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Secondo il CEO di Ford, l’amministrazione ha buone intenzioni per rafforzare l’industria automobilistica statunitense, ma sta già causando problemi significativi per i costruttori.
Durante la Wolfe Research Auto, Auto Tech and Semiconductor Conference dell'11 febbraio, Farley ha sottolineato i rischi di una possibile imposizione di dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada, sebbene Trump abbia recentemente rinviato la misura di un mese in cambio di nuove politiche sulla sicurezza delle frontiere.
“Essere onesti è essenziale: dazi del 25% sul commercio con Messico e Canada potrebbero creare un danno all’industria automobilistica statunitense mai visto prima”, ha dichiarato Farley. “Questo darebbe un vantaggio enorme a case automobilistiche coreane, giapponesi ed europee, che importano tra 1,5 e 2 milioni di veicoli negli Stati Uniti senza subire tali dazi.”
Ford sarebbe meno esposta rispetto a General Motors e Stellantis, ma la tariffa colpirebbe due dei suoi modelli di maggior successo prodotti in Messico: il Bronco Sport e il pickup Maverick. Il marchio ha recentemente lanciato una campagna pubblicitaria per promuovere questi modelli in un mercato sempre più sensibile ai prezzi.
Anche General Motors si sta preparando a eventuali dazi e, secondo la CEO Mary Barra, ha affermato che GM potrebbe mitigare tra il 30 e il 50% dell’impatto senza dover ricorrere a ulteriori investimenti. L’azienda ha accelerato le consegne dagli stabilimenti messicani e canadesi prima dell’entrata in vigore delle misure e ha studiato alternative per spostare parte della produzione negli Stati Uniti.
Farley ha poi avvertito che una possibile cancellazione degli incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act di Biden potrebbe mettere a rischio investimenti e posti di lavoro negli stabilimenti Ford in Ohio, Michigan, Tennessee e Kentucky. Trump ha già bloccato temporaneamente l’assegnazione di fondi previsti dal piano di investimenti infrastrutturali e dall’IRA, gettando incertezza sul futuro della mobilità elettrica negli USA.
Oltre ai dazi sulle importazioni automobilistiche, Trump ha imposto nuove tariffe su acciaio e alluminio il 10 febbraio. Farley ha sottolineato che Ford acquista circa il 90% del proprio acciaio dagli Stati Uniti e il 10% dal Canada, con un impatto limitato sulle forniture dirette. Tuttavia, molti fornitori si riforniscono anche dall’estero, e i costi aggiuntivi potrebbero ripercuotersi sui prezzi dei componenti.
“È questa l’incertezza che ci sta colpendo: costi imprevisti, complessità, dazi applicati in modo frammentario. Tutto questo ci sta creando problemi enormi nella gestione dell’azienda”, ha affermato Farley.
Il CEO di Ford ha annunciato che si recherà a Washington il 12 febbraio, per la seconda volta in tre settimane, per incontrare legislatori chiave e discutere delle politiche economiche. “È fondamentale che comprendano l’incertezza che stiamo affrontando e quanto queste politiche ci stiano costringendo a correre ai ripari per proteggere l’azienda e i lavoratori”, ha concluso.