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Milano - In occasione di una serata organizzata presso la pista di kart elettrici del Pala K di Cinisello Balsamo (Milano) abbiamo incontrato Gian Maria Gabbiani, un pilota a 360°, che attualmente partecipa a non solo a diversi campionati in auto, ma che gareggia anche nel Mondiale Offshore Class 1 e che dopo aver corso in moto sogna oggi di partecipare al miti Tourist Trophy all'Isola di Man.
Figlio di Beppe Gabbiani, celebre pilota automobilistico italiano con un passato anche in Formula 1, Gian Maria è recentemente salito all'onore di cronaca per aver partecipato alla prima tappa del campionato Superstars vestendo i panni di Diabolik, con tanto di Eva Kant al seguito e vettura da competizione completamente brandizzata con i loghi del ladro più famoso dei fumetti.
Gabbiani Junor ci ha raccontato dei suoi progetti presenti, ma soprattutto di quelli futuri, dimostrandosi un pilota particolarmente ambizioso e desideroso di raccogliere sempre nuove sfide.
Com’è nata l’idea di portare una Jaguar con la livrea di Diabolik nel campionato Superstars? Per quanto sei riuscito a mantenere segreta la tua vera identità e quanto è stata apprezzata questa iniziativa?
«L’idea di rivestire la Jaguar XFR del Team Ferlito con la livrea di Diabolik è nata per caso. Mi trovavo all’Hotel Meliá dove presentavano un’intera sala dedicata a Diabolik, che ospitava al suo interno l’immnacabile Jaguar E-Type del 1962. Siccome io l’anno precedente avevo già corso a Monza con la Jaguar di Ferlito ho pensato di unire la mia esperienza in pista con quella del ladro più famoso dei fumetti. Sono stato così a Cartoomics, la fiera del fumetto, dove ho incontrato Mario Gomboli, Direttore della Casa Editrice Astorina, a cui l’idea di un’auto da corsa dedicata a Diabolik è piaciuta tantissimo. Sono riuscito ad unire i vari licenziatari del marchio, ho radunato nuovi sponsor e così è nata la vettura con cui ho corso a Monza. L’idea era quella di tenere segreta l’identità del pilota il più a lungo possibile e ci siamo riusciti fino a gara due quando il commentatore si è distratto e ha svelato la mia identità agli spettatori. L’idea di travestirmi da Diabolik e correre con un’auto dedicata al ladro dei fumetti ha riscosso un successo inaspettato anche presso la stampa non di settore. È un’iniziativa di cui vado molto fiero anche perché Diabolik è una realizzazione 100% Made in Italy che cerchiamo di far conoscere anche all’estero».
Come si evolverà l’idea di correre rivestendo i panni di Diabolik? Parteciperete ad altre gare con questa macchina?
«Sicuramente porteremo la nostra Jaguar con Diabolik a Brno, seconda tappa della Superstars che andrà in scena il 18 e 19 maggio. Inoltre stiamo mettendo a punto con Ferlito nuove modifiche tecniche che dovrebbero garantirci prestazioni migliori. Speriamo di avere un po’ più di fortuna a Brno perché a Monza gara 1 è andata malissimo e gara 2 non ci ha permesso di arrivare in una posizione vicina al podio a causa di un drive through.»
Cosa non ha funzionato a Monza?
«Purtroppo io tornavo dalla prima tappa del mondiale offshore e non abbiamo potuto provare la nostra Jaguar. Siamo arrivati con la macchina ancora da testare e invece che provare durante i turni di libere abbiamo fatto i primi chilometri di test in gara 1. In gara due siamo andati molto meglio infatti e se ci fosse stata gara 3 sono sicuro che saremmo andati benissimo. Alla fine però lo sport è anche questo, ci impegneremo ancora di più e cercherò di fare il mio meglio a Brno».
“Con il tempo mi sono reso conto che per me il motorsport era diventato qualcosa di più, quasi una religione. Penso costantemente alle gare e credo che senza le corse non sarei veramente io”
Oltre alle auto con quale mezzi gareggi oggi?
«Attualmente partecipo al Mondiale Offshore Class 1 con i motoscafi e dovrei riuscire a fare tutte le tappe della stagione quest’anno. Il mio impegno si divede quindi ora tra acqua e pista».
Dov’è nata la tua passione per le competizioni? Come si tiene insieme l'amore per due mezzi così apparantemente lontani come le auto e i motoscafi?
«Sono appassionato di motori a 360°. Mio padre correva in Formula 1 e quindi all’età di 3 anni e mezzo ero già seduto su un kart. È stato un passaggio obbligato ma con il tempo mi sono reso conto che per me il motorsport era diventato qualcosa di più, quasi una religione. Penso costantemente alle gare e credo che senza le corse non sarei veramente io. La motonautica è una disciplina totalmente differente rispetto all’automobilismo. Grazie alla motonautica negli ultimi anni sono riuscito a togliermi grandissime soddisfazioni. I due titoli mondiali vinti con il powerboat infatti hanno cancellato le sfortune che ho incontrato con le macchine. Non sono riuscito a correre in Formula 1 ma oggi sono nella Class 1 del mondiale off-shore che è la massima formula della motonautica. Nel complesso quindi mi ritengo molto soddisfatto».
Nella tua vita non ci sono solo automobili e motoscafi, infatti ami tantissimo anche le due ruote. E' vero che stai lavorando per correre al mitico Tourist Trophy all'Isola di Man?
«Il Tourist Trophy per molti è una gara stupida, ma per tanti altri è una gara mitica che ha mantenuto intatto il suo fascino nel tempo. Alcuni credono che sia una gara da pazzi, suicida, mentre altri la vivono prima di tutto come una competizione con se stessi. Naturalmente i rischi sono elevati dal momento che le moto ormai vanno sempre più forte, mentre le strade dell’Isola di Man sono rimaste inalterate. Per questo parteciperò al TT con lo spirito dell’amante delle gare in moto e non come pilota professionista che punta al risultato».
Come affronti il rapporto con sport così estremi e con competizioni come il TT dove i piloti rischiano costantemente la vita?
«Sono consapevole che il Tourist Trophy sia una gara molto rischiosa, ma anche la motonautica nell’ultimo periodo ha visto perdere numerose vite. In ogni caso non me l’ha ordinato il dottore, se ho deciso di partecipare al TT è perché non ho potuto partecipare alle gare d’elite come la MotoGP o la Superbike e l’Isola di Man rappresenta la più grande gara motociclistica “alternativa”».
“Il Tourist Trophy per molti è una gara stupida, ma per tanti altri è una gara mitica che ha mantenuto intatto il suo fascino nel tempo. Alcuni credono che sia una gara da pazzi, suicida, mentre altri la vivono prima di tutto come una competizione con se stessi”
«Un pilota si prepara in modo maniacale prima di ogni nuova sfida. Ogni singolo dettaglio infatti può fare la differenza. In preparazione metto sempre tutto me stesso perché voglio arrivare a qualsiasi gara al top della forma. È ovvio in ogni caso che andrò al TT anche con la testa di una persona che guida da 30 anni. Non vado per strafare ma per trovare i miei limiti. Come per molti altri piloti quando sarò all’Isola di Man penserò solo al fatto che in quel momento vorrei essere lì e da nessun’altra parte se non lì. Poi ammetto che il destino è destino… E’ ovvio comunque che ogni tanto penso ai danni che un pilota come me può procurare a se stesso o alla moto, o ai soldi che serviranno per rimettere a posto il mezzo, ma anche al tempo necessario per tornare in forma. In ogni caso ho già fatto otto giorni all’Isola di Man per capire esattamente a cosa andavo incontro. Un conto infatti è fare il figo al bar, ma poi quando realizzi che lo stai per fare davvero la situazione cambia.».
Quando parteciparai al TT e con quale moto? E' vero che stai pensando di gareggiare all'Isola di Man con una moto elettrica?
«La cosa più importante per prendere parte al TT è trovare la moto più adatta alle proprie caratteristiche. Io sono un pilota fuori taglia quindi devo scegliere una moto che tenga conto del mio peso e della mia altezza, più che altro perché anche se non punto al risultato voglio portare a termine la gara».
«Sì, attualmente stiamo anche valutando la possibilità di partecipare al TT con una moto elettrica, un campo dove gli Italiani sono all’avanguardia. Qualora venisse approvata una nuova categoria quindi potrebbe aprirsi anche in risvolto green».
Qual è secondo te l'aspetto più affascinante di una gara come il TT?
«Il Tourist Trophy a mio avviso è una gara unica al mondo oggi perché si respirano momenti di pura passione assolutamente unici, paragonabili solo a quelli che ho vissuto da bambino quando mio papà gareggiava in Formula 1, all’epoca della febbre Villeneuve».
“Il Tourist Trophy è una gara unica al mondo oggi perché si respirano momenti di pura passione assolutamente unici, paragonabili solo a quelli che ho vissuto da bambino quando mio papà gareggiava in Formula 1, all’epoca della febbre Villeneuve”
Hai altri progetti in cantiere?
«Sto lavorando per ottenere un nuovo record di velocità sulle quattro ruote, ma questo progetto è ancora allo stato embrionale quindi rimane davvero top secret!»
Quali modelli di auto e moto possiedi?
«Io alla fine sono rimasto un fighetto milanese quindi possiedo ancora una special di Carlo Talamo. Si tratta di una rarissima Special ALU su base Speed Triple. E' un'anzionotta che io maltratto come se fosse una moto moderna. Sono molto legato a Triumph perché secondo me è un marchio che ha un'anima, un po' come Porsche per il mondo delle quattro ruote. Attualmente sto guidando una Mercedes-Benz Classe C perché un'auto comoda per macinare moltissimi chilometri. Da quest'anno sono passato al cambio automatico perché viaggiando molto devo ammettere che risulta davvero pratico anche se per me un'auto è sempre stata tale se con cambio manuale».