Filosofia della tecnica. Automobile, amore e odio

Filosofia della tecnica. Automobile, amore e odio
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I costi, le leggi e la politica commerciale sono le principali cause della separazione tra automobilisti e automobili
23 ottobre 2014

Da quando Gabriele d’Annunzio nel 1920 stabilì che l’automobile è di genere femminile nacque un rapporto d’amore con gli automobilisti, quasi tutti maschi a quel tempo; o forse il “Vate” lo stabilì perché quell’amore già c’era. Una passione durata almeno per tutto il millenovecento, ma oggi in rapido avviamento verso la separazione se non cambia qualcosa.

 

Le donne, a differenza degli uomini, hanno quasi sempre avuto per l’auto un atteggiamento meno passionale e più razionale, persino più pragmatico. Ai saloni, il pubblico estasiato è prevalentemente maschile e gli stand ostentano super-modelle abbinate quasi fisicamente ai nuovi esemplari di vetture.

Troppi i costi di gestione

La disaffezione tra automobilisti e automobili ha principalmente tre cause: i costi, le leggi e la politica commerciale. I costi, più di gestione che d’acquisto (vedi costo dei combustibili, assicurazione, manutenzione, bollo, pneumatici, revisioni, parcheggi, box, carrozzieri, multe ecc.), si commentano da sé. Le leggi, con intenti ecologici o meno, limitano di fatto la facoltà di movimento ed hanno da tempo abbandonato la politica degli investimenti massicci sulla rete viaria,  con conseguente aumento disordinato del traffico. La politica commerciale pretende la sostituzione della vettura ogni due o tre anni, come si trattasse di telefonini multifunzionali. 

 

Per molti ex proprietari di auto i risparmi conseguenti alla rinuncia alla propria autovettura compensano grandemente l’utilizzo dei mezzi pubblici, dei taxi o dell’affitto “rent a car”, per gli spostamenti per cui la vettura è assolutamente necessaria. E’ probabile che i responsabili programmatori della finanza, che in grandissima parte fa leva sull’automobile per le proprie entrate, stiano seriamente pensando di non infierire così massicciamente sulle vetture; ed infatti la tassazione si sta spostando anche e notevolmente sui servizi e sulla casa.

Nuove preferenze per il trasforto individuale

Pur restando l’Italia tra le nazioni col maggior numero di auto pro capite, si segnala un dato, nel suo piccolo, significativo. In alcune Province (vedi Como) l’anno scorso si sono vendute più biciclette che automobili – sembra ovvio, ma non succedeva da tempo – indice che, se ci fanno perdere la grande libertà di movimento di cui l’auto è l’emblema, si vuole riconquistare almeno quella a corto raggio che, per ora, è quasi gratis e con poca manutenzione, alla portata di tutti (se imparano ad andare in bici) non ha problemi di parcheggio e dura per moltissimi anni.  

 

A Milano il “bike sharing”, inteso come utilizzo di biciclette pubbliche, sta andando soddisfacentemente nonostante le difficoltà per la mancanza di piste riservate, la pavimentazione a lastroni nel centro e la presenza insidiosa dei binari del tram. Sono persino in aumento i furti di biciclette, anche vecchie e di poco valore, indice delle nuove preferenze per il trasporto individuale; ci sarebbero anche i tandem ma se ne vedono raramente.

 

Carlo Sidoli

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