Il cartello Slow esposto dal muretto guidato da Piccinini venne inteso da Gilles come un rallentare rispettando le posizioni. Non fu così, però, per Pironi. Per molti fu poi una delle cause dell'incidente di Zolder...
E’ solo una supposizione che la morte di Gilles sia stata dovuta al nervosismo relativo ai fatti della gara precedente.
Però Imola 1982 per gli appassionati si confonde con il dramma di Zolder, quasi fossero due atti della stessa tragedia, che si completerà pochi mesi dopo ad Hockenheim con l’incidente che troncherà definitivamente la carriera ad un Pironi involato verso il titolo.
Imola era il punto di svolta del mondiale, perché il tribunale della Fia aveva accolto il ricorso di Ferrari e Renault conto Williams e Brabham, che, come molti altri team inglesi, grazie all’espediente dei serbatoi di acqua avevano corso sotto peso le prime gare.
La FOCA (Formula One Constructor Association) di Ecclestone per rappresaglia boicotta il GP, ed al via si presentano solo i “legalisti”: Renault, Ferrari, Alfa Romeo, Tyrrell, Osella, ATS e Toleman.
La gara è una sfida delle Renault di Prost (subito ritirato) e Arnoux con le Ferrari di Villeneuve e Pironi. Arnoux conduce, Villeneuve lo incalza, e quando a meno 16 giri anche la seconda monoposto francese rompe, il canadese pensa di avere il successo in tasca.
Gilles non aveva mai vinto in Italia, accodandosi con grande lealtà a Jody Scheckter a Monza ’79.
L'ultimo giro di Imola 1982
Il famigerato cartello Slow: per Gilles significava congelare le posizioni salvaguardando la fragile meccanica turbo. Pironi, invece, lo interpretò diversamente
Non si è mai saputa la verità sugli accordi pre-gara, ma tutto lascia intendere che toccasse a Gilles vincere, sia perché era in testa, sia perché con lui al comando spunta dal box Ferrari l’ambiguo cartello “slow”, da tutti interpretato come “rallentate e tenete le posizioni”. Gilles abbassa il ritmo per preservare il delicato motore turbo, ma Pironi lo attacca. I due si passano più volte, il canadese è convinto che il suo compagno voglia solo fare spettacolo per il pubblico e non gli chiude la porta all’ultimo passaggio alla Tosa.
La maschera di Villeneuve sul podio è tremenda, si sente pugnalato alle spalle dal suo team e dal suo compagno di squadra, che riteneva un amico. Non è avere perso che gli brucia, ma essere stato vittima di quello che gli appare un vero e proprio raggiro.
Come avrebbe reagito Enzo Ferrari, per chi avrebbe parteggiato il Direttore Sportivo Marco Piccinini, quale sarebbe stata la reazione dei tifosi, sono domande che purtroppo si infrangeranno due settimane dopo sulla March di Jochen Mass.
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