Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Scandalizzarsi perché le super-potenze mettono in atto tutta la loro organizzazione per “spiare” i nemici veri o presunti ed anche gli alleati è veramente da ingenui oppure da manipolatori dell’opinione pubblica. Queste nazioni con interessi planetari spenderebbero miliardi in ricerca, sviluppo e produzione di sofisticatissimi dispositivi e poi starebbero a fare dei “distinguo”, rispetterebbero le “buone maniere” o si fiderebbero di qualcuno?
Impossibile ed anche antistorico. Durante la seconda guerra mondiale la Gran Bretagna, che deve la sua sopravvivenza proprio alla decifrazione dei messaggi in codice dei nazisti, spiava tutto lo spiabile, compresi gli americani. E la Russia riempiva di “cimici” le residenze degli alleati a Yalta.
Automobili: una cascata di indizi su chi sta a bordo
Le automobili, con il loro “bagaglio” di elettronica sono certamente entrate a far parte della catena informativa che ha come scopo di individuare dove si trovino istante per istante certi individui da tenere sotto controllo e, possibilmente, ascoltarne anche le conversazioni.
Dispositivi come i telefoni cellulari ed i “navigatori” sono sicuramente dei “double face”. Vi fanno sapere dove vi trovate e vi mettono in contatto con chiunque nel mondo ma, per converso, qualcuno può sapere dove siete, dove andate e quello che dite. Viene da ridere a pensare ai tempi, neanche tanto lontani, in cui i “soliti ignoti” cambiavano la targa e questo bastava a farne perdere le tracce. Delinquenza ingenua, che si ingegnava a cambiare il colore della carrozzeria o a riparare in tutta fretta certe ammaccature sospette.
Invano però, perché certi abilissimi investigatori partendo da piccolissimi indizi, come le tracce dei pneumatici, deducevano l’andamento reale dei fatti. A parte il fatto che oggi la “spiata elettronica” riduce di molto la necessità di “dedurre”, gli investigatori moderni hanno qualche piccola difficoltà aggiuntiva, sconosciuta qualche decennio fa. Oggi le tracce delle frenate non ci sono più o sono largamente incomplete perché i sistemi di antibloccaggio dei freni (ABS) non permettono al battistrada dei pneumatici di strisciare sul fondo stradale. Quello che resta di gomma sull’asfalto riguarda solo le fasi in cui l’automobile pattina lateralmente.
Scatola nera: ci stiamo arrivando anche per le auto
Per ottenere un quadro completo e per togliere ogni dubbio sulle traiettorie, sulle velocità, sulle distanze di sicurezza e sulle manovre basterebbe passare al livello successivo di elaborazione e memorizzazione dell’informazione, che è già pronto, e che non è ancora in uso per motivi vari (ad esempio il costo) che saranno superati se interverranno obblighi di legge. Si tratta in pratica della cosiddetta “scatola nera”, capace di registrare tutte le informazioni necessarie ad individuare la dinamica dei veicoli ed anche le “condizioni al contorno”, come la luce proiettata dai semafori nelle vicinanze.
Ad esempio sapere quando e dove è iniziata una frenata e come si è mosso lo sterzo e quali fossero le distanze tra i veicoli, sarebbe un indice utilissimo per la ricostruzione di qualsiasi incidente e per l’attribuzione delle relative responsabilità.
Certo con la “scatola nera” in funzione qualsiasi organo di polizia potrebbe verificare, in qualsiasi momento, se si sono superati i limiti di velocità prescritti, come già avviene per gli autocarri dotati di cronotachigrafo. Probabilmente proprio la temuta “invadenza” è tra le cause principali che rallentano la diffusione obbligatoria di questi “registratori di bordo” sulle vetture.
Carlo Sidoli