Filosofia della tecnica. Fatalità

Filosofia della tecnica. Fatalità
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Molte grandi tragedie sono originate da situazioni che sono al limite tra fatalità ed errore. Quanti di questi si potrebbero evitare semplicemente utilizzando dei dispositivi tecnologici o attingendo al buon senso?
13 marzo 2014

In molti casi è difficile tracciare il confine tra la fatalità e l’errore. In questo periodo, in cui si comincia a parlare di responsabilità multiple nell’affondamento della nave “Concordia”, abbiamo assistito ad un intensificarsi di disgrazie gravissime avvenute nell’ambito dei trasporti collettivi su terra: ferrovie e pullman.

Ogni incidente ha comportato decine di vittime le quali, effettivamente, hanno subìto la fatalità di essersi affidati al mezzo sbagliato nel giorno sbagliato. Osservando l’accaduto da un punto di vista tecnico dobbiamo freddamente constatare che in tutte queste disgrazie esiste una componente determinante, riconducibile ad errori umani di conduzione e/o di manutenzione individuabili abbastanza facilmente.

In Spagna un treno deraglia per velocità eccessiva in curva? Persino un bambino saprebbe individuarne le responsabilità, ma lasciatemi dire che ciò non può (non deve) assolutamente succedere. Un qualche sistema automatico deve intervenire a rallentare la velocità anche contro la volontà di un conducente impazzito.

In Canadà un treno carico di petrolio si avvia da solo per una minima pendenza del binario e devasta un quartiere densamente abitato? E’ un’altra disgrazia “impossibile”. Anche il pullman precipitato nella scarpata in Irpinia era divenuto incontrollabile, ma sicuramente qualche cosa “a monte” è stata colpevolmente trascurata. Disgrazie e fatalità non sono assolutamente dei sinonimi o vocaboli affiancabili a meno che un tizio non venga colpito da un asteroide.

Quando si abbassa la guardia

Purtroppo, quando le cose vanno bene per lungo tempo, un “rilassamento” dei controlli è in agguato. Ogni singolo anello della lunga catena della sicurezza tende a cedere e la disgrazia, che non sarebbe accaduta per un solo episodio difettoso per quanto grave, diventa inevitabile per la coincidenza di tanti piccoli episodi quasi insignificanti.

treno deragliato
Il treno deragliato in Spagna è un esempio di come la fatalità poteva essere evitata semplicemente ricorrendo ad una tecnologia in grado di rendere inefficace l'errore umano

 

Questo vale anche per le vetture individuali quando si rimanda una revisione, si trascura di sostituire una lampadina, si tengono in esercizio dei pneumatici sgonfi e al limite dell’usura, non si sostituiscono regolarmente le guarnizioni d’attrito dei freni e le spazzole dei tergicristalli e via discorrendo.

Anche le strade devono essere curate

Lo stesso discorso si può fare nell’ambito della manutenzione della sede stradale e credo che le testimonianze degli automobilisti in proposito sarebbero innumerevoli. Di solito le amministrazioni, effettivamente a corto di risorse, se la cavano con le limitazioni “assurde” della velocità.

Una specie di alibi sul tema “te l’avevo detto di andare più piano, hai esagerato e peggio per te”; come se l’amministrazione non avesse il compito di salvaguardare la salute del cittadino, anche quando sbaglia. Ad esempio sono frequenti i “dossi rallentatori” piazzati in posizioni talmente assurde che l’automobilista o il motociclista distratto (può sempre accadere) che non li vedesse con il dovuto anticipo, viene catapultato fuori strada.

Basterebbe spostarli di qualche decina di metri per evitare anche questa eventualità, ma lo si ignora bellamente. Un discorso a parte lo meritano i parapetti e le barriere protettive. In Italia, fuori dal sistema autostradale, la situazione è pietosa. Già la disomogeneità delle soluzioni è significativa: se non c’è (ed in effetti non c’è) un minimo di standardizzazione vuole dire che le idee sono confuse o le direttive non sono rispettate.

Ora poi prende piede la componente artisico-ecologica che elimina le efficaci lamiere longitudinali, che richiedono scarsa manutenzione, resistenti e deformabili, a favore di elementi estetici di validità temporanea (un paio d’anni e poi via con nuovi appalti) in sostanza  più pericolosi. Poiché in conseguenza della disgrazia in Irpinia è stata avviata anche un’indagine sulle barriere protettive (in quel caso in cemento) non vorremmo che si debbano attendere disgrazie simili per mettere sotto inchiesta anche le fantasie costruttive riscontrabili sulla viabilità ordinaria.

Carlo Sidoli

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