Google celebra con un Doodle la pilota Eliska Junkova. Ecco chi era

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Fu la prima signora a vincere un GP, quello del Nurburgring del 1927. Memorabili le sue partecipazioni alla Targa Florio, dove diede filo da torcere anche ai grandi dell'epoca
16 novembre 2020

Il 16 novembre del 1900 veniva al mondo a Olomuc, allora nell'Impero Austro-Ungarico, Eliška Junková, una delle pioniere in rosa dell'automobilismo sportivo. Nota anche come Elizabeth Junek, fu la prima donna a vincere un Gran Premio, quello del Nurburgring del 1927, classificandosi quarta assoluta e prima nella sua classe.

Il suo amore per le auto sbocciò grazie al marito Vincenc Junek, sposato nel 1922, pilota di buona fama a cui nei primi anni '20 del '900 fece da copilota. Mosse i primi passi nelle corse in salita, accumulando l'esperienza necessaria per mettersi al volante.

Le sue partecipazioni alle corse suscitarono ben più della curiosità legata alla presenza di una “pilota in gonnella”, perché inanellando vittorie ed ottimi piazzamenti si guadagnò l'appellativo di “Regina del volante”.

Legata soprattutto al marchio Bugatti, su una 35B partecipa alla Targa Florio del 1927 con il marito al fianco. I coniugi-piloti danno filo da torcere ai migliori del tempo nonostante le difficoltà: quarti alla fine del primo giro, passano in testa con un vantaggio di 20 secondi sull'Alfa Romeo 6C-1500 SS di Giuseppe Campari e sulla Bugatti ufficiale di Albert Divo per finire poco fuori strada a causa di una rottura allo sterzo.

Eliška Junková si ripresenta l'anno successivo determinata e ormai nota nel mondo delle corse. Le cronache dell'epoca narrano che arriva sulle Madonie un mese prima della partenza, per studiare al meglio il lungo e insidioso circuito stradale siciliano, che, tra i primi piloti a farlo, percorre a piedi per memorizzarne meglio i punti critici.

L'edizione 1928 della Targa fu vinta da Albert Divo, ma al traguardo i signori Junek con Elisabeth al volante transitano quinti assoluti e secondi nella classe 2.001-3.000 cc su una Bugatti 35B gemella di quella vincitrice ma dipinta in un vistoso giallo e nero col numero 58 sul cofano. Furono molto vicini alla vittoria, ma a rallentarli fu un'avaria alla pompa dell'acqua che li costrinse alla prudenza.

Nonostante l'intoppo, dietro di loro arrivano mostri sacri del tempo, come Luigi Fagioli, René Dreyfus, Ernesto Maserati e Tazio Nuvolari.

La sua carriera fu tanto promettente quanto breve: abbandonò le corse con la morte del marito, come sempre suo compagno d'equipaggio, al Gran Premio di Germania del'28, sbalzato dall'auto e morto sul colpo per l'impatto con un albero.

Vendette tutte le auto da corsa che aveva collezionato insieme a Vincenc, ma rimase vicina a Ettore Bugatti, che la volle ambasciatrice del marchio e la invitò ad esplorare, lei che era un'appassionata viaggiatrice e provetta poliglotta, nuove opportunità di affari in giro per il mondo. Le fornì anche un'auto per raggiungere Ceylon, dove il fondatore della Casa di Mosheim voleva esportare le proprie vetture.

Sulla sua strada si mise però il Partito Comunista, che dal dopoguerra fino alla fine degli anni '60 vietò alla ricca signora Junek di lasciare la Cecoslovacchia. Di lei non si seppe quasi più nulla fino al 1969, quando fu invitata in Inghilterra in occasione di un raduno di estimatori di Bugatti.

Nel 1972 pubblicò la sua autobiografia intitolata Má Vzpomínka je Bugatti (La mia memoria è Bugatti). L'ultima apparizione pubbliche che si ricordi è del 1989, quando all'età di 89 anni vola negli Stati Uniti come ospite d'onore ancora per un raduno di possessori di Bugatti

Eliška Junková muore nel 1994, a 94 anni. Oggi a celebrare la memoria di questa donna che le testimonianze raccontano come minuta nel fisico ma estremamente coraggiosa è Google, che alla “Regina del volante” ha voluto dedicare un suo “doodle” in occasione dei 120 anni dalla sua nascita.

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