Inoltre, secondo lo studio di Assogasliquidi, le conversioni sostenute dagli incentivi determinerebbero un gettito fiscale per IVA superiore agli 80 milioni di euro, circa 55 in più rispetto a quelli che si avrebbero in assenza di incentivi, cui andrebbero aggiunti altri 8 milioni, scaturiti dalle imposte seguenti al collaudo dei veicoli una volta dotati di retrofit.
Il tutto, al netto delle considerazioni relative al volano produttivo per le officine abilitate alla trasformazione, che riceverebbero un insperato e concreto supporto nella fase di ripresa delle attività dopo il periodi di lockdown.
La proposta di Assogasliquidi punta a soddisfare le necessità del parco auto italiano piuttosto datato, in cui i modelli con omologazione Euro3, Euro4 ed Euro5 e sono diversi milioni (49% del parco auto circolante, oltre 9 milioni di auto) ed i cui proprietari spesso non sono in condizione di procedere all’acquisto di nuovi veicoli.