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E' guerra tra due colossi della Silicon Valley, entrambe impegnati in prima linea nello sviluppo dell'auto a guida autonoma. Secondo quanto riportato dalla Reuters, Waymo, la società satellite di Google che sta sviluppando le automazioni per la guida autonoma, ha depositato presso la Corte del distretto Nord della California una denuncia per violazione di segreto industriale: secondo Google, Uber e la sua controllata Otto avrebbero plagiato i sensori Lidar delle Google Car.
Come in tutte le spy story c'è un personaggio chiave, che risponde al nome di Anthony Levandowski. E' un ingegnere ex di Google, che era impegnato a Mountain View nella realizzazione dell'auto a guida autonoma. Dopo aver rassegnato le dimissioni, Levandowski è diventato uno dei fondatori di Otto, una azienda specializzata in alta tecnologia che è stata acquisita da Uber nell'agosto 2016 per 680 milioni di euro.
Prima di lasciare, però, secondo l'accusa di Waymo, Levandowski avrebbe rubato dai suoi sistemi informatici oltre 14.000 file confidenziali contenenti informazioni sui sensori Lidar.
Nell'accusa Google sostiene di aver impiegato svariati anni prima di mettere a punto la tecnologia Lidar, mentre attraverso le informazioni rubate «Otto è stata in grado di costruire un sistema Lidar comparabile in appena nove mesi».
Secondo il dossier depositato in tribunale, Waymo sarebbe venuta a conoscenza del furto per un errore di un rappresentante di componentistica, che avrebbe incluso per una svista uno dei suoi tecnici in un messaggio email che conteneva lo schema dei sensori Lidar di Uber.
Ma cos'è un sensore Lidar? Con l'acronimo di “Light Detection And Ranging” si indica un sensore che misura la distanza di qualsiasi ostacolo inviando degli impulsi laser. Misurando il tempo in cui l'impulso torna indietro, un po' come i sonar usati dai sottomarini, un processore costruisce in tempo reale una mappa tridimensionale digitale molto precisa dell'ambiente circostante.