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I blocchetti difettosi che hanno fatto scoppiare uno scandalo in casa General Motors nel 2014 (ma i primi sospetti, come confermato dal rapporto Valukas, si ebbero nel 2006) tornano di moda. Secondo la stampa americana infatti la Corte d'Appello di Manhattan ha dichiarato ammissibili le molteplici cause intentate dai clienti in seguito ai sinistri - alcuni mortali - avvenuti prima del fallimento, ma intentate successivamente allo stesso.
Dalle indagini fu accertato che le vittime di questo difetto di produzione furono 124, mentre 275 furono i feriti negli incidenti. Il difetto del blocchetto d'accensione causava lo spegnimento improvviso dell'auto con il conseguente blocco di numerose funzioni e organi meccanici come freni e sterzo. Il tutto costò a GM circa 2 miliardi di dollari, suddivisi tra un maxi richiamo per 2.6 milioni di veicoli, i risarcimenti alla Nhtsa e alle famiglie delle vittime e dei feriti.
La decisione della Corte d'Appello "smentisce" quella del giudice che seguì la bancarotta dell'azienda, che aveva sostanzialmente definito immune l'attuale proprietà dalle azioni precedenti al fallimento. Questo però in ogni caso non vuol dire che le cause siano state accolte, perché verranno discusse nelle opportune sedi. Infine, la decisione della Corte di New York non coinvolge gli incidenti verificatisi dopo il crac della vecchia GM.