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Di recente, stiamo assistendo ad una vera e propria operazione nostalgia, organizzata ed orchestrata da molteplici case automobilistiche Ultima, in ordine di tempo, è stata l’Alfa Romeo Giulia, ma il Biscione, negli ultimi anni, è solo l’ultimo marchio che ha rispolverato un nome iconico per una propria vettura “moderna”. Pensiamo, ad esempio, alla Volkswagen New Beetle, o ancora la Fiat 500.
In Ferrari, invece, la musica cambia, come ci spiega il Direttore del Design di Maranello, Flavio Manzoni. «Ritorniamo a parlare del futuro. Sono stanco di vedere, da più di vent'anni, questa moda nostalgica che ci porta a guardare al passato. Non dobbiamo dimenticare il messaggio dei designer degli anni ’70, i quali volevano creare le icone del futuro, ed in un certo verso vi sono riusciti.»
«LaFerrari è la vettura più performante della nostra storia. Volevamo partire dalle superfici essenziali, estraendo a lavoro finito qualcosa di diverso, una sorta di nave spaziale. Ci sono forme pure e fluide, molto iconiche, come si suol dire, ovvero linee pulite che hanno la forza espressiva di un archetipo, rimaendo impresse nella mente. LaFerrari conserva molti di questi dettagli, ad esempio al frontale ha un richiamo diretto alla monoposto di Formula 1 del 1961, la 156 F1 - con cui Phil Hill vinse il mondiale, fu la prima Ferrari dotata di motore posteriore, ndr. - in prossimità del pilone centrale posto davanti al corpo vettura, dietro al quale sono celati i condotti per l’ingresso dell’aria.»
«Il design Ferrari richiede sempre una certa dose di raffinatezza e pulizia, e ciò dobbiamo tenerlo presente per la creazione di una nuova vettura. Per LaFerrari, abbiamo preso spunto diretto dalla Formula 1, per realizzarne una versione stradale. Le forme attuali rispondevano ad una serie interminabile di requisiti; se vi dicessi quanti dettami ci sono per disegnare una nuova Ferrari, probabilmente ridereste. Le componenti vengono sottoposte anche a diversi modelli matematici, che creano una controparte in 3D del progetto, per darne forma visibile a noi progettisti.»
Non è, sia chiaro, tutto rosa e fiori. Dare vita alle nuove Ferrari è un lavoro realmente duro e faticoso. «La difficoltà maggiore è cerare una forma che non entri in conflitto con le esigenze meccaniche e di posizionamento delle varie componenti interne. Mi sono rifiutato di adeguare i vari cliché di design all’anteriore, e ho voluto creare qualcosa di iconico. La simbiosi con il reparto corse crea risultati di altissimo livello. Fernando Alonso, all’epoca, ci ha aiutato moltissimo a gestire l’ergonomia dell’abitacolo. La modellazione virtuale, inoltre, consente la creazione quasi in tempo reale delle componenti, per offrirci una migliore e maggiore visione d'insieme.»
Esiste, inoltre, una versione più spita de LaFerrari, la FXX-K, una vera Formula 1 "ricarrozzata". «La sfida su una vettura di questo tipo è davvero intevole. Pensiamo al retrotreno: abbiamo voluto eliminare i gruppi ottici per garantire una maggior armonia di forme, ed allo stesso tempo abbiamo migliorato anche il coefficiente aerodinamico, garantendo un effetto iconico. L’abitacolo nasce in base ad una serie di esigenze: i poggiatesta così avvolgenti, ad esempio, sono necessari al pilota, in quanto la vettura genera forze di accelerazione laterali novecoli, e senza un sostegno per la testa, sarebbe impossibile andare davvero al limite.»