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Sta diventando una piacevole abitudine: dopo l’esordio per certi versi burrascoso dell’anno scorso (vedi qui), Giuseppe Conte in qualità di Primo Ministro non ha mancato all’appuntamento con l’assemblea pubblica di Anfia, che per l’Associazione di categoria del mondo automotive rappresenta il momento delle valutazioni e dei bilanci in prossimità di fine anno.
Stavolta cambia lo scenario: non più gli austeri saloni di un albergo romano, ma gli ambienti per molti versi inediti della fabbrica FCA di Melfi, in provincia di Potenza.
Una location magari non facile da raggiungere, ma suggestiva soprattutto perché a fare gli onori di casa di sono gli uomini del management FCA, la cui prossima destinazione professionale - ovviamente ala luce dell’accordo annunciato ma non ancora sancito nei dettagli con PSA - è avvolta dalle nebbie del mistero.
In un breve confronto con la stampa, Giuseppe Conte ha rilasciato poche, ma importanti dichiarazioni.
Da un lato, ha ribadito l’impegno del suo Governo a favorire la transizione verso forme di mobilità più attente all’ambiente e meno inquinanti, ad iniziare da quella elettrica (e non sfugge che proprio a Melfi, FCA inizierà a produrre auto ibride, a partire dalla prossima primavera), ma guardando con molta attenzione all’idrogeno.
La vicinanza al settore dell’automotive non è mai stata in discussione, malgrado qualche recente incomprensione legata soprattutto ala vicenda della tassazione sulle flotte aziendali.
A tale riguardo, anzi, Conte ha chiarito come la contestata norma relativa al maggior carico fiscale sulle vetture concesse in benefit ai dipendenti previsto nella prima bozza della Legge di Bilancio, sia stata un errore: magari non nelle intenzioni (»Nasceva dall’esigenza di favorire il ricambio generazionale delle auto»), ma certo nella stesura, che ne ha snaturato la vocazione originaria facendola apparire come un ulteriore, e per molti versi incomprensibile, ulteriore balzello a carico del settore.
Così la norma sta per essere riformulata, completamente ridefinita, per eliminare ogni possibile ulteriore confusione o contestazione.
Per le auto aziendali, il Governo starebbe studiando l’ipotesi di farle concorrere al reddito per il 15% anziché il 30% nel caso di vetture ibride o elettriche, valore poi portato al 40% e fino al massimo del 100% per i veicoli più inquinanti; inoltre, la stretta si applicherebbe solo alle auto comprate dal prossimo gennaio in poi.
Staremo a vedere: vista però la delicatezza della materia, consigliamo caldamente al Premier di vigilare con attenzione sulle “manine“ che si occupano della stesura dei provvedimenti.
Errare è umano, perseverare sarebbe nefasto.