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Secondo i dati comunicati dall’Unione Petrolifera, nel corso del 2020 i consumi petroliferi di benzina e di gasolio sono diminuiti del 18% rispetto all’anno precedente. In alcuni mesi, come marzo, aprile, maggio e novembre il crollo è stato addirittura attorno al 50%. Lockdown e smart working - che ci piacerebbe chiamare isolamento e lavoro da casa, se i colleghi e le colleghe della tv rinunciassero a esibire termini inglesi, appresi il giorno prima - hanno tagliato drasticamente le percorrenze. Scuole chiuse e mamme “tassiste” hanno fatto il resto, riducendo traffico e congestioni mattutine nelle città. Morale, gli incidenti sono calati vistosamente.
Quanto? L’Istat ha diffuso attraverso l’Aci le stime del periodo gennaio-settembre 2020. Gli incidenti con lesioni hanno registrato un crollo del 29,5% rispetto allo stesso periodo del 2019. I feriti sono diminuiti del 32%; le vittime, del 26,3%. Ma se esaminiamo solo il mese di aprile scopriamo che le vittime sono calate addirittura. del 90%. Manca all’appello l’ultimo trimestre, che dovrebbe accentuare ancora di più la riduzione degli incidenti visto il crollo dei consumi nello stesso periodo.
Non abbiamo la stima di quanto siano calati quelli che le compagnie di assicurazione definiscono “sinistri”, ovvero quegli avvenimenti stradali che danno luogo a una denuncia per indennizzo. Oltre agli incidenti visti prima, comprendono: incidenti senza feriti, ammaccature da parcheggio, richieste di danni per incidenti mai avvenuti, richieste di danni da entrambe le parti, per un solo incidente.
Conosciamo solo i dati del 2019, cosa inaccettabile in un Paese moderno se solo pensiamo che negli Usa le statistiche sugli incidenti sono diffuse mensilmente, con ogni dettaglio. Non solo ma l’IILS (Insurance Institute for Loss Data) pubblica perfino l’ammontare dei danni provocati da ogni singolo modello, distinguendo fra le versioni berlina e station wagon.
Noi dobbiamo accontentarci del comunicato Ivass dell’11 dicembre 2020 che riporta, per l’anno precedente (cioè il 2019), un totale di veicoli assicurati pari a 42,4 milioni, mentre la frequenza dei sinistri era pari al 6,4%, Come dire che, nel 2019, 6,4 automobilisti su 100 hanno denunciato un sinistro, il che fa un totale di oltre 2,6 milioni di sinistri e altrettante richieste di indennizzo.
Per estrapolazione possiamo ritenere che, abbiamo registrato in tutto il 2020 meno di 120.000 incidenti gravi (con almeno un ferito) e meno di 2,2 milioni di incidenti con solo danni di carrozzeria.
Quanto costa mediamente ogni sinistro (da quelli con feriti a quelli “finti”, senza neppure un’ammaccatura)? Lo apprendiamo sempre dall’Ivass, che monitora circa il 90% delle compagnie e dei sinistri. Bene, nel 2019 il costo medio di un sinistro è stato pari a 4.186 euro per le autovetture (sostanzialmente invariato rispetto al 2018) e a 6.491 euro per i motocicli (-0,4% rispetto al 2018). Ma l’Ivass comunica anche il premio medio pagato che si è attestato a 328 euro per le autovetture (-1,5% rispetto al 2018) e a 229 euro per i motocicli (–1,6 rispetto al 2018), al netto degli oneri fiscali e parafiscali.
Morale con una riduzione del numero degli incidenti gravi e dei feriti pari mediamente al 30%, possiamo tranquillamente affermare che il numero dei sinistri lievi, delle ammaccature e perfino quello degli incidenti inventati, cioè delle truffe, è diminuito di oltre il 40%. Ciò si traduce immediatamente in una riduzione del costo dei risarcimenti almeno pari al 35%.
Sappiamo che il premio ha tre componenti delle quali la più importante è quella che riguarda i risarcimenti pagati e quelli messi a riserva; e vale oltre il 65% del premio pagato. Il resto è suddiviso fra provvigione dell’agente o dell’intermediario (ma nelle polizze online è assente), spese generali, oneri fiscali e contributo sanitario nazionale. Pertanto la riduzione dei sinistri durante il 2020 deve, (dovrebbe) portare a una riduzione davvero consistente delle polizze, visto anche che solo pochissime compagnie hanno sentito il dovere morale di prorogare la scadenza . Invece?
Qui cominciano le dolenti note. Infatti l’Ivass scrive perentoriamente nella sua ultima indagine statistica: “Nell’ultimo anno, (ndr: ovvero il 2020) in nessuna provincia si riscontrano aumenti di prezzo”. Siamo in grado di ritenere azzardata tale affermazione e chiediamo ai lettori - che ovviamente non siano incappati nel malus, nè abbiano cambiato vettura o provincia - di smentirla. Ma andiamo avanti con le parole del bollettino Ivass:
“Il prezzo effettivamente pagato per la R.C.auto rilevato per i contratti stipulati nel terzo trimestre del 2020 è in media pari a 389 euro. Il 50 per cento degli assicurati paga meno di 346 euro, il 90 per cento degli assicurati meno di 613 euro e solo il 10 per cento degli assicurati meno di 211 euro. Prosegue il trend di riduzione del prezzo per la polizza auto anche nel terzo trimestre del 2020. Si registra una riduzione dei prezzi del 5,1 per cento su base annua.
Abbiamo fra le mani due polizze assicurative, entrambe rinnovate mediante contratti online con una delle maggiori compagnie del ramo. Per entrambe la compagnia non ha prorogato neppure di un giorno la copertura assicurativa, visti I lunghi periodi di lockdown. Ci attendevamo quindi o una riduzione del 5% come scrive l’Ivass, o qualcosa di più, legato al calo degli incidenti gravi. Invece...
- una polizza rinnovata il 17 dicembre scorso, (stessa vettura, stessa residenza, no sinistri denunciati da oltre 10 anni, no incidenti subiti), premio richiesto esattamente uguale a quello dell’anno precedente;
- la seconda polizza, da rinnovare in questi giorni (anch’essa no sinistri, no incidenti subiti, stesse condizioni) è stata proposta addirittura con un aumento.
Semplicemente inaccettabile. Così come non è accettabile che nei mille Dpcm che abbiamo dovuto sorbirci e rispettare il Governo non abbia dedicato un rigo al grazioso omaggio che la pandemia stava regalando alle compagnie di assicurazione. Magari per consolare l’automobilista che ha la macchina ferma e continua a pagare la polizza, magari per ripristinare un po’ di equità .
Sorge spontaneo un sospetto: non sarà perché le assicurazioni sono i presta-soldi dell’Erario? Cioè i principali acquirenti delle cambiali con le quali lo Stato paga i suoi debiti, alias i BOT? Dovremmo dire “nostri debiti”, se non fosse che, di certi debiti come gli incentivi per i monopattini elettrici cinesi, ne avremmo fatto volentieri a meno.