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Simbolo di libertà, fantasia e dinamicità, l’automobile ha parecchio in comune con l’arte, la quale in molte delle sue espressioni esprime questi ideali. Non è esattamente l’equivalente del cavallo, che è un essere superiore, e come tale fin dai tempi antichi è rappresentato accanto all’uomo in statue e pitture. L’automobile ha comunque ispirato parecchi artisti dell’immagine e della penna, oltre a diventare essa stessa oggetto d’arte nelle mani degli stilisti-carrozzieri più ispirati.
Gli artisti rapiti dal fascino dell'automobile
Protagonista assoluta della “settima arte” (il cinematografo), la vettura, fin da quando era guardata come un oggetto raro e persino spaventoso, ha suscitato l’interesse di animi illustri che trovavano nel progresso motivo d’ispirazione. Per citarne uno, Gabriele d’Annunzio, che spinse il suo interesse fino alla nascente aviazione e alla marina motorizzata. Per citarne un altro, Umberto Boccioni, teorico e interprete principale del “futurismo”, che si espresse nel campo della pittura e della scultura, e dipinse (tra l’altro), attorno al 1904, alcuni pannelli per l’Automobile Club di Roma, rappresentanti vetture in movimento.
Queste tempere esistono ancora (molte opere del Boccioni sono andate distrutte) e vale la pena di visitarle presso la sede dell’Ente romano: comunicano entusiasmo e persino umorismo. Di Boccioni è anche una gustosa copertina dell’Avanti, intitolata “automobile e caccia alla volpe”; chissà quanto ancora avrebbe fatto se non fosse morto giovane per una caduta da cavallo, l’animale in carne ed ossa più spesso associato al cavallo d’acciaio, la bicicletta. Umberto Boccioni all’epoca era bersagliere ciclista, volontario, impegnato nella prima guerra mondiale; la sua opera e le sue idee “dinamiche” sono nella nostra quotidianità, basta avere a la curiosità di osservare il “retro” della moneta di conio italiano da 20 centesimi di euro.
L'estetica dell'auto: ancora oggi al centro dell'attenzione
Il giudizio estetico sull’automobile è cosa di tutti giorni giacché l’essere umano è portato a riconoscere, per prima cosa, la gradevolezza, o meno, delle forme di ogni oggetto che gli si presenta alla vista. In passato, quando certe esigenze di ordine aerodinamico o riguardanti la sicurezza non erano imperative, e si era ormai superato il periodo in cui le auto erano delle carrozze motorizzate, l’estetica gradevole aveva un valore determinante e i “designer” italiani hanno saputo più di tutti interpretare, assecondare e sviluppare il senso della forma.
“Quando però ci si azzarda ad una qualsiasi classifica nasce un vespaio perché i giudizi personali sono imponderabili”
Non tutti gli automobilisti avevano, e hanno, gli stessi gusti ma su certi modelli, “fuoriserie” o di produzione corrente, il giudizio è quasi unanime; nel bene e nel male. Quando però ci si azzarda ad una qualsiasi classifica nasce un vespaio perché i giudizi personali sono imponderabili e, volendo approfondire, trovate elenchi discordanti e polemiche a non finire tutte imperniate su un “io preferisco” assolutamente individuale.
Più interessante notare quanto i gusti cambino con gli anni. Se osserviamo a distanza di tempo le vetture premiate per l’estetica in varie circostanze (mostre, saloni, manifestazioni varie) ne troviamo di quelle che fanno rabbrividire (coi gusti di oggi). Lo stesso accade nella meno frequentata classifica delle auto più brutte di tutti i tempi. Se non ci si trova d’accordo neanche in questo caso, c’è sempre la via d’uscita usatissima anche nei rapporti interpersonali: “sarà brutta, ma è tanto simpatica, un vero tipo”.
Carlo Sidoli