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Quasi quasi verrebbe da dire: «Caro Boris, hai voluto la Brexit? Ed ora pedala!»; peccato però che la gravissima carenza di carburante nel Regno Unito non affligga solo l'inquilino dell'appartamento al numero 10 di Downing Street, ma coinvolga ormai la quasi maggioranza dei cittadini inglesi.
Le enormi code ai distributori in tutta la Gran Bretagna, infatti, sono la conseguenza più evidente della crisi nei canali distributivi scatenata dalla penuria di autotrasportatori, in gran parte dei originari delle nazioni dell'est Europa ed ora impossibilitati a lavorare in Inghilterra, a causa appunto delle misure previste dalla Brexit; un problema che ora riguarda i carburanti, ma presto interesserà anche l'approvvigionamento ai supermercati ed ai negozi alimentari.
Proprio la corsa al “pieno” da parte degli automobilisti ha spinto il governo di Johnson a decidere la temporanea sospensione della legge sulla concorrenza, puntando così a garantire il rifornimento delle stazioni di servizio che hanno esaurito il carburante.
Ma la misura potrebbe non bastare: secondo alcune indiscrezioni rilanciate dai media britannici, infatti, l'esecutivo guidato dai conservatori
sarebbe pronto a chiamare l'esercito per guidare le autocisterne, come parziale rimedio alla carenza di conducenti di mezzi pesanti.
I dati diffusi dalla PRA (Petrol Retailers Association, l'associazione di categoria dei distributori di carburante) sono allarmanti: circa due terzi dei quasi 5.500 punti vendita indipendenti sono senza benzina, e il resto è parzialmente a secco e presto in via di esaurimento.
Nel Regno Unito ci sono oltre 8.000 stazioni di rifornimento, indipendenti o all'interno di grandi catene; quelle gestite dai supermercati Asda hanno già avviato forme di razionamento, stabilendo che ogni automobilista può rifornirsi per un massimo di trenta sterline.