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Cosa rende unica un'Alfa Romeo, oltre alle linee ed allo stile squisitamente italiano? Il propulsore. Sotto il cofano del biscione, hanno battuto cuori di tutto rispetto, alcuni entrati nella leggenda, come il V6 Busso o il 4 cilindri boxer. Una delle caratteristiche peculiari della nuova Giulia Quadrifoglio Verde, che i nostri tester hanno già avuto modo di apprezzare nella nostra prima presa di contatto, è il V6 da 2.9 litri e 510 CV di potenza. Per conoscere da vicino questo propulsore, abbiamo parlato con Gianluca Pivetti, Responsabile dello sviluppo dei Motori in Alfa Romeo.
Come mai la scelta di puntare su un propulsore V6?
«Avevamo le idee molto chiare per il comparto motoristico. Volevamo un 3.0 litri che potesse competere con i principali rivali. Gli anni passati in Ferrari hanno fatto si che assimilassi i contenuti tenici e venissero applicati al motore, aggiungendo un particolare che secondo il mio parere rappresenta lo stato dell'arte, ovvero la disattivazione di una bancata. È un motore che nasce in poco tempo: avevamo un diktat per entrare in produzione nel giro di 3 anni, dopo un anno e mezzo siamo arrivati alla delibera tecnica pe poi lavorare sul prodotto e raggiungere il livello qualitativo che ci eravamo prefissati.»
Cos'ha di tanto particolare il motore della Giulia Quadrifoglio Verde?
«Per prima cosa, si tratta di un motore atipico, non è un 6 cilindri vero e proprio. Sono due motori da 3 cilindri che si uniscono in corrispondenza delle bielle e dell'albero. Volevamo un propulsore efficiente, ma che fosse anche sportivo e performante. Abbiamo implementato un sistema che consentisse la disattivazione di un'intera bancata, spegnendo non solo l'iniezione, ma chiudendo valvole, l'alimentazione e la lubrificazione del turbo, evitandone così i trafilamenti. Non andiamo a perdere il pompaggio, ma accoppiamo la massima efficienza con un abbassamento dei consumi.»
Per quanto riguarda il 2.0 a benzina, invece, cosa ci può dire?
«È un motore globale, che vedrà la sua prima applicazione sulla Giulia. Il 2.0 a benzina doveva essere un motore differente dal 6 cilindri, in quanto quest'ultimo era il nostro fiore all'occhiello per le prestazioni. Il 4 cilindri si misura in uno scenario ampio e complesso, dal momento che in quel segmento le prestazioni, i consumi e l'affidabilità richiedono impegno ed attenzioni particolari.»