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Tutto è iniziato il 24 gennaio scorso, quando Gian Marco Lorito, agente del corpo di polizia locale di Palazzolo, in provincia di Brescia, parcheggia la sua auto di servizio in un posto riservato ai disabili.
E' l'era degli smartphone e l'immagine viene immediatamente catturata. Siamo nell'era dei social e quello stesso scatto finisce immediatamente anche in pasto all'odio della Rete.
E sotto gli occhi dello stesso Lorito che, rendendosi conto dell'errore, scrive immediatamente una lettera di scuse all'autore della foto, il presidente della sezione bergamasca dell’Anmic (L'Associazione nazionale dei mutilati e degli invalidi civili), autoinfliggendosi anche una sorta di ammenda di 100 euro, con un bonifico alla suddetta istituzione.
Ci sono tutte le ragioni per scrivere l'happy end di una vicenda incresciosa sì ma, apparentemente risolta con il culmine delle sentite scuse.
E invece no. La notizia viene ripresa anche dalla stampa locale e continua e circolare sui social network. E con lei si diffonde anche il biasimo e la gogna pubblica che finisce per diventare una specie di ossessione per il quarantaquattrenne poliziotto che, da lavoratore senza macchia e anzi onorato anche da un encomio ufficiale per la sua attività in servizio poco più di un anno prima, si sente trasformato in un mostro.
Con il passare dei giorni, al senso di colpa si aggiunge il timore di conseguenze deleterie per la sua vita professionale e il tutto diventa via via più soffocante, insopportabile.
Quel che rimane, infine, è giusto il tempo di impugnare la pistola d'ordinanza.