Filosofia della tecnica: la legge del “Pi greco”

Filosofia della tecnica: la legge del “Pi greco”
Pubblicità
Il “pi greco day”, che è stato celebrato anche questo quattordici di marzo 2017, nasce per divertimento: si è voluto associare il suo valore approssimato (pari a 3,14) al fatto che la datazione anglosassone di quel giorno, mettendo il mese prima dell’anno, si scrive, appunto, 3,14
22 marzo 2017

In se stesso si tratta di uno scherzo giacché collega un numero che ci sfugge nella sua determinazione con una data precisa, che forse sarebbe più opportuno ricordare come genetliaco di Albert Einstein (1879 a Ulm, Germania). Perciò, sull’onda del surreale, diciamo pure che quel tal numero si è voluto chiamare “pi greco” in onore della “P” di Pitagora (che non c’entra affatto, semmai se ne occupò Archimede) o anche perché il perimetro (inizia con “p” anche in greco) di qualsiasi cerchio, è lungo quanto il suo diametro moltiplicato per circa 3,14. Taluni non si limitano a celebrare il 14 di marzo ma ne stabiliscono anche l’ora: le tre del pomeriggio (ore 15).

Questo perché, proseguendo nella numerazione, “p greco” vale circa 3,1415. E meno male che qui si fermano, perché avrebbero potuto specificare il minuto 9, il secondo 2 e il decimo 6, eccetera; così si arriverebbe a 3,1415926 e via precisando. Anche se fu Newton a calcolare con esattezza una discreta sequenza cifre decimali che vengono dopo il 3 e a stabilire che non ci si sarebbe fermati mai, è immaginabile che, semplicemente usando dei pezzi di corda, ci si sia accorti fin dall’antichità che la circonferenza conteneva poco più di tre volte la lunghezza del diametro.

Così i Cinesi, per tagliar corto, approssimarono a tre volte, i Babilonesi 3,125, gli Egizi 3,1605 e il nostro Archimede (che ci andò più vicino di tutti) 3,1419. Chissà se quando fu ucciso da un soldato romano mentre disegnava per terra figure geometriche non stesse proprio ricalcolando il suo “pi greco”. A voler prender la Bibbia come libro scientifico la circonferenza è pari a tre volte il diametro (2 Cronache 4:2), il che all’epoca era comunque una buona approssimazione. Per quanto inverosimile, accadde alla fine del milleottocento che certi politici ritenessero di intervenire per mettere chiarezza su quello di cui non s’intendevano.

 

Sta di fatto che il “pi greco”, volenti o nolenti, nella sua configurazione numerica esatta ma irrazionale e trascendente, ci riguarda personalmente perché interessa tutti i fenomeni fisici basati sulle alternanze (come la corrente alternata), sulle onde e la loro trasmissione, tra cui le risonanze

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Così va il mondo (o, meglio, così andava nel diciannovesimo secolo, direbbe il Manzoni) e perciò nel 1897 la Commissione per l’Educazione del parlamento dello stato dell’Indiana (USA) approvò all’unanimità in prima stesura una legge, presentata da un certo Edward Goodwin, che stabiliva che il “pi greco” dovesse valere 3,2. La stesura definitiva non vide mai la luce, grazie al fatto che il matematico Clarence Waldo della Purdue University, casualmente presente in zona, fu invitato a conoscere il Goodwin e la sua “geniale” proposta di legge. Waldo non volle incontrarlo, asserendo di “conoscere già un numero sufficiente di matti” e spese un giorno intero a convincere i parlamentari a non dar seguito alla legge che avrebbe fatto passare l’Indiana alla storia in fatto di bizzarie.

Sta di fatto che il “pi greco”, volenti o nolenti, nella sua configurazione numerica esatta ma irrazionale e trascendente, ci riguarda personalmente perché interessa tutti i fenomeni fisici basati sulle alternanze (come la corrente alternata), sulle onde e la loro trasmissione, tra cui le risonanze. Ogni struttura, come ad esempio i ponti (se non venissero fatti crollare per altri motivi, come accade dalle nostre parti), potrebbe cedere qualora non fosse realizzata tenendo conto delle sollecitazioni ripetitive che la possono “aggredire”: terremoti, folate di vento e passaggio del traffico.

I soldati sono comandati di “rompere il passo”, cioè di smettere di marciare e mettersi semplicemente a camminare quando passano sui ponti, per evitare che s’inneschi un fenomeno ritmico che ha a che fare col “pi greco” e li mandi in frantumi. I fanciulli “ricorrono al pi greco” quando col semplice leggero movimento delle gambe arrivano a far oscillare le altalene al limite del pericolo. Ma non solo; nelle formule che determinano i profili alari più efficaci per sostenere un aereo in volo o per “schiacciare al suolo” le automobili da competizione c’entra ancora il “pi greco”. Ogni giorno è un “pi greco day”.

 

Pubblicità