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Dicevi Roma e non pensavi certo a un Gran Premio automobilistico, almeno non fino a oggi. La capitale italiana che ospita il prossimo ePrix è infatti argomento popolarmente molto noto nella primavera 2018, che porta il motorismo sportivo iridato, elettrizzato ed ecologico in questo caso, a contatto con i luoghi storici del mito romano, della cultura e dell’arte amata in tutto il mondo. Ma a Roma, corse di macchine definite Gran Premi ce ne sono già state in passato? Certo che sì, prima delle ipotesi ferrariste degli anni Ottanta, o di quelle mai concretizzate del nuovo secolo per la F1.
Tralasciando le gare titolate come Gran Premio di Roma ma corse nel circuito di Vallelunga, delle quali vi parliamo a parte sulle pagine di Automoto.it dedicate al Motorsport, occorre ricordare che un percorso cittadino nella città, quella eterna e definibile tale per eccellenza, nella cultura europea, era già stato approntato sin dai primi del secolo scorso. 1925 per l’esattezza, è questa la data del primo "Reale Premio" di Roma, corso sulle strade romane dalle parti di Monte Mario e poi mantenuto in vita fino al 1932 andando a toccare punti diversi della capitale, finendo poi al circuito del Littorio nelle ultime edizioni. Anni tra le due guerre, di regime ma anche anni di Futurismo, che identificava molto positivamente l'automobile quale ideale rappresentativo, come fece per esempio Fortunato Depero. Quella storia di corse in città a Roma però non ebbe lunga vita, come le sue molte opere artistiche, per vari motivi e la vittoria con gran distacco di Carlo Masetti su Bugatti, a media di quasi 100 Km/h, fu prima di sole otto edizioni.
ALBO D’ORO
1925, su 424 km, Carlo Masetti, su Bugatti, alla media di 97,287 km/h
1926, su 320 km, Aymo Maggi, su Bugatti, alla media di 99, 213 km/h
1927, su 420 km, Tazio Nuvolari su Bugatti, alla media di 110, 852 km/h
1928, su 391 km, Louis Chiron su Bugatti, alla media di 126,419 km/h
1929, su 391 km, Achille Varzi su Alfa Romeo, alla media di 128,241 km/h
1930, su 260 km, Luigi Arcangeli su Maserati, alla media di 134, 273 km/h
1931, su 240 km, Ernesto Maserati su Maserati, alla media di 152,321 km/h
1932, su 240 km, Luigi Fagioli su Maserati, alla media di 158,671 km/h
Dopo quella prima fase con titolo e formalità “reali” negli anni Quaranta le corse stradali romane videro ancora proseguire, pur brevemente, la tradizione, intitolate diversamente e meno vicine al centro cittadino. Si disputarono al Circuito dell’Impero, realizzato nei pressi del lungo mare di Ostia e poi anche alle Terme di Caracalla, dove nel 1947 avvenne sotto la bandiera a scacchi romana la prima storica vittoria di una Ferrari, con la 125S guidata da Cortese. Una spider da 1497cc che, con quei suoi 12 cilindri alimentati da tre carburatori Weber 30, in pochi mesi regalò subito altri cinque successi a Enzo Ferrari, dopo che lui stesso la definì un “insuccesso promettente” alla prima uscita di gara.
L’epilogo per le importanti gare dentro la capitale arriva con gli anni Cinquanta, dove si disputano due eventi sportivi, corsi sempre su tracciato stradale, a Castel Fusano. Pur non titolato nel Campionato del mondo, quello del 1954 fu sostanzialmente quello che possiamo definire in qualche modo un primo e sinora unico Gran Premio di monoposto F1 corso in terra romana. Dopo quella poco nota vittoria di Onofre Marimon su Maserati 250F, davanti a Robert Manzon e Stirling Moss, i riflettori si posero definitivamente sul tracciato di Vallelunga, fuori dalla città. Là, a circa 40 Km dal Colosseo, negli anni Sessanta soprattutto la F2 internazionale visse momenti importanti, in particolare per i colori italiani di quel campionato, ritenuto prioritario anche dallo stesso Enzo Ferrari. L’ultima gara seguita a questa tradizione durata vari decenni, di Vallelunga ma spesso ancora titolata come Gran Premio di Roma, fu vinta da Alessandro Zanardi nel 1991, con monoposto nel frattempo divenute F3000.
Venendo ai giorni nostri, per anni abbiamo ascoltato sin troppe polemiche tutte tricolori tra i fautori di un possibile GP F1 a Roma, come prospettato dallo staff di Maurizio Flammini, con lo slogan Roma Formula Futuro (e l'ipotesi di percorso da 4,8 Km in zona Eur) contrapposti a coloro i quali tenevano piuttosto a sostenere presso enti e politica la vitalità di Monza o di Imola, quali sedi permanenti a loro volta non certo prive di difficoltà, nell’ospitare un (purtroppo oggi uno solo) Gran Premio italiano della massima formula automobilistica. I costi molto elevati, l’organizzazione con tutto quanto ne consegua oggi giorno, anche a livello burocratico e politico, oltre i vincoli di tempo della Federazione, non hanno poi lasciato spazio all’ipotesi Formula Uno cittadina in quel di Roma. Arriva invece, letteralmente senza “fare troppo rumore” la Formula E, con il suo carico di relativa novità nel panorama motoristico sportivo e soprattutto capacità di calamitare interessi da parte delle grandi Case, oltre che dei media, nelle maggiori capitali del mondo. Motori come quelli di un tempo, che spesso si rompevano, fumavano e facevano forse troppo chiasso per la nobiltà di certi luoghi, non ci saranno; nemmeno i top-driver assoluti del momento e il Cavallino Rampante, che qui ha colto le prime vittorie; ma poteva Roma, caput mundi, mancare all’appello di questa nuova e a quanto pare importante era del Motorsport, dove già figurano in albo Honk Kong, Parigi, Berlino, New York e Londra?