Fusione FCA-GM, i ragionati motivi di un no

Fusione FCA-GM, i ragionati motivi di un no
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Non è un segreto che FCA stia facendo una corte spietata a General Motors, ma la AD del gruppo, Mary Barra, ha sempre resistito alle avances, secondo alcuni criteri logici e per certi versi condivisibili
8 settembre 2015

FCA, gruppo nato dalla fusione tra Fiat e Chrysler, da tempo sta cercando - sotto la guida del suo amministratore delegato, Sergio Marchionne - di far capitolare un altro colosso dell'automotive, ovvero General Motors. Il manager italocanadese, infatti, rilascia ammiccanti dichiarazioni ai giornali, nelle quali chiede a gran voce un incontro con Mary Barra, AD del gruppo statunitense. Dall'altro lato della barricata, però, Marchionne non ha mai ricevuto risposte soddisfacenti, dal suo punto di vista.

 

Gli interessi di GM a fondersi allo stato dell'arte con FCA sarebbero, in tutta onestà, marginali, ed andrebbero valutati in un'ampia ottica di mercato. Se è vero che Marchionne assicura la "nascita di un colosso da 30 miliardi di dollari annui", è altrettanto innegabile che sotto diversi profili GM sia più avanti di FCA. In prima istanza, nel mercatro cinese, il gruppo del Renaissance Center è già ben introdotto ed avviato, al contrario di FCA, la quale non ha ancora trovato la chiave di volta per entrare nei cuori e nei garages del paese più popoloso del mondo.

nuova chevrolet volt (13)
Chevrolet Volt, vettura con cui GM si è lanciata nella mobilità del terzo millennio

 

GM, inoltre, sta vivendo un momento di relativa stabilitià e ripresa, dopo ultimi anni difficili. Opel, grazie alla Mokka, si sta ritagliando una buona fetta del mercato europeo, e gli altri marchi del gruppo stanno ritrovando sicurezza nei dati di vendita. Per Barra, «GM rappresenta una fusione con noi stessi», e per alcuni versi, c'è da crederle, dato il risultato offerto da Chevrolet Volt, vettura che ha fatto da apripista per le ibride plug-in del gruppo.

 

Va considerata tuttavia la conoscenza in materia di propulsori a GPL e diesel di Fiat, mentre è "fondamentalmente nulla" sui powertrain alternativi, divenuti indispensabili per le moderne normative in maetria di consumi ed inquinamento, come rileva Bob Lulz, ex Vicepresidente GM.

 

Oltre a ciò General Motors si avvale di piattaforme modulari, come quelle di Toyota e Volkswagen, per riuscire così ad ottenere da una decina di "core" oltre un centinaio di modelli, minimizzando i costi oper massimizzare i profitti.

 

Il gruppo fondato a Detroit nel 1908 quindi, salvo drastici ripensamenti, non dovrebbe capitolare molto facilmente alle avances del Presidente Ferrari. Come tutti sappiamo, però, Marchionne sa essere molto convincente.

 

 

 

 

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