Gli “smombie”, i pericolosi pedoni malati di smartphone

Gli “smombie”, i pericolosi pedoni malati di smartphone
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Occhi incollati al telefonino, si aggirano per la città rischiando l'incolumità pur di non rinunciare a guardare video, chattare, usare i social. E le amministrazioni corrono ai ripari contro una cattiva abitudine che rasenta l'idiozia
11 aprile 2019

Per definirli è stato creato un neologismo: “smombie”. Chi sono? Sono (o sarebbe meglio dire siamo, perché tutti lo siamo stati almeno una volta) quei pedoni con gli occhi incollati allo schermo dello smartphone che si aggirano per la città incuranti dei potenziali pericoli, anche mortali, che corrono.

Sì, perché gli “smartphone zombie” (ecco perché si chiamano “smombie”) sono una delle categorie di utenti della strada più a rischio. Uno studio di Ford di qualche anno fa ne ha tracciato l'identikit: uno smombie ha generalmente un'età compresa tra i 18 e i 24 anni e non rinuncia a parlare al telefono (il 68% del campione), ascoltare musica (62%) e scambiare messaggi (34%) mentre attraversa la strada. Magari anche con le cuffiette alle orecchie, così da essere “cieco” e anche “sordo” nei confronti dell'ambiente circostante e dei suoi pericoli.

Tra i paesi europei, in Romania è stato rilevato il numero più elevato (83%) di chi ammette di usare lo smartphone mentre attraversa anche al di fuori delle strisce. Seguono l'Italia (67%) e la Spagna (65%). Così gli incidenti si moltiplicano, pur di non rinunciare ad essere connessi.

A Bolzano la provincia autonoma ha installato dei cuscini paracolpi per i pedoni distratti dallo smartphone
A Bolzano la provincia autonoma ha installato dei cuscini paracolpi per i pedoni distratti dallo smartphone
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Naturale dunque che si corra ai ripari. Di recente la Provincia di Bolzano ha lanciato nelle zone pedonali del capoluogo dei cuscini color fucsia installati sui pali della luce per proteggere i pedoni con la testa china sul display da pericolose collisioni. E' solo una delle iniziative che si moltiplicano in tutto il mondo per limitare i danni da un uso incosciente del telefonino da parte dei pedoni.

Oltre alle campagne di sensibilizzazione, si va da appositi segnali stradali a corsie preferenziali, da semafori posizionati a terra a soluzioni ancora più tecnologiche. Come ad esempio in Corea del Sud, paese che secondo le statistiche con il 97% è il primo al mondo come tasso di diffusione dei telefoni “smart”.

Una corsia pedonale dedicata agli "smombie" in Giappone
Una corsia pedonale dedicata agli "smombie" in Giappone

Nella città di Ilsan, l’Istituto Coreano di Ingegneria Civile e Tecnologia Edilizia (Kict) ha messo a punto un sistema sperimentale che prevede l’impiego di luci intermittenti rosse, blu e gialle installate nei pressi degli attraversamenti pedonali. Quando uno “smombie” si avvicina oltre ad accendere le vistose luci, il sistema invia al dispositivo un messaggio pop-up che lo invita ad alzare la testa e a prestare attenzione all'attraversamento.

Positiva la reazione degli abitanti: «Questa luce sfarfallante mi fa sentire al sicuro perché mi fa guardare di nuovo intorno. Spero che ne installino di più in città», ha detto alla Reuters una ragazza di Ilsan.

Il costo per l'amministrazione locale è stato però di ben 12.000 euro per semaforo “anti-smombie”, per cui la cattiva abitudine dei drogati di smartphone si ripercuote anche sul resto della comunità. E dire che per salvarsi la vita basterebbe semplicemente alzare la testa. Che non costa nulla.

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