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Barcellona - Gabriele Tarquini, classe 1962, è uno dei piloti italiani in attività più amati nel nostro Paese. A cavallo degli anni ’90 ha assaggiato il sapore delle corse in Formula 1, senza trovare però mai l’infinita soddisfazione che ha raccolto poi nel Turismo con Alfa Romeo e Honda.
Oggi, a 53 anni, è pilota ufficiale Honda nel WTCC, dove è impegnato a battersi da alcuni anni con la Civic. E non ha nessuna voglia di appendere il casco al chiodo. Lo abbiamo incontrato a Barcellona, in occasione dei test preliminari della stagione 2015.
Vieni da una stagione nel WTCC non di certo esaltante a causa dei troppi problemi tecnici. Come avete modificato la Civic?
«Quest’anno avremo cinque jolly da giocarci per modificare la macchina. L’anno scorso li abbiamo utilizzati tutti ma non hanno dato i risultati sperati. Ora vogliamo concentrarci sulle sospensioni, il differenziale e il pacchetto aerodinamico».
Che problemi avete avuto lo scorso anno?
«Tutti i problemi dell’anno scorso sono stati causati dal fatto di aver voler voluto omologare la macchina in tempi stretti. Ci siamo ritrovati quindi con un’auto non molto collaudata. Il servosterzo non funzionava e alcune volte si bloccava, poi abbiamo dovuto cambiare in fretta e furia la struttura a cui si ancorano i supporti motore perché si fletteva e ci dava grossi problemi».
Giusto qualche “problemuccio” da niente…
«Purtroppo i regolamenti non ci permettono di fare le modifiche di cui avremmo bisogno. Per avere i risultati che vorremmo paradossalmente dovremmo omologare una nuova auto».
L’anno scorso hai avuto qualcosa da dire sulla velocità di punta della tua Civic…
«La velocità massima è data dal rapporto tra la potenza del motore e il coefficiente di penetrazione aerodinamica. La nostra Civic è un po’ penalizzata a livello aerodinamico rispetto alle Citroen dal momento che è una vettura a due volumi. Non sappiamo bene a chi dare la colpa, perché la forma della macchina di sicuro non la possiamo cambiare».
Sei stato il pilota più anziano a vincere un campionato FIA dopo Fangio. Ripetiamo l’impresa?
«Magari! In ogni caso quando inizio una stagione il mio obiettivo è sempre quello di puntare alla vittoria assoluta. L’anno scorso non siamo riusciti ad impensierire troppo le Citroen, che difatti hanno passeggiato per tutta la stagione. Quest’anno bisogna vedere se siamo riusciti a comprare questo gap, si vedrà!»
In Italia sei ancora amatissimo per gli anni passati in F1 e soprattutto all’Alfa Romeo…
«Sono l’ultimo pilota ad aver vinto un campionato con l’Alfa Romeo perché purtroppo il Biscione si è ritirato dalle corse dopo il 2003. E’ normale quindi che specialmente in Italia il mio nome sia ricordato con il coloro rosso dell’Alfa. La mia carriera in F1 invece non è stata esaltante. Io ho dei bellissimi ricordi ma non ho lasciato tracce, al di là forse di quel punto conquistato nel GP del Messico nell’89. Il Turismo mi ha dato invece grandissime soddisfazioni, soprattutto perché ho avuto la possibilità di guidare delle auto veramente belle e competitive».
Non sei più giovanissimo, eppure ti vediamo sempre in gran forma. Che effetto fa sfidarsi con ragazzi di 18 anni?
«Fisicamente mi sento come un bambino. Sto bene e non mi sono mai sentito penalizzato dalla mia età dietro ad un volante. Non mi sento di avere niente di meno di Filippi che ha 18 anni o di Monteiro che ne ha 35. Sento di avere un bagaglio di esperienze enorme e la velocità è ancora vicina al top. Sento quindi solo gli aspetti positivi della mia lunga carriera. Quando inizierò a non essere più veloce, perché inizierò a sentire il peso degli anni, allora ci penserò. Anche dopo un anno come quello passato, veramente difficile, non ho mai perso la voglia di correre».
I piloti più vecchi di me dicono che per farsi una prima idea della Nordschleife bisogna farci almeno 500 giri. Io ne ho fatti 16, quindi sono già a buon punto
Una sete implacabile per le corse. Vorresti provare a correre in qualche altra categoria?
«Non ho mai pensato di andare a correre da qualche altra parte. La gara sprint non è l’ideale per piloti “vecchietti” come me ma è la formula che a me piace di più. Avere 20 minuti di gara dove devi attaccare dal primo all’ultimo metro, combattendo al massimo delle tue potenzialità ogni secondo, mi ha sempre dato uno stimolo incredibile. Sono stato sempre molto aggressivo nello stile di guida e queste gare sono perfette per me».
Quest’anno con il WTCC vi sfiderete sulla micidiale Nordschleife…
«I piloti più vecchi di me dicono che per farsi una prima idea della Nordschleife bisogna farci almeno 500 giri. Io ne ho fatti 16, quindi sono già a buon punto [ride, ndr]».
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