“La macchina che ti eri sempre promesso!” Questo è lo slogan con cui nel 1969 la Ford lanciò la sua coupè Capri. Un claim azzeccato, perché la nuova Ford coniugava una linea spettacolare e grintosa con un costo di acquisto e manutenzione da normale berlina.
Il padre di famiglia poteva così soddisfare il proprio ego senza troppi sacrifici in termini di abitabilità e bagagliaio; probabilmente anche gli altri componenti del nucleo familiare accettavano di buon grado qualche rinuncia a favore di una vettura che costituiva un ottimo “status symbol”.
Motori piccoli, cofano grande. Almeno in Italia
Purtroppo, soprattutto per le versioni più vendute in Italia, quelle di cilindrata 1300 e 1600, il compromesso si trasferiva sul piano della guida, perché i cavalli del piccolo motore, annegato dentro l’enorme vano, non conferivano quelle prestazioni che ci si poteva aspettare. L’autore di questo articolo si ricorda il proprio zio Umberto con una stupenda Capri 1300 rossa quasi ridicolizzato dalla Fulvia di uguale cubatura dell’altro suo zio, Giorgio, e, cosa ancora peggiore, non riuscire a staccare decisamente neppure la paciosa Kadett del papà.
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La Capri intercettò magistralmente una precisa esigenza del mercato fino ad allora non soddisfatta, quella della coupè familiare
Non era un vorrei ma non posso
Si potrebbe dunque pensare ad una macchina bidone, una “vorrei ma non posso”, ma in realtà non è così, sia perché esistevano anche motorizzazioni decisamente più adeguate (per lo più mortificate in Italia dall’Iva al 38%), sia soprattutto perché la Capri intercettò magistralmente una precisa esigenza del mercato fino ad allora non soddisfatta, quella della coupè familiare. Al momento della sua comparsa sul mercato non esisteva infatti nulla del genere: in Italia c’erano Fulvia e Giulia, potenti ma costose due posti con strapuntini posteriori.
Costava 1.275.000 lire
Il prezzo rappresentava infatti una importante freccia all’arco Ford: nel 1970 in Italia l’ambizione di mettersi al volante dietro il lungo cofano di una Capri 1300 da si placava con 1.275.000 Lire; il V6 in versione top GTXLR da 1.630.000. Per paragonare questi prezzi, la Fulvia coupè 1.3S rally (103 cv) costava 1.850.000, la Giulia Gt 1300 Junior (103 cv) 1.780.000, la 124 Sport Coupè (90cv) 1.680.000. In più, era una Ford, quindi grande affidabilità, qualità costruttiva, assistenza. La macchina era finita bene (“con moquette da un lato all’altro dell’abitacolo” come citava la brochure) e largamente personalizzabile, anche se in maniera un po’ complicata, con gli allestimenti X,L,R, XL, GT, GTXL, GTXLR.
Ovviamente il dividere gran parte dell’architettura tecnica (tra cui freni e sospensioni) con la Cortina contribuiva a generare delle importanti economie di scala. Il concept era insomma lo stesso utilizzato dalla Ford negli Usa con il grande successo della Mustang, sportiva strettamente derivata dalla la berlina Falcon.
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La prima serie debutta nel 1969
Fu lanciata nel 1969
Al lancio, avvenuto a febbraio 1969 al salone di Bruxelles , considerando le varie cilindrate, erano ben 26 le combinazioni possibili. Quanto questa vettura rappresentasse uno shock per il mercato, complice una azzeccata campagna di marketing, lo dimostra che nel 1970 se ne vendettero ben 239.000, mentre il traguardo del milione di unità prodotte si raggiunse già nel 1973.
La Capri veniva assemblata nei due stabilimenti Ford europei: Colonia in Germania e Halewood in Inghilterra. La casa di Detroit aveva di fatto (e fino al 1999) due separate e largamente autonome sedi europee, spesso in competizione tra loro.
Per la definizione della Capri si impose il progetto stilistico proposto dalla sede d’oltremanica; tra l’Inghilterra e la Capri ci sarà sempre in effetti un rapporto particolare, essendo il paese dove fu più apprezzata e dove visse gli ultimi anni della sua carriera: nel Regno Unito infatti le vendite proseguirono fino al 1986, due anni dopo essere stata ritirata dai listini in tutti gli altri mercati.
Come era composta la gamma
Al momento del lancio, la gamma appariva completa ma anche confusa dato che le motorizzazioni erano diverse per i modelli tedeschi ed inglesi, anche se in ogni caso si trattava sempre di propulsori già in uso su altre vetture del marchio: la prima serie aveva in Inghilterra un 4 in linea 1300 e 1300 GT (52 e 64 cv, poi diventati dal 1970 57 e 72), 1600 e 1600 GT (64 e 82 cv poi diventati 68 e 86), un V4 2000 da 93 cv e un V6 3000 da 128 (138 dal 1971, serie ESSEX); la gamma tedesca i V4 COLOGNE 1300 50 cv, 1500 60cv (65 dal ’70), 1700 da 75 ed i V6 2000 (85 cv), 2300 e 2300GT (113 e 125 cv) e, dal 1970, 2600 125 cv.
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Jackie Stewart e Niki Lauda furono coinvolti nel lancio della Coupé dell'Ovale Blu
Per conferire alla nuova nata una immagine sportiva, la Ford inglese si concentrò sulle gare di rallycross, anche con una versione 4x4, mentre quella tedesca schierò ufficialmente le Capri in pista, vetture stupende che si aggiudicarono il titolo europeo turismo nel 1971 con Dieter Glemser su RS 2300 e 1972 con Jochen Mass su RS2600, salvo poi soccombere prima alle BMW 3.0 Csl e poi alla crisi energetica che ridimensionò drasticamente l’impegno in pista.
Per curiosità citiamo che nel ’74 tra i piloti della nuova Capri RS3100 ci fu anche
Niki Lauda (il titolo lo vinse la Escort Zakspeed). Della
favolosa Capri Turbo Zakspeed, la massima evoluzione sportiva della coupè tedesca, parliamo invece
in un separato articolo.
Anche negli USA
La Capri venne esportata da metà 1970 anche negli Usa, dove, per non creare sovrapposizioni con la Mustang, fu venduta con il solo marchio “Capri” e distribuita dai concessionari Lincoln-Mercury.
“La Capri venne esportata da metà 1970 anche negli Usa, dove, per non creare sovrapposizioni con la Mustang, fu venduta con il solo marchio “Capri” e distribuita dai concessionari Lincoln-Mercury. “The sexy european” era lo slogan scelto, ma nel cercare di non infastidire altre vetture del gruppo”
“The sexy european” era lo slogan scelto, ma nel cercare di non infastidire altre vetture del gruppo si scelse di importarla solo con un fiacco motore 1600 da 71 cv, oltretutto senza trasmissione automatica. Ciò nondimeno la Capri si ritagliò un suo piccolo spazio come vettura esotica. Poco alla volta si incrementarono cilindrata e potenza, fino ad arrivare ai 2600 cc del 1972; l’anno successivo la Capri ottenne il suo record americano, con circa 110.000 vetture. Le vendite negli Usa continueranno fino al 1977, immatricolando circa 465.000 del milione e novecentomila Capri prodotte in totale.
Restyling nel 1972. Ultimo serie nel 1978
Nel 1972 la Capri ha il primo restyling (fari più grandi oppure doppi fari tondi nelle GXL, barra antirollio posteriore, interni rivisti), mentre la seconda serie viene introdotta a inizio ’74 (subito dopo la presentazione della 3100 dedicata alle competizioni): la linea era rielaborata in chiave moderna, più luminosa, più morbida e con il portellone posteriore. Da segnalare la versione speciale JPS che richiamava la livrea delle Lotus di Formula 1.
La terza ed ultima serie nasce nel 1978, più aggressiva grazie ai quattro fari anteriori e con un lavoro di affinamento dell’ aerodinamica.
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L'ultima serie si caratterizzava per la presenza di quattro fari anteriori oltre che per dettagli stilistici più moderni
La gamma motori
In questi ultimi anni vari motori si sono alternati sotto il cofano, cercando di razionalizzare la sterminata gamma, ma in ogni caso le cilindrate della Capri (che dal ’75 è costruita solo in Germania) sono sempre tante: anche per questa ultima serie si parte dal 1.300 per arrivare al 3.000; questa ultima cubatura è sostituita nel 1981 dal propulsore 2800 iniezione, da molti considerato il migliore mai montato su una Capri. Tuttavia dopo lo strepitoso boom iniziale, le vendite della coupè Ford furono dal ‘74 in continuo calando, un po’ per la perdita di interesse del pubblico verso le sportive, un po’ per l’arrivo di modelli concorrenti, come la Opel Manta e le Renault 15/17. Ciò comunque non inficia il suo valore storico, che si misura nei moltissimi appassionati nel mondo.
Il Capri Club Italia
«In Italia il punto di riferimento è l’attivissimo Capri Club Italia (
www.capriclubitalia.it). Stefano Giambruno, proprietario di una 1700 GTXLR e di una Mk3 2300 S del 1981 in corso di reimmatricolazione è l’appassionato e supercompetente delegato del Presidente Fondatore del club
Fiorenzo Tovo. Chi meglio di lui per raccontarci questa interessante vettura?
Stefano, quando è nato l’amore?
«Risale ai primissimi anni della mia infanzia. Nel paese in cui abitavo, nel 1977 (io sono del 1971), sfrecciava una Capri Mk1 facelift gialla con tetto in vinile e cofano nero che mi incollava al vetro delle finestre. Il suo design, con quelle linee sfuggenti e allungate che tagliavano l’aria, con quel cofano smisurato che la proiettava in avanti, era lontano anni luce da tutte le normali automobili…»
“Alla fine degli anni 90 pensavo di essere rimasto l’unico sulla terra a conoscere questa splendida coupè…le Capri erano scomparse….i miei amici sognavano orribili plasticone e non capivano neanche di cosa parlassi...”
«Agli inizi degli anni 90, in prossimità del primo acquisto di una vettura, dal mio subcosciente riemersero prepotenti i ricordi dell’infanzia: un giorno ne rividi una (ma solo per un istante), e si accesero mille lampadine…gli anni passati si azzerarono, la Capri era tornata. In realtà quel periodo fu il più buio della storia della Capri…era considerata soltanto un usato invendibile. Poi vennero gli anni terribili degli ecoincentivi e con essi la maggior parte delle Capri finì rottamata. Alla fine degli anni 90 pensavo di essere rimasto l’unico sulla terra a conoscere questa splendida coupè…le Capri erano scomparse….i miei amici sognavano orribili plasticone e non capivano neanche di cosa parlassi!»
Poi però venne internet
«In quella epoca il web era molto primitivo, non c’erano social network, non c’erano forum, Google muoveva i primi passi….e anche in questo nuovo mondo, di Capri nessuna traccia….ma era logico pensai, la Capri era il passato…internet il futuro. Un giorno avvenne invece qualcosa di straordinario: come al solito, come tutti i giorni, provai a scrivere sul motore di ricerca:“Ford Capri” e qualcuno nel Nord Est, nella lontanissima provincia di Vicenza, a Creazzo, aveva messo online un guestbook…era nato il Capri Club Italia…il medioevo della Capri si era concluso, iniziava l’età moderna, Le Capri sopravvissute (poche) potevano uscire dalle tane…ma questa è un’altra storia!»
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La Capri come poche auto al mondo è capace di portare indietro nel tempo
Quali sono i pregi della Capri?
«La Capri è una macchina che è stata in commercio dal 1969 fino al 1987 quindi è molto difficile generalizzare. Semplificando si può dividere la storia della Capri in quella della prima serie (in sintesi Mk1) pensata negli anni 60 e venduta fino al 1972, e in quella della seconda e terza serie (Mk2 ed Mk3) commercializzate rispettivamente nei periodi 74-78 e 78 – 86. La Mk1 è senza dubbia la più bella,la più classica e la più richiesta delle Capri. La sua forza non sta certamente nelle prestazioni o nelle ricercatezze tecniche, le corde pizzicate dalla Mk1 sono quelle ben più profonde delle emozioni, dei ricordi e del sapore degli anni che furono. La Capri Mk1 come poche altre automobili è in grado di riportare indietro nel tempo…il suo design è un’alchimia perfetta di linee sfuggenti e allungate, muso lungo, abitacolo compatto, coda raccolta che proietta in avanti. Ogni linea del suo disegno è ricercatissima, il muso è il punto focale della vettura che collima e proietta sull’orizzonte il disegno magico della Capri.»
«Andare in giro con la Capri Mk1 è più che guidare, è un viaggio nel tempo accarezzati dalla efficacissima brezza del sistema di ventilazione aeroflow, e bisogna rassegnarsi a non passare mai inosservati, tutti si girano a guardarla.»
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Il ponte posteriore rigido della Capri compromette il confort e rende meno preciso il retrotreno
Ed ora i difetti…
Il principale difetto della Capri è senz’altro il ponte posteriore. Nella Mk1 è costituto da un semplice assale rigido ancorato al telaio tramite balestre e due corti bracci longitudinali, con ammortizzatori ad olio. Il ponte funziona bene nelle strade con manto regolare ma va presto in crisi nella strade accidentate e anche semplicemente su dossi e cunette. La sua risposta secca compromette l’ottimo confort, e in caso di frenata su strade dissestate può venire meno il potere direttivo del retrotreno. A peggiorare la situazione contribuisce la leggerezza della parte posteriore. Nelle serie successive la situazione migliora leggermente grazie ad ammortizzatori più morbidi ed all’introduzione di una barra stabilizzatrice al posto dei braccetti longitudinali.»
Poi?
«Un altro difetto è costituito da una misteriosa vibrazione che si innesca nel ponte anteriore e si trasmette al volante a velocità comprese tra gli 80 e i 100 km/h, per poi scomparire a velocità superiori. Si può attenuare con una perfetta equilibratura delle ruote ma comunque rimane, probabilmente dovuta ad un fenomeno di risonanza tra ponte anteriore, sterzo e carrozzeria…Più che un difetto, è una nota caratteristica!»
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La Capri ha una guida fisica "vecchio stampo" e per capirla bisogna partire dandole del Lei
Caratteristiche di guida?
«La tenuta di strada davvero offre il senso della guida…l’assetto è molto rigido e non si vedrà mai una Capri imbarcata in curva come alcune primedonne milanesi. Il posto guida è molto arretrato, quasi sull’asse posteriore, e consente di avere sensibilità sul retrotreno. La Capri si guida puntando il muso verso l’esterno della curva e lasciandola scivolare in accelerazione…ma bisogna portarle rispetto, perché le scappate di coda sono sempre in agguato, il dietro è leggero e le balestre non aiutano. Comunque la guida è sincera e consente di sentire la strada. Lo sterzo è a cremagliera ed è abbastanza preciso e diretto, e anche non troppo pesante. Il cambio è a leveraggi esterni, e anche se non è velocissimo è secco e preciso.»
La Capri è anche comfortevole. Vero?
«Il confort è ottimo quando il manto stradale è regolare….infatti l’abitacolo è silenzioso e privo di rumori parassiti; inoltre come già detto, la climatizzazione è davvero efficace. Nel recente raduno del 18 settembre ho percorso con la mia 1.7 il tratto autostradale Genova-Serravalle, considerato uno dei più pericolosi d’Italia, sotto un autentico nubifragio, ma la Capri è comunque arrivata senza difficoltà!»
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Le diverse generazioni Capri ad un recente raduno
Ci aiuti a mettere un po' d’ordine nei motori e modelli Capri?
«La serie Mk1 si distingue da tutte le altre per la particolarità dei suoi motori V4, molto tranquilli, con bassa potenza specifica (danno il meglio tra i 1500 e 4000 giri) e che fanno dell’elasticità di marcia la loro arma migliore. All’epoca veniva data ampia pubblicità alla affidabilità testata in gare di durata, dove girava più di 270.000 km senza rotture grazie alla compattezza del suo albero motore dovuto al corto basamento V4, alla distribuzione in cascata di ingranaggi senza manutenzione, alla bassa potenza specifica, ai bassi regimi di funzionamento e al contralbero di equilibratura delle forze di inerzia del 2° ordine (in realtà non una raffinatezza in più ma una misura obbligatoria perché il v4 non è equilibrato come il 4 in linea). Non è certo un fulmine e non può considerarsi un motore sportivo, con quel massiccio blocco di ghisa e quelle luci di scarico della testata molto ridotte, ma le armi delle Mk1 più economiche non si giocano sul terreno delle prestazioni.»
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Il milletre della Capri è un motore non molto potente ma molto affidabile
Con il 1.300 si va ovunque
«Il più piccolo 1300 consente alla Capri di affrontare tutte le situazioni: ci ha permesso di partecipare ai raduni internazionali valicando in scioltezza i passi alpini e di sciropparci le autostrade tedesche: la velocità massima effettiva è di poco superiore ai soli 130, ma può essere tenuta a lungo grazie ai bassi regimi di rotazione. Il V4 1700, con i suoi 75 cavalli e la coppia massima a soli 2500 g/min, è anch’esso tutt’altro che sportivo, ma è elastico e va molto bene in salita, meglio di altre vetture più spinte. La velocità massima reale è contenuta, poco superiore ai 150, e si raggiunge molto velocemente. La sonorità è davvero particolare e la distingue da tutte le altre 4 cilindri…a questo contribuisce anche il ventolone sempre in presa con l’albero motore, altro motivo di affidabilità! Certo, le 1300 italiane dell’epoca davano la paga, ma i loro pluricarburatori e la meccanica sofisticata obbligavano spesso ad un passaggio dal meccanico, mentre nelle nostre trasferte estere abbiamo fatto anche più di 900 km in un giorno senza problemi.»
«Passando al V6, il 2000 si può considerare l’entry level nel magico mondo dei motori plurifrazionati e ha tutta la dolcezza di funzionamento tipica di questa architettura. Il suono è davvero rabbioso e lascia immaginare prestazioni da brivido….ma si possono solo immaginare!!! Anche questa unità motrice è infatti molto tranquilla, con i suoi onesti 90 CV.»
Poi con le 2.3 e 2.6 arrivano anche le prestazioni
«Con la 2.3 cominciano ad arrivare anche le prestazioni…in particolare con il più performante 2.3 SHC da 125 CV, capace di oltre 180 km/h e di accelerazioni davvero brillanti. La cavalleria consente anche di guidare in maniera diversa rispetto alle Capri più piccole, e, laddove la strada lo permette, ci si può misurare con le classiche manovre di controsterzo!»
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Nelle versioni più potenti e ricche la Capri è stata una autentica Granturismo
«La 2.6 ha gli stessi cavalli, ma una ancora migliore elasticità e comincia a superare i 190. Il 3000 è un propulsore da “muscle car” che gira a bassi regimi pieno di coppia e cavalli. Ad un altro pianeta appartiene la 2600 RS…autentica granturismo, dominatrice delle autostrade, con un impianto di iniezione meccanica Kugelfischer che pompa benzina ad oltre 200 km/h e che merita un capitolo a parte. Le Capri di cui abbiamo parlato fino ad ora, eccetto la 3000, appartengono alla serie tedesca “Cologne”. In Inghilterra e in Svizzera erano installate altre unità motrici, appartenenti alla famiglia Kent crossflow.»
La seconda serie è più spaziosa
«La seconda serie apre un nuovo capitolo nella saga della Capri: grazie al portellone posteriore, alla grande capacità del bagaglio (il serbatoio è stato spostato in basso) e alla possibilità di abbattere i sedili, alla migliore insonorizzazione e alla maggiore capacità di assorbimento delle sospensioni, la vettura diventa più comoda e flessibile. La carrozzeria è più tondeggiante e con una maggiore superficie vetrata, ma spariscono gli stilemi tipici della Mk1. Le versioni a 4 cilindri non montano più i vetusti e fascinosi V4 “Cologne” ma i tradizionali 4 cilindri in linea della serie “Kent” nella cubatura 1300 e Pinto nella versione 1600. Rimangono i V6 “Cologne” ed “Essex”. Il ponte posteriore è più evoluto con l’aggiunta di una barra stabilizzatrice al posto dei braccetti longitudinali.»
«La terza serie (Mk3) può considerarsi un facelift della mk2 in quanto fondamentalmente mantiene gli stessi lamierati tranne il frontale . La meccanica è fondamentalmente la stessa della Mk2, ulteriormente migliorato il setup.»
“Gli alfisti chiamavano la Capri: “muso di tigre e cuore di panna” ma soltanto perché facevano il paragone tra i loro ottimi bialbero 1.3 e 1.6 e i sornioni 1.3 e 1.7-1.6 Ford…difficilmente incrociavano sulle strade i potenti 2.3…”
Domanda cruciale: la Capri è una vera sportiva?
«Gli alfisti chiamavano la Capri: “muso di tigre e cuore di panna” ma soltanto perché facevano il paragone tra i loro ottimi bialbero 1.3 e 1.6 e i sornioni 1.3 e 1.7-1.6 Ford…difficilmente incrociavano sulle strade i potenti 2.3…Come già detto, le versioni a 4 cilindri (in particolari i 4V) non potevano considerarsi vetture sportive…la Capri dava il meglio nelle cubature più elevate dove emergeva la superiorità della coppia motrice. Inoltre l’assetto rigido contribuiva a farne una veloce granturismo, soprattutto nel misto veloce! Sotto questo aspetto la Capri RS 2600 era il massimo, dall’alto dei suoi oltre 200 km/h! Purtroppo la maggior parte delle Capri venivano vendute nelle cilindrate più basse…»
Quante Capri pensi siano rimaste in Italia?
«E’ difficile fare statistiche attendibili, nel nostro censimento siamo arrivati a 69…ma sappiamo per certo dell’esistenza di tante altre Capri che non transitano nel nostro forum…Fino a qualche anno fa sembrava che in Italia fossero scomparse, oggi grazie al nostro lavoro, che ormai dura da più di 10 anni, siamo riusciti a farle tornare a galla, e i siti online sono pieni di vetture in vendita. Il rovescio della medaglia è costituito dall’impennata delle richieste economiche, a volte davvero esagerate.»
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Le regole sono quelle valide per tutte le auto d’epoca, è preferibile puntare su una carrozzeria sana in quanto è la parte più costosa da sistemare
Se voglio comprare una Capri d’epoca su cosa devo porre attenzione?
«Le regole sono quelle valide per tutte le auto d’epoca, è preferibile puntare su una carrozzeria sana in quanto è la parte più costosa da sistemare. Nel nostro forum abbiamo aperto una
sezione specifica.
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Qual è il modello più desiderato?
«La Capri più richiesta è sicuramente la Mk1. I motivi sono facilmente intuibili e fondamentalmente sono dovuti alla linea bellissima. Subito a ruota segue la Mk3, un prodotto molto più maturo e soprattutto molto più godibile nell’uso quotidiano. La Mk2 fino ad oggi non è stata troppo apprezzata. Il modello più ambito è forse la Mk1 GTXLR 2.3 SHC. Di recente anche le Mk3 stanno avendo un grande successo! Molto desiderate ovviamente le 6 cilindri, rarissime in Italia. Il top è costituito dalle potenti 2800 injection. Un modello che rimane nei sogni è invece la Mk1 Perana V8…prodotta in Sudafrica e disponibile in Germania ma solo con guida a destra.»
Come siamo messi a disponibilità di ricambi?
Le difficoltà maggiori si hanno per la meccanica della V4 ma comunque, grazie a e bay e a motomobil (un sito tedesco in cui è presente un listino con tutti i ricambi
www.motomobil.com) non ci sono particolari problemi. I pezzi davvero difficili da trovare sono: cruscotto Mk1 (comunque facilmente rivestibile in fintapelle), cappelliera, guarnizioni antipioggia portiere, specchietto laterale Mk1, fari anteriori facelift e ingranaggi distribuzione.
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L’attività del Club in cosa si esplica?
«Il Capri Club Italia organizza tutti gli anni, dal 1999, un raduno che costituisce l’occasione di incontro per tutti i capristi italiani e spesso anche per i capristi europei. Le prime edizioni si sono tenute e Creazzo, sede storica del club, successivamente le sedi sono state: Bibione, Bardolino, Salsomaggiore Terme. Quest’anno il raduno è stato organizzato con grande successo a Sant’Ilario d’Enza (RE).»