Gandolfi: «Il nuovo Codice della Strada? Più semplice e comprensibile»

Gandolfi: «Il nuovo Codice della Strada? Più semplice e comprensibile»
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L’onorevole Paolo Gandolfi, componente della commissione permanente Trasporti e relatore del disegno di legge delega al governo per la riforma del Codice della Strada, ci anticipa le principali novità in discussione nelle aule parlamentari
1 luglio 2014

Non c’è solo Matteo Renzi: anche se la scena mediatica è occupata in modo quasi assoluto dal Premier e dalle tante parole e (magari minori) azioni dei suoi ministri, il resto dei parlamentari romani non resta con le mani in mano. I lavori delle commissioni, per esempio, procedono a passo spedito; una, in particolare, ci sta molto a cuore, perché si occupa della non più rinviabile riforma del Codice della Strada, attesa da molti anni.

Paolo Gandolfi, nato a Reggio Emilia nel 1966, è alla prima esperienza da deputato; laureato in Architettura a Venezia, sposato e padre di due figli, dal 2007 è stato Assessore alla Mobilità, alle Infrastrutture e ai Lavori pubblici nella prima e seconda e giunta Delrio, nella sua Reggio Emilia; poi il salto a Roma, eletto al Parlamento nelle liste del Partito Democratico.

Gandolfi, componente della Commissione Trasporti, è anche relatore del disegno di legge delega al governo per la riforma del Codice della Strada: l’interlocutore giusto, quindi, al quale chiedere notizie aggiornate sull’avanzamento dei lavori, su una previsione attendibile  dei tempi necessari e, soprattutto, su quali elementi il nuovo Codice della Strada punterà per mandare in soffitta - e senza nostalgia alcuna - quello che ci accompagna da oltre venti anni, quindi ormai irrimediabilmente datato e non più al passo con l’evoluzione dei tempi.

Ci può descrivere qual è la modalità del lavoro di revisione del Codice?
«Lo definisco come un processo a tappe: il primo step è quello del lavoro che ci sta impegnando da alcuni mesi e che ormai è in dirittura d’arrivo. In Commissione, dove sono rappresentati tutti i gruppi parlamentari, avevamo come base di discussione il testo della collega Silvia Velo, al quale abbiamo apportato modifiche e contributi arrivati da tutti i membri della commissione ed anche accogliendo osservazioni e specifiche di associazioni di utenti, rappresentanti della società civile, aziende e di altri soggetti in vario modo interessati all’argomento. In commissione non sono previste audizioni dirette: i contributi esterni, comunque benvenuti, vengono “filtrati”, valutati ed eventualmente considerati validi ed ammessi alla discussione. Mi fa piacere rendere noto che la quasi totalità delle osservazioni esterne sono state ritenute valide, a dimostrazione di quanto l’argomento sia importante e stia molto a cuore a tutti i cittadini».

Se non ci saranno sorprese, è plausibile che il testo base del nuovo Codice della Strada, approvato in Commissione, possa essere presentato all’Aula parlamentare prima della pausa estiva. Ci vorranno almeno altri due anni prima che il nuovo Codice divenga operativo


Quale road map sarà seguita?
«Il lavoro di sgrossamento ed affinamento, a carico della commissione, è ormai in dirittura d’arrivo: se non ci saranno sorprese, è plausibile che il testo base del nuovo Codice della Strada, approvato in Commissione, verrà presentato all’Aula parlamentare prima della pausa estiva. Considerati i tempi necessari alla discussione, alle votazioni e con la quasi certezza della terza lettura in Parlamento dopo il passaggio al Senato, tra approvazione della legge delega e varo dei relativi decreti, ci vorranno almeno altri due anni prima che il nuovo Codice sia operativo».

Al di là dei tecnicismi, che possono risultare oscuri ai comuni cittadini, su quali elementi sarà organizzato il nuovo Codice, a quali principi si ispira?
«Possiamo chiamarla la regola delle tre S: Semplificazione, Sicurezza, Sostenibilità. Sono i concetti che più spesso ci sono stati sollecitati, le argomentazioni che più di frequente abbiamo affrontato e le richieste che come legislatori in qualche modo abbiamo fatto nostre. Tre concetti, inoltre, strettamente interconessi, perché l’uno funziona al meglio solo se si attivano anche gli altri. Intorno a questi tre cardini, il nuovo Codice prende vita e si definisce come sistema per definire in modo chiaro e senza incertezze cosa devono fare i cittadini in strada e quali comportamenti devono assumere, ovviamente tenendo anche conto del veicolo che conducono o del fatto che siano semplici pedoni. Il nostro obiettivo è di formulare un Codice più comprensibile e chiaro anche per le Forze dell’Ordine: quello attuale, che comprende quasi 250 articoli cui si sommano gli oltre 400 e le 19 appendici dei regolamenti attuativi è ormai ingestibile, è diventato ipertrofico e non assolve più alla sua funzione. Vogliamo invece uno strumento con molti meno articoli, ma moderno perché scritto tenendo ben presente non solo qual è la situazione attuale, ma anche proiettandoci verso il futuro prossimo venturo. Non semplice descrizione dello status quo, ma ambizione di poter governare in modo equilibrato l’evoluzione prevedibile della mobilità».

In città, dove si concentrano le maggiori dinamiche di spostamento, è necessario ripensare la gestione degli spazi: le corsie preferenziali devono non essere più elemento di segregazione, ma di condivisione a favore della fluidità e dello scorrimento ordinato dei flussi


Parliamo di una delle tre S, la Sicurezza, probabilmente la parola più usata e forse abusata negli ultimi anni parlando di mobilità e circolazione: in che modo sarà resa concreta nel prossimo Codice?
«Intanto inserendo una categoria nuova, quella degli utenti vulnerabili, cui si dovrà prestare la massima attenzione: li identifichiamo in tutti coloro che in strada non dispongono di strumenti di sicurezza passiva e con pochi elementi di pericolosità nei confronti di terzi. E’ ovvio che ci riferiamo soprattutto ad un contesto urbano, ambito che più degli altri necessita di una strategia specifica ed unitaria come già accade in altri contesti, come le autostrade, i porti o l’Alta Velocità. Le città, dove si concentrano le maggiori dinamiche di spostamento, è necessario ripensare la gestione degli spazi: le corsie preferenziali, per esempio, devono non essere più elemento di segregazione, ma di condivisione a favore della fluidità e dello scorrimento ordinato dei flussi. Un risultato che si ottiene andando tutti più piano, puntando ad una mobilità costante a bassa intensità, piuttosto che inseguire l’utopia dello scorrimento veloce, destinato a restare sulla carta e sconfessato dalla realtà quotidiana».

Sicurezza: per i motociclisti, significa soprattutto cambiare i guard rail che spesso causano danni più gravi degli incidenti che coinvolgono i centauri: ci sono novità in tal senso?
«La battaglia dei motociclisti per cambiare i guardrail, pericolosissimi per chi non va in auto, è ad un punto di svolta: il Ministero dei Trasporti ha stilato il decreto con le specifiche tecniche per l'installazione dei guardrail con sistemi di sicurezza non letali per le due ruote. Finora i guardrail sulle nostre strade, come da direttiva europea, sono sottoposti a crash test con automobili e veicoli pesanti, senza nessuna prova di compatibilità con i motociclisti. I guardrail salva centauri possono essere installati a titolo sperimentale, ma non c’è alcun obbligo e per questo sono pochissime le amministrazioni locali attive per garantire la sicurezza dei motociclisti. Bisognerà verificare se ci sono le condizioni per inserire tali norme nel prossimo Codice, o se piuttosto sarà preferibile un altro iter, più veloce, che ne permetta la rapida attuazione una volta ottenuto il parere positivo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, cui spetta una valutazione organica sull’argomento».

Al momento il reato di omicidio stradale non è previsto, mentre compare l'inasprimento delle sanzioni accessorie, come la revoca della patente e dell'inibizione alla guida sul territorio nazionale a tempo indeterminato


Continui episodi di cronaca hanno reso più forte la richiesta di istituire il reato di omicidio stradale, nei confronti della quale sono favorevoli anche importanti figure del Governo: rientra nelle vostre competenze?
«Nel testo base dalla Commissione Trasporti per l'esame della delega al Governo per la modifica al Codice, al momento il reato di omicidio stradale non è previsto, mentre compare l'inasprimento delle sanzioni accessorie, come la revoca della patente e dell'inibizione alla guida sul territorio nazionale a tempo indeterminato. La soluzione per l'omicidio stradale sembra quella di procedere con l'esame di un disegno di legge ad hoc, perchè trattandosi di definire una specifica fattispecie di reato, da inserire nell'ambito del codice penale, l'esame parlamentare coinvolge per forza anche le competenze della Commissione Giustizia. Sulla materia, comunque, ci sono al momento almeno tre disegni di legge presentati in Parlamento e in attesa di iniziare l'iter di discussione».

La campanella suona e l’onorevole Gandolfi corre in aula, per le votazioni, lasciandoci nel transatlantico, svuotatosi in pochi istanti di tutta la folla di deputati e portaborse: torneremo presto tra i marmi lucenti del Parlamento, per verificare che l’avanzamento del nuovo Codice prosegua secondo il calendario indicato.

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