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Il sogno di Silk Faw si è infranto, tra i licenziamenti di massa da parte dei dipendenti, e i fornitori finiti in tribunale per le ingiunzioni di pagamento. "Siamo al palo, il progetto è un po' fermo. I soldi ci sono, ma non liquidi come servirebbero a noi. I contratti di finanziamento della casa madre americana li abbiamo fatti valutare anche dai nostri legali italiani e sono reali, per questo siamo relativamente tranquilli", ha spiegato l'amministratore delegato di Silk Faw, Giovanni Lamorte, al Resto del Carlino.
Al momento, però, il quadro è tutt'altro che rasserenante. Il terreno dove avrebbe dovuto sorgere la fabbrica di Gavassa non è stato acquistato, e, dopo le dimissioni di circa quaranta lavoratori, è rimasta solamente una trentina di dipendenti, sostenuta dagli ammortizzatori sociali. Nel frattempo, la Guardia di Finanza di Reggio Emilia ha aperto un'inchiesta sulla vicenda, ancora in corso. C'è in ogni caso una data di scadenza da non sottovalutare: entro fine marzo, il progetto per la costruzione della fabbrica dovrà essere necessariamente inserito nel piano urbanistico del Comune di Reggio Emilia. L'assessorato alle attività produttive della Regione Emilia-Romagna aveva stanziato 4,5 milioni di euro, mai erogati. .