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L’elenco di quelli che avrebbero dovuto o dovrebbero mordersi la lingua è in continua espansione. Dal Foscolo (giudizio sul Machiavelli; il quale, a sua volta, credendosi un grande stratega, negò un futuro per le armi da fuoco) al Carducci (sul Resegone), le cantonate “storiche” sono numerosissime, fino alle più recenti: “Vincere! E vinceremo”.
Di questi tempi il manager telefonico Luca Luciani ha incitato i suoi a imitare Napoleone che “a Waterloo sconfisse gli Inglesi”. In campo automobilistico le gaffe non mancano di certo. Aneddoticamente si ricorda un tale giornalista che disquisì a Modena, in conferenza stampa, di carburatori della Ferrari, per sentirsi dire dal “Drake” che le vetture del Cavallino avevano da tempo l’impianto a iniezione.
Quella volta a tavola con Ferdinand Piech
Un altro, a tavola, parlò diffusamente e molto criticamente, del carro armato europeo Leopard. Peccato per lui, che tra i commensali ci fosse il prolifico (12/13 figli da quattro mogli) e attuale patron della Volkswagen Ferdinand Piech, che del Leopard fu il progettista e che corresse, punto per punto, le inesattezze appena ascoltate.
Alla fine degli anni novanta, il tormentato governatore della Lombardia Roberto Formigoni ebbe ad affermare con sicurezza ed orgoglio che entro l’anno 2005 tutte le vetture in Lombardia avrebbero viaggiato ad idrogeno; semplicemente perché la BMW l’aveva temporaneamente omaggiato di un’auto sperimentale, oggi obsoleta. Sono molti poi che, man mano che si introducevano sostanziali innovazioni in campo automobilistico, le bocciavano risolutamente, del tipo: “il cambio automatico non ha futuro” oppure (questa è risuonata in Subaru) “non faremo mai auto a gasolio”.
“Alla fine degli anni novanta, il tormentato governatore della Lombardia Roberto Formigoni ebbe ad affermare con sicurezza ed orgoglio che entro l’anno 2005 tutte le vetture in Lombardia avrebbero viaggiato ad idrogeno; semplicemente perché la BMW l’aveva temporaneamente omaggiato di un’auto sperimentale”
Ma i nomi dei modelli?
Peccati veniali, se pensiamo a chi sentenziò un fallimento per la trazione anteriore o per quella integrale. Che dire poi dei grandi comunicatori che lavorano per le Case automobilistiche e che s’inventano nomi che praticamente determinano l’insuccesso di un modello su qualche mercato: Verano (il più antico cimitero del mondo), Jetta (che da noi suona “da buttare”) e l’improponibile Pajero per i Paesi di lingua spagnola (suona omosessuale o peggio) dove è stato prontamente ribattezzato Montero, sono esempi di errori di “naming”.
La Ritmo fu cambiata in Strada nei Paesi anglofoni ma probabilmente più per facilitare la pronuncia che per evitare un termine che richiamasse il ciclo femminile. Clamoroso l’errore, in campo cosmetico, di quello che usò il termine “mist” (in inglese “nebbiolina”) senza contare che in Germania lo stesso termine significa “letame”, sempre un odore ma non esattamente un profumo. I tecnici, in genere, si astengono da dichiarazioni troppo impegnative perché con l’evolversi delle situazioni, dei materiali e della tecnologia, molte cose possono cambiare e ritornare attuali: si pensi alla trazione elettrica.
Gli altri, i giornalisti e soprattutto i politici, sembrano più inclini a sentenziare, o meglio a spararle grosse, senza riflettere o consultarsi e confidando nell’oblio, e spesso gli va bene. Stavolta questi possono consolarsi con il rovescio della medaglia offertogli dal patron della Fiat Sergio Marchionne che ha voluto interessarsi di politica uscendo con la famosa gaffe sulla “povera” Firenze e poi, sotto una pioggia di critiche, con la inascoltata e debole retromarcia ormai “fuori tempo massimo”.
Carlo Sidoli